L’importanza di prendersi cura dell’altro e di schierarsi, secondo La Scapigliatura

Ho ascoltato “Coolturale”, il nuovo album de La Scapigliatura, presentato durante la Milano Music Week e uscito il 26 novembre scorso, diverse volte prima di incominciare a scrivere questo pezzo. Quindi come suggerito implicitamente in ogni traccia dell’album ho lasciato che la fretta (e l’ansia) non si impossessasse di me. E libera da ogni bias, mi sono permessa di ingannare il tempo e ascoltare il disco lentamente.

“Coolturale” ha il sapore di un incontro tra analogico e digitale raccontato con straordinaria attenzione linguistica, dalla politica “dell’Unità” alla celebrazione dell’amore romantico (e lento) come atto di rivoluzione in un mondo sempre troppo di corsa.

È facile sentirsi a Berlino come a Parigi e il senso di ubiquità di certi suoni obliqui e lingue e città straniere rimanda inevitabilmente ai mondi paralleli cui ci aveva abituati Battiato – ma anche Bowie – attualizzati e infarciti di esistenze complicate. I versi (soprattutto in certe canzoni) sono concatenati intelligentemente e la palla passa da temi sociali a sentimentali delineando un’identità precisa: la generazione dei trentenni.

Sono insofferente alla retorica / Vuota e prepotente di una politica / Che lascia annegare la gente / Per la libertà dell’Occidente / Ah, ah, ah, finirà /Ah, ah, ah, quest’abitudine / Ah, ah, ah, finirà / Ah, ah, ah, la solitudine (Gli indifferenti)

La fascinazione per le atmosfere sperimentali e nordiche, il gusto per le sonorità elettroniche e malinconiche e la vicinanza con la tradizione cantautorale italiana ci restituiscono un disco raffinato e contemporaneo, in grado di comunicare il senso di incompletezza che pulsa nella nuova scena musicale italiana, e di elevare, attraverso l’arte della musica, anche gli ultimi.

La melodia è accattivante, spensierata e invitante, contrapposta al testo, presa di posizione molto poco fraintendibile e senso di disunione, lontananza di pensiero e anche fisica. Ce lo dicono a modo loro, Niccolò e Jacopo, fanno quello che vogliono con la musica, scrivono per ridare dignità al ruolo dell’artista.

Scusami, non sono capace ad essere fugace / Mi trascino in versi inutili / Della felicità e di Kundera la leggerezza / Mi risulta insostenibile, come la vanità (L’insostenibile leggerezza dell’Indie)

La Scapigliatura
La poetica colta del duo, fotografa relazioni reali, rivendicando la personalità romantica che ha bisogno di essere toccata e vissuta, non postata e ricondivisa.

L’emozione privata e gli squarci di vita amorosa sono naif e profondi, nobilitano le cose semplici, le riconoscono laddove il romanticismo è manifesto, l’innamoramento accade in quell’istante.

Ci siamo incontrati una sera lungo un fiume profondo / Ti sei tolta le scarpe e hai iniziato a ballare / E da quel momento ho ripreso a sognare” (Sonja)

La dolcezza delle parole è illuminata dalla musica che albeggia intorno, una love song che profuma di pasta e pelle, impreziosita da dichiarazioni importanti, leggiadre. Il protagonista riprende a sognare in un momento piccolo dove l’impeto è alle stelle, è spinta, ardimento.

Non solo, il sentimento di familiarità e casa che un certo modo di narrare una storia in musica provoca, sentirsi parte dell’attimo, in presenza, non è cosa da poco.

Se è vero che stiamo assistendo ad un cambiamento profondo che coinvolge diversi piani della vita di ciascun* di noi, da quello delle relazioni al nostro ruolo all’interno della società, lo dobbiamo anche ad artisti come La Scapigliatura che fanno del linguaggio un’arma potente atta a smuovere, con tenerezza e ardore, gli indecisi e gli indifferenti perché “delegare porta alla rinuncia del cambiamento”, ci rispondono Niccolò e Jacopo ad una delle domande che abbiamo posto loro e di cui trovate l’intervista qui di seguito.

La Scapigliatura – Coolturale [Ascolta Qui]
Che sogni fa La Scapigliatura? E invece cosa vi tiene svegli la notte?

La Scapigliatura sogna di suonare in inverno, ma anche tutto il resto dell’anno, soprattutto dopo le incertezze dell’ultimo periodo. Ci sono sogni privati e sogni collettivi, sicuramente sogniamo un mondo dove ci sia la possibilità per tutti di esprimersi e progettare anche creativamente la propria esistenza. Che poi è un modo di trasformare i sogni più personali in uno slancio condiviso.

La notte a tenerci svegli sono il Whiskey, i Kiasmos e Kant.

“Sfiorami con leggerezza, vado di fretta”: un riassunto perfetto del modo di vivere le relazioni al giorno d’oggi. Come si convive con questa consapevolezza e come fate a non farvi condizionare nella vita di tutti i giorni?

La leggerezza è un valore molto importante di una relazione perché permette di prendere slancio, di lasciarsi andare, e di impegnarsi continuando a sentirsi liberi. Il problema a volte è la velocità, perché per costruire certe relazioni serve tempo. Però non tutte le relazioni sono uguali, anche relazioni istantanee possono lasciare tracce eterne. L’importante è riuscire a coniugare la leggerezza col prendersi cura dell’altro, a prescindere dalla temporalità.

Raccontateci il significato del titolo dell’album Coolturale. Cosa volevate comunicare in termini di linguaggio e immagine?

Con Coolturale volevamo creare una parola farmacologica, che dicesse allo stesso tempo un problema e la sua soluzione. Questo disco si interroga sulle trasformazioni della nostra cultura, sul ruolo delle tendenze, e cerca di coglierne l’impatto sulle nostre esistenze. Visualmente, il richiamo alla Coca Cola – come già avevano fatto i CCCP – vuole essere un modo di dissacrare certi simboli pop di una cultura che tende ad alterare perentoriamente la nostra natura.

Molte delle canzoni dell’album (forse tutte) hanno almeno un accenno, anche molto esplicito, alla vostra partecipazione politica. Quanto incide o ha inciso sull’approccio alla scrittura?

La politica ha un ruolo importante nella nostra esistenza e quindi anche nella nostra scrittura. Come diceva Gaber, “libertà è partecipazione”: schierarsi, prendere parte, è l’unico modo che abbiamo per essere liberi. Delegare porta alla rinuncia del cambiamento. La politica dovrebbe essere l’arte nobile per eccellenza, nonché la finalità stessa dell’essere umano. È un problema il fatto che nella nostra cooltura sia diventata invece l’arte di approfittarsi degli altri, o di crearsi e mantenersi un privilegio.

Ho letto che, parlando dell’album, avete dichiarato che “non c’è nostalgia del passato, né entusiasmo per la condizione attuale”. Siete sicuri che non ci sia un po’ di nostalgia, anche solo sonora?

La tonalità affettiva del disco è sicuramente molto malinconica, ma la malinconia non deve essere per forza nostalgia di un passato, ma anche il piacere di averlo vissuto. O il piacere di sperimentare una certa incompiutezza del mondo, delle cose, dell’esistenza. Una nostalgia senza contenuto.

1 Comment

  1. Maria Rosa Casaleggi 05/01/2022 at 9:34 pm

    Questo articolo è un’opera letteraria in sé. Fluido e profondo, leggero, ma articolato e ricco di spunti di riflessione. Interessanti le proposte di approfondimento nell’intervista.


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