Andrea Nardinocchi: “La stessa emozione”… con qualche consapevolezza in più

Andrea Nardinocchi ha 34 anni, una carriera da giocatore di basket alle spalle e con due album all’attivo, torna – dopo cinque anni di silenzio – con un nuovo progetto nel quale sembra aver trovato il suo equilibrio interiore.

Il suo debutto nel 2013 è segnato dall’innovazione di un timbro vocale che si presta bene al funky e all’elettronica ma se nel 2015 si sentiva un “Supereroe”, oggi Andrea, pur mantenendo la sua autenticità stilistica, parte da una consapevolezza ben precisa: non vuole più fare la pop-star.

La stessa emozione” può essere definito come la summa dei suoi precedenti lavori, con l’aggiunta della maturità di un uomo che dopo la rottura con una grande major ha imparato a bastarsi, a tramutare il silenzio in arte, la disillusione in ironia, la corsa affannosa  all’interno del mercato discografico, in un cammino fatto di perseveranza e pazienza.

Quello che ne risulta è un album fresco e ancora sperimentale nel quale le trame esplorano i legami viscerali che definiscono talvolta tormenti, tal altra riappacificazioni, anzitutto con tutti gli strati della vita che, nonostante tutto, ha imparato ad apprezzare per quello che è: un capolavoro.

La stessa emozione, Andrea Nardinocchi

Gli abbiamo fatto qualche domanda per l’uscita del suo nuovo disco:

La stessa emozione è quella che riesce a regalarti la musica?

Si, anche le persone in realtà… ma nel titolo mi riferivo alla musica e alle mie canzoni in particolare

La carta pesta dietro alla quale ti nascondi in copertina è il filtro che ancora frapponi tra te e gli altri?

Mi ha chiesto la stessa cosa la compagna di un mio caro amico qualche giorno fa, e mi sono reso conto che per quanto sembrasse ovvio non me ne ero neanche accorto… mi era semplicemente piaciuta l’immagine.. ma credo proprio di sì. Il simbolo è decisamente quello.

Se tornassi indietro,  cosa diresti al ragazzo che eri dieci anni fa?

Probabilmente niente… lo guarderei negli occhi gli farei un sorriso e poi gli darei un abbraccio.

E guardando in avanti: non vuoi fare la pop star, ma cosa ti aspetti dal futuro?

Che tutto continui ad essere sempre una battaglia a tratti più facile ma sempre più difficile tra gioia e dolore.

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