PIOVE. con “EP01” prova a mettere radici in un mondo in cui tutto cambia

Anticipato dai singoli “Quello che non saremo mai” e “Fagli vedere chi sei“ l’ep  che segna l’ingresso nella scena musicale di “PIOVE.” un’artista che si definisce avantpop e la cui identità resta ancora sconosciuta.

Il progetto che si intitola sincreticamente “EP01” uscito l’11 giugno, colloca in maniera inequivocabile la giovane artista nel mondo dell’hyperpop per raccontare la volontà di una ragazza, timida e forse anche impacciata, che si nasconde dietro ad una felpa col cappuccio rosa, di guardare al futuro in un tempo nel quale il progresso invece che migliorarci sembra aver azzerato ogni possibilità di fare previsioni e breve e a lungo termine.

Ecco che dunque “PIOVE.” Non è un appellativo comodo dietro al quale si rifugia chi ha paura di rivelarsi, ma il tentativo di una giovane donna di connettersi autenticamente al proprio pubblico, spogliandosi di quelle immagini, di quelle visioni e da quella visibilità, che oggi troppo spesso, si fanno preda dell’insignificante.

Le abbiamo fatto qualche domanda.

“Quello che non saremo mai” introduce il leitmotiv di questo disco, ovvero la difficoltà di trovare un senso di appartenenza ad un mondo che senti estraneo, vuoto. In cosa ti identifichi? Hai dei punti fermi nella tua vita?

Per darti delle coordinate: per questo ed altri brani dell’ep mi lego all’ “Hyperpop”, un genere musicale filosoficamente connesso alle culture emo, hardcore, glitch, e che esalta il consumismo e il capitalismo al punto da renderli manifesto provocatorio dell’opera d’arte.

Qcnsm è uno sguardo alla crisi globale che viviamo tutti, a quello che “ci è stato tolto”, e non a caso parlo al plurale.

Viviamo un’epoca di passaggio in cui abbiamo visto sparire il sogno borghese del posto fisso e della proprietà per mutare non si sa bene in cosa: la frase “piove polvere” della canzone spero renda l’idea. Alcuni valori si sono cappottati, l’immagine conta più del contenuto, l’attenzione media è crollata, siamo distratti dal consumo e dalla tecnologia. La pandemia ha cambiato il rapporto con gli altri, con il tempo, con il lavoro, con la salute. La crisi climatica è un altro dato preoccupante del quotidiano. Tutte queste cose confluiscono purtroppo in un’unica certezza: il presente e il futuro sono più che mai incerti. Questa è l’attualità del brano, che pone una domanda in attesa della vostra risposta: “sono solo io a vedere che va tutto a rotoli?”. Vorrei connettermi a chi sente come me, già questo sarebbe un primo punto fermo.

PIOVE. – EP01 [Ascolta Qui]
Il tuo sound è pieno di suggestioni, suggerimenti, riferimenti, una caoticità che trova un suo equilibrio assestandosi attorno ad un tono di voce, il tuo, pacato, sussurrato, rappato a tratti potrebbe sembrare la colonna sonora di un film noir. Questo caos calmo è il tuo nascondiglio segreto?

Al film noir non avevo mai pensato, ma effettivamente quel senso di onirico, il chiaroscuro, le inquadrature insolite… mi ci vedo. Non so se il caos con cui convivo da sempre sia “calmo”, per questione di sopravvivenza e di visione artistica ho voluto dargli un guinzaglio, imbrigliarlo in un contrasto forte, perciò anche se musicalmente nell’ep ci sono momenti “violenti”, canto sempre sottovoce. È come passeggiare tranquilla in città durante un bombardamento. Non è un nascondiglio, ma è il mio posto benefico, e la porta è aperta.

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“PIOVE.” è il tuo nome d’arte che descrive il tuo rapporto con la musica, una casa in cui dentro piove. Qual è il tuo rapporto con la “luce”? Come affronti i contrasti di cui si caratterizza, inevitabilmente l’esistenza?

Ho scelto il nome “Piove.” nel 2018, quando ho iniziato a scrivere questi brani. È una parola che descrive perfettamente la fase storica che stiamo vivendo secondo me, sotto diversi punti di vista: ne faccio un’estetica in quanto rappresenta un sentimento popolare, tanto è vero che è diventata una parola usata in moltissima musica negli ultimi due anni.

Per rispondere alla tua domanda, siamo tutti definiti dai contrasti, da quello che non siamo (autocit.) come da quello che siamo, ma in ognuna di queste parti c’è un pezzo dell’altra. La pioggia rifrange il sole, crea l’arcobaleno, e allo stesso modo quello che può sembrare scuro e malinconico nelle mie canzoni è orientato alla luce, ho solo scelto un punto di vista più in ombra per sentirmi più a mio agio.

Come mai hai scelto di nascondere la tua identità e la tua immagine dietro ad uno pseudonimo?

È una questione di libertà. Ho potuto costruire un mondo completamente nuovo senza farmi condizionare dall’esterno e dall’immagine che ho di me, lo trovo molto più bello. E poi sono una timidona che ha tanta paura degli esseri umani.

PIOVE.
In “Come gli alberi” citi De André, sono queste le “radici” a cui ti ispiri musicalmente?

Lo sai che ho scoperto da poco che le radici degli alberi comunicano tra loro, si passano informazioni, nutrimento, messaggi? Incredibile.

Indubbiamente il valore poetico di alcuni cantautori italiani è nel mio bagaglio artistico, ho una passione per la poesia in generale.

In “Come gli alberi” mi sento talmente impotente da impazzire quando sono bloccata dal giudizio, di me stessa e degli altri, che preferirei essere un albero: funzionale, bello, semplice. Mi sento come il protagonista di “Un Matto” di De André, per questo lo cito, non avrei potuto esprimere meglio di lui quella sensazione di impotenza e alienazione.

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Raccontaci il concept della copertina.

Non ho un volto, ma in qualche modo ho un corpo. Tridimensionale, digitale, un avatar in felpa rosa che si muove in un non-luogo grigiastro. Insieme a Thomas Balducci, che si è occupato della realizzazione coordinata di tutti gli artwork, abbiamo tradotto un mondo visivo che rispecchiasse la mia musica. EP01 rappresenta l’inizio essendo il primo ep, ecco perché appaio smontata in attesa di essere assemblata: come un giocattolo in attesa di essere scartato, montato e usato per la prima volta. Il riferimento all’estetica industriale non è puramente casuale, ritornando tanto per chiudere il cerchio, all’Hyperpop.

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