Tutte le stanze del Mystic Motel di Laila Al Habash

A distanza di qualche mese dal suo Ep Moquette, Laila Al Habash torna sulla scena con Mystic Motel, il suo primo disco. L’album, pubblicato da Undamento, è una sorta di viaggio nella mente dell’artista italo-palestinese, dove le dodici tracce che compongono questo lavoro corrispondono a dodici stanze in cui l’ascoltatore entra e si immerge in diversi aspetti appartenenti alla dimensione della cantante.

In Mystic Motel Laila parla a cuore aperto delle sue fragilità e delle sue debolezze, come si evince soprattutto in Pianeta, Sabbia e Fotoromanzi, le tracce più intime dell’intero album. In Pianeta, l’artista si rivolge ad un’amica dicendole di poter contare sempre su di lei:

Mi devi dire solo “Laila sto qua”, come lo facevi tanti anni fa. So che sogni fai, che non ti fidi mai; non mentirmi dai, sono sempre io, lo sai.

In Sabbia, invece, viene fatto riferimento alla mancanza che la cantautrice prova per il padre; mentre in Fotoromanzi Laila canta “ho un attacco di panico, almeno non mi aspetto che arrivi tu. Ho un attacco di panico pensato su misura per te”.

Questi racconti personali delle proprie fragilità si mischiano ad altri in cui viene fuori la risolutezza della protagonista.

Complimenti, ad esempio, inizia con “se ti piace qualcuno, io voglio piacerti sempre un po’ di più; se vuoi il mio profumo ti chiederò in cambio qualcosa in più”.  Ma anche in Gelosa, uno dei brani che ha anticipato il disco, dove canta “sai che io mi faccio sempre avanti, che me ne frega dei rimpianti, della coerenza e dei perché; sai che io mi faccio sempre avanti, stasera non ci sono santi a difendermi da me; sai che io sono gelosa gelosa gelosa gelosa di me”.

Nel suo primo album, Laila Al Habash ci ha offerto una panoramica ampia del suo essere e della sua musica, con la semplicità e l’ironia che hanno caratterizzato tutti i suoi lavori nel corso degli anni. I testi sono interamente scritti da lei, ad eccezione di Sbronza, scritta e cantata con Coez, e di Gelosa, scritta con Coez e Niccolò Contessa. Quest’ultimo e Stabber hanno prodotto le canzoni del disco.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con lei, a proposito del disco.

Laila Al Habash – Mystic Motel [Ascolta Qui]
Il tuo primo disco, Mystic Motel, esce a distanza di pochi mesi dal tuo Ep Moquette. Se penso ad un Motel me lo immagino tappezzato di moquette: possiamo dire che questo disco sia una visione più ampia di quello che ci hai fatto ascoltare qualche mese fa?

Sì, sicuramente. Infatti l’idea è quella di fare entrare l’ascoltatore prima su una moquette e poi di allargare lo zoom e farlo sentire dentro una camera di un motel, un motel dove ogni stanza è una canzone.

Nel tuo primo disco è presente un solo feat, quello con Coez: come mai un solo feat e com’è stato scrivere e cantare con lui il brano Sbronza.

Il fatto che ci sia un solo feat è capitato e sono contentissima che sia stato proprio con Coez. È capitato perché avevo una demo che pensavo potesse piacergli, allora l’ho contattato e in una notte abbiamo scritto Sbronza. Poi siamo andati a produrla da Niccolò Contessa a Roma e poi c’è anche Stabber ovviamente sulla traccia che ha fatto fare un ulteriore upgrade a tutto quanto. È stato molto bello anche perché sono sempre stata molto fan di Silvano.

I tuoi brani sono prodotti da Stabber e Niccolò Contessa, due artisti  importanti. Com’è lavorare con loro?

Ovviamente molto bello, sono diventati il mio team a tutti gli effetti, non immagino la mia musica senza di loro. Ho dei rapporti molto belli con loro sia professionalmente che umanamente.

Nei tuoi testi fai molti riferimenti vintage: penso al Motel ma anche a quando citi Jane Birkin e Serge Gainsbourg in Complimenti, oppure al titolo Fotoromanzi, che appunto furono in voga dagli anni 50 in poi. Senti di avere un’anima vintage? Ti definiresti una ragazza vintage?

No, perché mi sento molto figlia dei miei anni. Sono nata nel ’98 quindi mi sento molto della generazione Z, anche se molte persone mi chiedono spesso se faccio dei viaggi temporali perché conosco molte cose del passato molto bene, ma la mia è senz’altro molta curiosità e fascino, mi piace quell’estetica lì. Però no, sento assolutamente di appartenere ai miei anni.

Nei tuoi lavori mischi i riferimenti vintage a un sound comunque contemporaneo, nei testi mostri le tue fragilità ma sei anche una ragazza risoluta ed ironica. Il tuo processo creativo nasce da queste contrapposizioni, da questi elementi diversi?

Sì, decisamente. È un mix che convive dentro di me e poi esce fuori in questo modo.

Ci sono artisti con cui ti piacerebbe collaborare per un feat. in futuro?

Eh sì, ce ne sono tantissimi.

Qualche nome?

Ti direi Joy Crookes e SZA.

Puoi mandar un saluto ai lettori e alle lettrici de Le Rane?

Ciao lettori e lettrici de Le Rane. Un bacione.

Leggi anche Storia delle nostre fragilità: “Moquette” di Laila Al Habash

Foto di Gianluca Moro

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