Spread Good Vibes: l’emergenza che ingegna e la musica che resiste

“Tranquillo! Non può mancarti quello che non hai!”, diceva Carl in I love Radio Rock. 

Ed è proprio questo che sta accadendo: la necessità di non spegnere la musica ma alzarne il volume per poter resistere insieme a giorni di emergenza.  È nata Spread Good Vibes: una radio online pronta a farci compagnia pur restando in casa, senza rimpiangere le spontanee feste tra amici. La differenza? Non serve l’outfit da sabato sera! Basta indossare le ciabatte, munirsi di un buon spritz da sorseggiare nel proprio salotto e collegarsi alla pagina facebook. Una serie di artisti e dj penseranno al resto. 

Per capirne qualcosa in più, abbiamo incontrato Mirko Carera, uno degli ideatori dell’iniziativa che ci ha raccontato come è nata e cos’è Spread Good Vibes.  

 

 

“Non è semplice essere forti, ma è forte essere semplici” (I love Radio Rock). Sembra la definizione più calzante per Spread Good Vibes.

È così. Le cose che ci siamo detti e che abbiamo messo come punti fondamentali sono: fare tutto con semplicità, divertendoci ed evitando al massimo di essere autoreferenziali. È un’iniziativa che deve rimanere improvvisata come una festa tra amici. Una di quelle cose che ti ritrovi il pomeriggio e dici: Cosa facciamo oggi?.

Vediamo se riusciamo a mantenerla sempre così, perché le adesioni cominciano ad essere tante. Stiamo per sparare nomi importanti… abbiamo annunciato Claudio Coccoluto, che ha subito aderito all’iniziativa e ne avremo ancora altri di importanti ma che non possiamo ancora svelare! Sono tutti molto entusiasti e direi che questa è la cosa più bella.  

“Strani giorni, viviamo strani giorni” (Battiato). Eppure Spread Good Vibes è riuscita a trasformare un momento di difficoltà in un’idea che unisce. Ci racconti come è nata l’idea e come è stato possibile concretizzarla?

La prima cosa bella di tutto questo è che tra di noi ci siamo mai incontrati! L’idea nasce con uno scambio veloce di messaggi con il producer Andrea Gamba (DayKoda) e Lorenzo Nada (Godblesscomputers) con cui ci siamo detti: “Dai, cavolo! Dobbiamo fare in modo di trasmettere musica! Dobbiamo trasmettere buone vibrazioni! Ma perché non facciamo dei live e li riprendiamo dalla pagina facebook?”. L’abbiamo fatto. Ho creato un gruppo privato e tempo di circa quattro ore è nata la pagina. Al primo giorno nel gruppo c’erano già 300 persone. Ci hanno dato i nomi per suonare e già la sera siamo partiti in maniera molto amatoriale come nello spirito di I love Radio Rock.

Abbiamo attaccato un impianto con una qualità audio abbastanza decente e siamo andati live per la prima diretta. Tutto è venuto da sé. L’iniziativa è stata immediatamente sposata da Chiara Longo di FarmFestival (ex direttrice di Rock.it) e Simone Madrau che ha cominciato subito a darci una mano perché, chiaramente, in poche ore ci siamo accorti che da solo – ma anche solo in due – gestire il tutto era diventato drammatico. Subito dopo sono intervenuti e ci hanno offerto il loro supporto gratuito, Siddarta Press, che per noi è stato fondamentale, e Mondonero, la piattaforma streaming, che ci ha offerto gratuitamente la sua piattaforma.

Una domanda, a questo punto, un po’ retorica: vi aspettavate questa reazione da parte delle persone che vi seguono o che hanno deciso di supportarvi? 

No. Non ce l’aspettavamo. Io sono una persona che da moltissima importanza al valore della parola “Grazie” e in questi giorni la sto usando tanto. Questa è una cosa che fa tanto piacere. C’è davvero un Grazie per tutti. Tutti vogliono far qualcosa. Tutti hanno proposto qualcosa. Anche la stampa e le webzine hanno capito l’importanza dell’iniziativa e la stanno supportando. Direi quasi che è strano tutto questo.

Diffondere Buone Vibrazioni. Oltre la capacità di non fermare la musica, sembra che Spread Good Vibes stia facendo di più: offrire una vetrina in cui potersi esprimere e, perché no, farsi conoscere. Più che una necessità di reagire, mi sembra un’idea che non era stata presa in considerazione prima d’ora. Secondo te perchè?

Perché, da buoni italiani, nell’emergenza ci si ingegna e si ha voglia di stare insieme. Nell’emergenza non è più l’orticello di ognuno, ma può diventare l’orto di tutti. Queste, secondo me, sono le motivazioni più importanti. 

C’è un valore aggiunto che Spread Good Vibes sta mettendo in campo rispetto alle numerose iniziative che stanno spuntando per far fronte a tutto questo?

No, non credo. Credo che siano tutte importanti. Tutte belle. Tutte condividono un valore uguale al nostro: non fermare la musica e portare avanti il più possibile la voglia di stare insieme. 

Penso soprattutto al fatto che si è interrotto un po’ il meccanismo per cui: hai visibilità, suoni e riesci a farti conoscere se alle spalle hai la possibilità di avere un team di addetti ai lavori ben funzionante. Qui invece, sembra esserci la valorizzazione di qualcosa di molto più semplice, spontaneo e lontano da certi ingranaggi. 

È vero! Un po’ si ritorna alla domanda di prima: nell’emergenza ci si ingegna. Nell’emergenza non si fa, ad esempio, caso alla qualità dell’audio che può uscire dalla diretta. Non si fa caso all’esposizione per cui devi avere luci particolari o macchinari perfetti. Si va… si va così! In fondo, nel salotto di casa, si sta in ciabatte e non indossi l’abito da sera! Io credo che la ragione sia questa.  

Questi giorni dal sapore surreale finiranno, avete già pensato a cosa potrebbe diventare Spread Good Vibes?

Una saracinesca chiusa! Nel senso che non ci pensiamo e non ci vogliamo pensare. Ci tengo a sottolinearlo forte: Spread Good Vibes terminerà le sue trasmissioni e terminarà di esistere dal momento in cui finirà l’emergenza! Non c’è ragione di portarla avanti. Ci sono tante realtà che devono continuare. La nostra è una realtà di emergenza che dal 3 aprile – ma io spero il prima possibile – quando potremo riprendere ad andare ai concerti, ai dj-set, alle feste tutti insieme. Magari troveremo la maniera di incontrarci tutti!

Noi non abbiamo un ruolo nel mondo della musica e non lo vogliamo avere. Il 3 aprile finisce l’emergenza e la chiudiamo li, non prima di ringraziare tutte le persone che ci hanno supportato e sono intervenute.

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