Sparire per poi ritrovarsi: l’ossimoro di Gente

Una generazione ricca di incertezze, vittima e carnefice di una entropica sequenza di ombre. Volti che non si riconoscono, amori e legami difficili da classificare. È una catena di sensazioni che lasciano l’amaro in bocca il nuovo singolo di Gente, Spariremo.

Il verbo utilizzato, un futuro semplice che sembra sottolineare ancora di più una voragine senza colori è in realtà l’unico appiglio, l’unica salvezza. Perdersi per poi ritrovarsi, riclassificarsi l’anima e il cuore per ricostruirsi e creare nuovi mondi, nuove congiunture emotive. Lo sparire è visto come occasione per purificarsi dalle scorie, dai veleni del passato ed affidarsi completamente a un nuovo cuore, un nuovo centro di sensazioni e felicità. Il plurale acuisce la sensazione di un progetto comune, di un tenersi per mano. Gente non usa linguaggi elaborati, perché sa cosa (e come) trasmettere. Apparentemente lontano dalle sonorità a cui ci aveva abituato (merito soprattutto della “svolta” elettronica data da Maiole), in realtà il brano è una evoluzione costante della sua narrativa diretta e moderna. Il tocco elettronico è chiave aggiuntiva di chi parla alla propria generazione e sa come rendersi appetibile.

Noi lo abbiamo incontrato per alcune domande:

Domanda di rito: perché Gente?

Eheh così, d’emblée! Potrei parlartene per ore, ma riassumendo mi chiamo così perché non c’è mai stata in me il sogno da bambino di fare il cantante: è stata una cosa naturale che è nata grazie alle persone vicino a me che mi hanno spinto a farlo. Contando poi che le cose che scrivo parlano non solo di me, ma di tutta la gente che ho accanto, il gioco è fatto. PS. Nel disco c’è una canzone che parla proprio di questo!

Descrivi il tuo progetto con tre parole.

Dopo il pippone, la sintesi: in” “continua” “evoluzione

Come ti collochi nell’attuale panorama musicale italiano?

Beh, sono un emerGente (lol) e sono stato etichettato come Graffiti Pop. Non adoro le etichette, ma devo ammettere che questo in questo concetto di pop urbano mi ci rispecchio abbastanza.

Spariremo è l’inizio di un nuovo percorso, la nascita di un germoglio di vita comune. È così difficile, in tempi così egoistici, affidarsi totalmente a qualcuno?

Credo di si. In realtà nel mio caso ho avuto sempre il problema opposto, ovvero ho sempre cercato negli altri le soluzioni ai miei problemi, ma poi con gli anni ho capito che dovevo fare anche affidamento su di me, per potermi affidare agli altri.

Parli di incertezze. Siamo una generazione di incerti e siamo terrorizzati dallo scorrere del tempo. Come artista, quale è il tuo rapporto con le diverse età della vita? Come le dipingi nel rapporto con la tua musica?

Il mio rapporto col tempo in generale è da sempre atipico. Ho sempre evitato di pensarci, poi con gli anni credo di essere maturato, cercando però di conservare la mia parte più infantile. Ovviamente tutto ciò credo lo si percepisca nelle canzoni che per me fungono da memoria; un po’ come un annuario scolastico che sfogli per ricordarti di quell’anno o momento li.

La traccia presenta sonorità elettroniche che si interfacciano bene con il tuo cantato moderno. Perché questa svolta (se di svolta si tratta) e quanto è stato importante per te l’incontro con Maiole.

Non credo sia una svolta, semplicemente io conosco Marco da quando viveva a Bologna e ho sempre voluto fare qualcosa con lui. Infatti quando ci siamo incontrati a Milano siamo stati 40 minuti nello studio e sono bastati per far nascere spariremo (anche perché lo studio serviva a Gabry Ponte dopo lol.

Copertina, Spariremo
I progetti INRI e Fonoprint. Come è lavorare in realtà così importanti? Quali stimoli ti hanno fornito?

Due realtà diverse e fighe a proprio modo. Tanti stimoli, si è creato un team che mi fa sentire il calore e che crede in me giornalmente, non potevo chiedere niente di più.

È davvero tutta una questione di streaming e flussi social?

Credo di no, sarò un illuso ma credo che il live giochi ancora la parte del leone. Streaming e social servono all’inizio per far parlare di te, poi però bisogna scendere in campo e giocare bene.

Con chi ti piacerebbe un feat?

Adoro fare feat e spero di farne sempre di più perché la contaminazione e l’unione di robe diversissime sono le cose che mi gasano nella musica. Detto questo sono talmente tanti i nomi che non riesco a dirtene solo uno. Vabbè dai sparo: Ghemon.

Prossimi progetti

Farvi ascoltare il mio disco e suonarlo live fino a quando non vorrò fare un nuovo disco e suonarlo live fino a non vorrò fare un nuovo disco ecc.

Consigliaci un disco e un libro.

Disco Junk Food di Easy Life e libro Le sette morti di Evelyn Hardcastle.

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