Marte, il perenne equilibrio tra evoluzione e intimità

Martina Saladino, in arte Marte, fin da piccola aveva ben chiaro che la musica fosse la sua strada. Bambina cresciuta a Genova, tra focaccia e canto, decide di partire per gli Stati Uniti e dare forma al sogno. Diciamola tutta: il 90% di noi vorrebbe fare il musicista o il calciatore. Quel che cambia sono le contingenze e la forza di crederci. Dopo un periodo di necessario vagabondaggio creativo in giro per il mondo, il frutto del suo lavoro è “Metropolis in My Head”, uscito nel dicembre 2018. Insieme complesso, è uno specchio sull’anima e sul mondo interiore di Marte.

È un enorme diario di sentimenti, profumi e passi allegri e brusche fermate. Un disco di formazione, utile a comprendere le nuvole e le spiagge che abbracciano l’anima di una ragazza poco più che ventenne. Stilisticamente, il sound appare moderno (il viaggio in America ha sicuramente influito su testi e sonorità), con spunti creativi interessanti (Shallow Water, While you’re falling). L’utilizzo della lingua inglese, infine, rende il prodotto sicuramente appetibile ad un pubblico più ampio. Il 2020 è l’anno delle conferme e del nuovo singolo “Absolute Strangeness”, traccia assolutamente coerente con il percorso precedente e con le attuali latitudini musicali più battute. L’abbiamo incontrata per qualche domanda.

Come ti collochi nell’attuale panorama musicale italiano?

Sono una cantautrice di matrice pop, con reminiscenze 80s/90s, influenze del pop e rock alternativo attuale e fascinazioni d ’oltreoceano. Ma scrivo quello che mi va, non so bene dove collocarmi, quello che scrivo è frutto di molte cose e molti generi musicali in realtà ma è sicuramente libera da schemi e plans per questo tra un lavoro ed un altro ci sono a volte differenze abissali. Ma a me piace l’evoluzione e il cambiamento.

A chi senti di dover dire grazie per la tua crescita musicale?

Indubbiamente a Fulvio Masini, produttore del mio primo disco e del nuovo singolo appena uscito. Mi ha insegnato che è troppo comodo pensare di arrendersi e dare colpa alle circostanze esterne della nostra insoddisfazione. Mi ha responsabilizzata, mi ha insegnato che è solo mettendosi in gioco e lavorando sodo su se stessi che le cose possono cambiare. Ha massimizzato le mie capacità ed ogni giorno mi sprona ad arrivare un passetto più avanti di ieri. Fulvio ha tirato fuori sicuramente il meglio di me.

“Metropolis in My head” è un album molto influenzato dai tuoi viaggi e dal tuo bisogno di raccontare. Quale è la traccia che senti più “tua”?

Domanda difficile quella di scegliere fra i propri figli. Sono legata ad ogni traccia ovviamente, però a seconda del momento della mia vita sento più vicino un brano piuttosto che un altro, ma non è mai lo stesso perché sono una persona molto dinamica e lunatica. Da qualche giorno riascolto “Wild Anger, Quiet Anger” perché è un promemoria sui miei sbagli preferiti, mi serve per ricordare che non si può essere per tutti e non è una colpa.

In alcune tracce di “Metropolis in my head” si prende contatto con la tua parte più intima e profonda. L’artista deve sempre raccontare tutto o c’è il rischio che il mondo lo fagociti?

Credo che l’artista abbia il dovere di essere sincero sempre senza preoccuparsi delle conseguenze, nella musica come nella vita. Il nostro compito è quello di buttare nero su bianco ciò che ci attraversa nel modo più naturale possibile parlando a nervo scoperto e senza difese.

Il tuo rapporto con i social. In questo preciso momento storico, è tutta una questione di like e algoritmi?

In linea di massima credo di sì, credo sia tutta una questione di like ed algoritmi che premi i più costanti ed attenti. Io sono un po’ pigra, e il mio rapporto coi social prosegue ad alti e bassi, ci sono periodi in cui non mi va di rendere partecipe della mia vita il mondo fuori, altri giorni in cui condivido video stupidi e faccio mille storie. Pubblico quando mi va e quasi esclusivamente per parlare del mio percorso musicale, il resto non mi va di “condividerlo”, lo scrivo nelle canzoni.

“Absolute strangeness” sembra figlio di una corrente musicale indie modernissima, sicuramente abbastanza riconoscibile oltre oceano. Raccontaci la sua nascita.

Absolute Strangeness è nato allo specchio, testimone di lunghi monologhi e riflessioni, dopo una dura litigata che vedeva al centro la mia “stranezza”, ed amo definirlo come trattato d’armistizio tra pancia e cervello. Arriva un momento nella vita in cui capisci che non puoi far altro che essere te stesso, smettendo di negarti, di volerti diverso da come sei perché magari non piaci a tutti, ma solo di voler essere la versione di persona più simile a quella dei propri sogni. Absolute Strangeness è un invito al self-love, all’accettazione di se’ e delle proprie stranezze che fanno di noi persone uniche.

Avete curato molto l’aspetto video per il brano. Come avete scelto la storia da descrivere?

Il video di Absolute Strangeness è l’incipit di una storia che comincia in medias res, elaborata da Leyla El Abiri, regista del video, che potrà essere capita soltanto ascoltando i brani successivi e guardando i prossimi video. Il video è nato proprio sul concetto che ho spiegato prima, abbiamo costruito una storia intrecciata che vede protagonisti diversi personaggi: the sinner and the virgin, the weirdo, the underdog, the dancer, the opposite poles, per parlare di “stranezze” e “differenze” da più punti di vista. Body confidence, libertà sessuale, integrazione e più in generale di libertà.

Guarda il videoclip di Absolute Strangeness, nuovo singolo di Marte

Il tuo rapporto con il pubblico. Hai suonato in giro per il mondo. Cosa rappresenta il palco per te?

Il palco è ciò che mi fa sentire più viva al mondo, ed è il motivo per il quale lavoriamo ogni giorno, la connessione con il pubblico è importante certo ma per me viene dopo e in modo naturale. Credo fortemente che bisogni vivere per il palco non tanto per il pubblico come scopo primario, poter salirci sopra portando ciò che in primis piace a me e mi emoziona significa fare arte e solo godendo della nostra performance potremmo poi essere apprezzati o meno da chi ascolta. So che c’è chi afferma il contrario, ovvero che sia più importante il pubblico del palco, ma per me questo è solo un modo di ricercare accettazione e conferme della qualità della propria musica senza veramente concentrarsi sulle cose fondamentali ovvero l’emozione e i sentimenti. Le emozioni sono come i soldi, se non li hai, non puoi aiutare gli altri.

Prossimi progetti?

Concorsi e live estivi, stiamo preparando un nuovo live con Greta Arioni, new entry del progetto.

Consigliaci un disco e un libro.

Disco: Go Go Diva de La Rappresentante di Lista, Libro: Che tu sia per me il coltello di Grossman

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