Rosalìa e Liberato uniscono Napoli e la Catalogna

Le ultime tendenze musicali, tra cui l’elettronica, la trap, ma anche l’uso di autotune e di altri “strumenti” computerizzati hanno contribuito a sviluppare un certo tipo di musica sempre più artificiale e costruito. All’interno di questo filone musicale, però, ci sono degli artisti che cercano di creare un mix tra innovazione e tradizione. Non è un caso che Rosalìa, artista innovativa capace di creare un genere unico nel panorama della musica elettronica, stia riscuotendo grande successo in Spagna e in America.

Basti pensare che Dua Lipa, nelle sue stories Instagram, ha ammesso di essere una grande fan dell’artista catalana. Possiamo dire che Rosalìa abbia inventato l’elettronica made in Spain o, se vogliamo, un flamenco 2.0, grazie al mix di questi due generi. Il flamenco è una musica (ed un ballo) di origine andalusa, ma oggi è considerato il genere musicale per eccellenza della tradizione spagnola.  Il canto è caratterizzato da un tono lamentoso e straziante, incarnazione della sofferenza amorosa raccontata. I temi del flamenco, infatti, riguardano principalmente l’amore o le gioie e i dolori quotidiani.

Rosalìa non tradisce il genere e in Malamente fa proprio uso di questo canto/lamentela tipico del flamenco. È evidente soprattutto quando canta “Aunque no esté bonita / La noche Undivel / Vi’ a salir pa’ la calle”.  Sempre in questo brano, il testo fa riferimento ad una gitana, figura tipica del flamenco. Questo canto, infatti, pare sia nato proprio dai gitani andalusi come sfogo delle loro emozioni e vicessitudini. Solo dopo diverrà il canto di un interprete professionista.

Altro riferimento al genere, presente sia in Malamente che in Pienso en tu mirà, è il battito di mani che, nel flamenco, accompagna il compas, ovvero la sequenza ritmica. Insomma, questo nuovo genere risulta molto apprezzato, tanto che il video del suo singolo Malamente ha raggiunto i 16 milioni di visualizzazioni su Youtube. Nel 2017, a seguito della pubblicazione del suo primo album Los Angeles, è stata nominata Best New Artist ai Latin Grammy Awards.

In Italia, un discorso simile può essere fatto per Liberato.

L’artista partenopeo ha saputo unire la trap alla tradizione musicale napoletana e neomelodica. Ha rielaborato i due generi creandone uno nuovo davvero unico, difficile da etichettare perfettamente. Liberato canta l’amore, un amore non facile e spesso sofferto, proprio come nella migliore tradizione napoletana. Pensiamo a Malafemmina, in cui l’innamorato (l’immenso Totò) canta tutta la sua sofferenza per la donna amata, una donna che sembra quasi approfittare dell’amore di lui e giocare con i suoi sentimenti. Situazione ricreata nelle canzoni del giovane artista.

Liberato canta in inglese ed in dialetto. Non è una novità per la musica napoletana, basti pensare alla maggior parte del repertorio di Pino Daniele che è fatto da titoli e testi in inglese. Pino rendeva pienamente omaggio al blues, genere che nasce negli Stati Uniti. Lo stesso vale per Liberato e per la sua trap che ha origini americane. Un esempio significativo è il titolo del brano Intostreet, dove con un inglesismo del tutto nuovo viene resa l’espressione napoletana int’ o stritt’, ovvero “mettere in difficoltà”.

Con questo suo mix di tradizione ed innovazione l’artista napoletano è riuscito a conquistare il Nord Italia. Il 9 Giugno, infatti, si è esibito alla Barona, quartiere popolare di Milano. Ma Liberato non si è fermato qui. Sempre lo scorso Giugno ha avuto l’onore e l’onere di esibirsi al Sonar Festival di Barcellona. I suoi singoli Nove Maggio e Tu t’e scurdat ‘e me vantano 13 milioni di visualizzazioni su Youtube.

Questi due artisti sono molto simili per innovazione e stile musicale e dimostrano di saper valorizzare le tradizioni del proprio paese e renderli un cult della scena internazionale. Che dire, speriamo al più presto in una collaborazione.

Ascolta il primo album di Rosalìa

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