Bendo, ma quindi conquisterete Netflix?

Cercare di tramutare in immagini le canzoni più ascoltate degli ultimi anni non sarà stato facile. Quelle stesse canzoni che hanno segnato le nostre giornate, quelle stesse immagini che ci teniamo strette, quelle parole che ci hanno accudito. Antonio Di Gisi ha intervistato “Bendo”, un collettivo registico di cui avete sicuramente già sentito parlare.

Per iniziare spiegatemi cosa è Bendo e da chi è composto?

Bendo è un collettivo registico composto principalmente da quattro persone siamo Lorenzo, Andrea, Andrea e Riccardo. Dove possiamo dire che ci occupiamo di tutto ciò che può condire la comunicazione, dalla A alla Z.

Fare videoclip era il vostro obiettivo o vi siete trovati per caso?

Diciamo che la passione nasce da lontano, da quando eravamo un po’ più giovani. Poi un po’ per caso o per fortuna abbiamo preso un caffè con Antonio Sarubbi, un amico che stava lavorando su una band emergente e voleva una mano per il loro secondo singolo.

Quindi abbiamo esordito con Manzarek dei Canova, un esordio fortunato perché quel videoclip è stato un mix di ingredienti che hanno fatto diventare quel video virale, come la partecipazione di Camihawke che è stata fondamentale per la riuscita del video.

Poi dopo con Maciste Dischi abbiamo continuato a lavorare e abbiamo fatto da lì il nostro ingresso nella scena musicale.

Quando avete cominciato a collaborare con la MacisteDischi, vi sareste mai aspettati che i videoclip che stavate progettando avrebbero fatto quei numeri e avuto quel successo?

E’ una cosa che speravamo come tutti coloro che scommettono sulla musica, ma era una cosa imprevedibile. Sapevamo che avevamo le giuste carte per riuscire ad arrivare il più lontano possibile. Poi c’è Antonio che riesce a coinvolgerti e a farti sentire parte di un progetto, e quando ti senti parte di qualcosa sai di poter fare qualcosa di positivo.

Quando vi sedete per pensare al video come nascono le idee?

Una cosa che ci piace molto è che proviamo in ogni modo a raccontare una storia, quindi noi ci occupiamo quasi sempre di una parte creativa. Provando a donare immagini a quelle emozioni che ti da la canzone.

In maniera più pratica: ascoltiamo la canzone e conosciamo l’artista per essere attenti anche che il videoclip sia parte del suo progetto e non una cosa estranea, perché il prodotto finale deve essere coordinato con i suoi testi e con la sua musica.

Avete raccontato con le immagini le canzoni più ascoltate degli ultimi anni, avevate ansia?

Si ovviamente c’è tensione nel momento in cui il video esce , è un momento che ci rende elettrici. Però abbiamo davvero fatto una grande gavetta, che ci ha permesso di crescere e di divenire il più professionali possibile, quindi siamo tranquilli. La nostra è un’ansia positiva.

Qual è il video di cui sei più soddisfatto e quale invece ti sei più divertito nel girarlo?

Beh molto semplicemente Lunapark, l’ultimo video che è uscito con Davide Petrella. Perché in primis è stato davvero bello conoscere Davide che è una grande persona ed un grande artista. Poi ci ha lasciato sperimentare e si è affidato del tutto a noi. E’ stato un video molto faticoso, ma per l’appunto divertente.

Poi ogni videoclip ha la sua storia e dei suoi aneddoti, la cosa che ci soddisfa di più è vedere gli artisti felici del nostro lavoro.

Pensi che il successo di una canzone dipenda molte volte anche dal videoclip che c’è dietro?

Sicuramente il videoclip ha il compito di portare quella canzone dove non può arrivarci solo con la musica.

Siete arrivati dove volevate o c’è ancora tanta strada da fare?

No no abbiamo ancora tanta fame e tanti sogni nel cassetto. Vogliamo arrivare sul maxischermo, possiamo dire che girare un film è il nostro sogno più grande. Ma anche girare lo spot del super bowl non ci dispiacerebbe, perché è il contenuto con più spettatori collegati al mondo in quell’istante.

Ma quindi conquisterete Netflix?

In sintesi i sogni ci sono, la fame c’è.

Un saluto per Le Rane

Qui ci cogli impreparati, perché non siamo soliti per fare saluti. Però ci teniamo a ringraziare ancora una volta Antonio Sarubbi che ci ha aiutato a diventare grandi.

Detto ciò il saluto alle Rane è “CIAO”.

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