“Tre Volte”, la rinascita sussurrata di Adelasia

Abbiamo ascoltato a fondo Tre Volte, il nuovo album di Adelasia. Si tratta di un lavoro in cui la musicista lucchese ci permette di entrare nel suo mondo attraverso dieci tracce dirette, inquiete e sincere, in atmosfere sonore sul confine tra cantautorato e indie pop internazionale.

Il titolo prende spunto dall’incipit di un libro della nonna di Adelasia, la scrittrice Rosetta Loy, ed è una scelta coerente con il mood di questo lavoro che scava a fondo nel tentativo di raccontare e mettere a nudo la seppur giovane vita della musicista, raccontando il suo universo interiore in continuo cambiamento.

L’incontro tra testi e musica va nella direzione di costruire una leggerezza che si percepisce immediatamente, frutto di una ricerca di sonorità che attingono al vasto universo del più raffinato indiepop internazionale e che calzano perfettamente con i toni della voce che si manifesta sempre più convincente con lo scorrere delle dieci tracce.

Tra le righe si coglie anche l’inquietudine che alcune storie esprimono, ma proprio perché vengono trasmesse con delicatezza e sincerità ci arrivano credibili, facendoci intuire che il cammino di Adelasia, e dunque la sua scrittura, possano andare, nel tempo, nella direzione di un cantautorato sempre più riconoscibile, elegante ed accurato.

Tre Volte è un bel disco, godibile, sussurrato e sempre solido nei suoi cambi di ritmo, un’ottima opportunità di conoscere Adelasia e cominciare a sostenerla e seguirla nel suo percorso artistico.

Adelasia – Tre Volte [Ascolta qui]
Come ti sei avvicinata alla musica ? Quando hai scelto di diventare una musicista?

Veramente? Completamente a caso, volevo solo imparare a suonare canzoni da cantare in spiaggia. Non ho ancora scelto se voglio essere una musicista e ogni giorno penso a cosa voglio diventare. Preferisco pensare che è una fase, così me la vivo con più leggerezza.

Come nascono le canzoni di “Tre Volte”?

Volevo scrivere un nuovo disco, siamo andati un mese tra ottobre e novembre a Sperlonga dove ho una casa di famiglia e ci siamo chiusi lì per giorni e giorni senza mai uscire. È stato il periodo più bello della mia vita. Tutte le canzoni sono nate con una semplicità incredibile.

Nell’ascolto delle dieci tracce del disco si percepiscono influenze musicali di un indie-pop internazionale, è così? Ci sono artisti che ti hanno ispirato particolarmente nelle sonorità che poi sono venute fuori?

Prima di buttare giù la prima nota del nuovo disco ho passato molto tempo a fare playlist. È stato un consiglio di Edoardo Baroni, il produttore del disco. Nelle playlist mettevo brani che mi piacevano, brani che non mi piacevano, brani in cui mi piaceva il suono di un synth o come era trattata la voce. C’erano canzoni di ogni tipo da Phoebe Bridgers a Joji, da Lil peep a Chiello.

Se proprio devo fare riferimento ad artisti italiani ho trovato degli echi del Prozac + (Carbone e Dfdcm) e anche un po’ di Margherita Vicario nel brano Tre Volte, sono accostamenti che ti piacciono?

Si, ognuno ci rivede quello che vuole, ma Margherita Vicario ce la rivedono un po’ tutt3, sinceramente quando ho scritto Tre Volte ero in fissa con i Fine Before you Came.

Una cosa che mi piace del disco è che nei testi hai un piglio cantautorale, senza la paura di far sposare questo approccio con sonorità pop e anche senza la paura di spiazzare chi ascolta, come fai con la bella traccia finale “Non ho niente da dire”.

Grazie. Provo a non avere mai paura facendo musica, mi piace pensare che meno hai paura e più hai successo. È un mantra.

Nel disco racconti molto di te, del tuo mondo, e questo significa sempre mettersi profondamente in gioco, sei soddisfatta del risultato finale? della resa del disco o aggiungeresti o toglieresti qualcosa?

Mi piace molto questo disco, lo lascerei esattamente così com’è.

C’è qualche artista con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?

Si, mi piacerebbe in generale fare collaborazioni perché non ne ho fatte molte. Nomi specifici non so, tipo Marco Fracasia, Arssalendo, Bluem, clauscalmo, Any Other. Mi piacerebbe lavorare con persone di cui ascolto la musica.

Sei all’inizio di un percorso e forse è presto per are dei bilanci esistenziali, ma per ora ti piace la vita da artista?

No, in questa fase no. È faticoso ed economicamente insostenibile. Devi portare avanti due vite parallele, è complesso e fa paura.

Come vivi la dimensione live, quella dei concerti e del rapporto col tuo pubblico?

Ora un po’ meglio, ho cominciato a viverla più serenamente e a fare un po’ più come mi pare.

Qual è l’ultimo concerto a cui hai assistito?

Gbresci al Monk con Bluem e Piove.

Cosa stai ascoltando in questo periodo? Consigliaci un disco

Antisocialites” degli Alvvays

Immagino tu stia lavorando già a nuove canzoni e nuovi progetti, è un circuito in cui non si stacca mai, ci puoi anticipare qualcosa?

Vorrei continuare a promuovere questo, fare video, live. E intanto cominciare a scrivere altro, fare collaborazioni. Mi sento molto energica.

Di Adelasia avevamo parlato qui

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