Colombre: un Corallo per cantare rapporti difficili da preservare con cura
Dopo l’esperienza con i Chewingum, la co-produzione di Deluderti al fianco di Maria Antonietta, il primo disco solista Pulviscolo (Bravo Dischi, 2017) e un tour al fianco di Calcutta come chitarrista, Giovanni Imparato, in arte Colombre, torna con un nuovo lavoro: Corallo (Bomba Dischi, 2020).
Ancora un richiamo al mare (dopo il riferimento del precedente disco al racconto di Dino Buzzati, “Il Colombre”), ma con una sfaccettatura diversa. Questa volta a tenere insieme l’idea del disco non è un personaggio, un mostro o un marinaio che sia, quanto un’atmosfera, qualcosa di impalpabile.
“Non avevo un titolo preciso, ma c’era questa parola che, durante la scrittura, ogni tanto riaffiorava come a volermi suggerire il senso più nascosto delle canzoni. – afferma Colombre.
E invece non sembra così casuale.
L’atmosfera eterea ricorda lo strano silenzio di un fondale caratterizzato da chitarre effettate a cui Colombre ci ha abituato e che, in questo caso, si amalgamano in maniera più definita. Il merito va anche al lavoro di produzione di Fabio Grande (leader de I Quartieri) e Pietro Paroletti. Il risultato restituisce un lavoro omogeneo e figlio di riferimenti musicali ben precisi: da Mac De Marco, a Alex Turner, ad Andy Shauf.
Ma veniamo alle tracce.
Ai due singoli Non ti prendo la mano e Arcobaleno, il merito di aver spianato la strada sul risultato.
“Adesso non hai nessuna scusa importante e tocca a te
per andare nella direzione sbagliata, ma sempre giusta per te.
Adesso che hai un po’ più di voglia di dimostrare finalmente chi sei”
Un buon incipit per una traccia che porta il nome del disco e apre le danze al nuovo lavoro del cantautore, no?
Terrore. A mio parere la traccia più bella, definisce il mood del disco: “canzoni che parlano d’amore, perché alla fine, dai, di che altro vuoi parlare?”, per dirla alla Brunori.
Colombre sembra prendere in parole il suo collega calabrese, scegliendo una strada monotematica: raccontare rapporti interpersonali misteriosi, profondi, difficili da avvicinare e da preservare con cura. Peccato, che il rischio è quello di un’indigestione che richiede un ritorno in superficie per prendere una boccata d’aria diversa.
Due i tentativi di slancio: Mille e una notte e Per un secondo.
La prima presenta un arrangiamento interessante guidato da un giro di basso semplice ma incisivo supportato, nel ritornello, da un riff di cori che rende il brano adatto ad essere inserito in uno spettacolo teatrale. La seconda, invece, da un tocco di colore al tutto e proietta per circa due minuti all’interno di un sottomarino giallo in compagnia delle atmosfere più scanzonate dei The Beatles.
Un disco che si apprezza nel suo insieme.
Una buona compagnia di sottofondo la domenica mattina quando la luce che entra dalle finestre regala un sorriso rilassato in compagnia di un buon caffè. Ogni ascolto, al di la di ogni valutazione, alimenta la curiosità rispetto alla forma che Corallo assumerà in tour. Il disco di Colombre è quindi un bel Corallo che lascia un finale dubbio: dopo averne riconosciuto bellezza e meraviglia, non rischia di rimanere troppo ancorato al fondo senza possibilità di movimento?