See Maw, musica per malinconici che amano ballare

A luci spente è il primo album di See Maw, giovane cantanturore e producer milanese. Il titolo, già di per sé evocativo, ci introduce subito in quello che sembra un viaggio notturno tra pensieri inconsci, paure e spaccati di vita autentici, di qualcuno in cerca di sollievo, o di una strada da percorrere.

Il Disco, uscito per l’etichetta Undamento, è composto da otto brani che scorrono velocemente, tra atmosfere cupe, elementi synth e frasi taglienti. Non lasciatevi ingannare però. Infatti, i testi introspettivi e sinceri, si appoggiano ad una base dance con influenze elettro-pop, che rendono sicuramente unico l’intero lavoro di See Maw. Menzione speciale per Champagne e Venerdì, a mio parere i brani più belli e rappresentativi dell’Album.

Se cercate rimedio alle mille pare giornaliere ballando, o siete malinconici, oppure solo curiosi, leggete cosa ci ha raccontato See Maw sul suo nuovo lavoro.

Com’è nato il progetto See Maw? Come si è evoluto negli ultimi tempi?

Ho sempre fatto musica sin da quando ero bambino, ma per molto tempo quello che componevo e scrivevo restava solo nella mia cameretta. Solamente gli anni di Brera sono stati una “pausa” dalla musica (anche se ho continuato a suonare la chitarra), per dedicarmi alla regia e al montaggio. Tuttavia, due anni fa, ho ripreso in mano Ableton (software musicale che uso per produrre) e ho ricominciato a comporre. Dunque, mi sono deciso a fare il secondo passo, e selezionare alcuni dei tanti brani che avevo scritto per pubblicarli. See Maw nasce così, nel gennaio 2019, con  il brano “Il Morto”.

Ghiaccio e Depre Mood sono i primi due EP che, nonostante sia passato solo un anno, definirei la mia gioventù, perché erano tanto spontanei quanto homemade. Con questo disco però le cose sono cambiate, dal sound più personale fino all’immagine.

See Maw
A luci spente è il tuo primo album, già si sentono degli elementi comuni in molti brani, dallo stile elettro-dance alle atmosfere intime dei testi, qual è l’idea che c’è dietro al disco?

L’idea era quella di definire un sound più intimo e fresco per me, e riportare i suoni che hanno caratterizzato la mia infanzia come la italo-dance, per raccontare le mie paure e le mie insicurezze. Questo disco è un viaggio alla ricerca di qualcosa che non saprei definire, qualcosa che mi manca, forse veramente legato alla mia infanzia, si aprirebbero capitoli troppo lunghi e da psicanalisi. Quello che può riassumere il disco è un viaggio all’interno di sé stessi, ma senza indicatori di luce.

I tuoi brani sembrano descrivere stati d’animo e sensazioni molto personali. Scrivi i tuoi testi basandoti su esperienze che ha vissuto direttamente? O c’è una componente di immaginazione?

Non ho una regola precisa, quello che posso dire è che alla fine si ritorna sempre a sentimenti personali. Ad esempio, nella canzone “Il Morto” del mio primo EP, ovviamente si tratta di una immaginazione, ma la paura di non essere ricordati, o di non aver vissuto niente, è un sentimento personale. Altri brani invece riguardano dirette esperienze personali come “A luci spente” o “Di notte”.

Champagne è un brano molto interessante. Nel testo si alternano immagini decadenti ad altre più vitali e la musica di base esplode nel ritornello, sembra quasi un inno al cogliere l’attimo. Ce ne parli?

Esattamente. Il mio intento era quello di contrapporre la paura di morire combattendola con la vita, fregandosene di quelle paure, della ricchezza (versare lo champagne per terra) e innamorandosi.

Sei autore dei testi, producer, performer. C’è una parte del lavoro che preferisci rispetto alle altre?

Mi trovo molto a mio agio nel trovare melodie, siano esse vocali o strumentali. Tra queste tre figure forse prevale la parte di produzione e di composizione, rispetto alle altre.

Tasto dolente in tempi di CD-19: il live. Sappiamo che ti sei esibito al MI AMI TVB a febbraio, ti piace esibirti dal vivo? Come vivi il contatto diretto col pubblico? Avevi un tour in programma?

Sono ancora un giovane inesperto sul fronte live, perché ne ho fatti pochi. Ne ho fatto solamente uno  come si deve, con strumentazioni adeguate, ed è proprio quello del MI AMI TVB. In questo senso mi sta aiutando il fratello Sicket, che con pazienza si è dedicato e sta dedicandosi a questo progetto, e lo ringrazio di cuore. Il contatto con il pubblico sul palco è ancora difficile: essendo io una persona timida ed introversa, per non dire tremendamente insicura, trovarmi sotto il palco gente che non mi conosce e senza un iniziale interesse per me, non aiuta.

Per quanto riguarda un tour vero e proprio in Undamento ne avevamo iniziato a parlare per l’uscita del disco, ma questo virus ha distrutto i nostri progetti, e allora aspettiamo che passi.

Ascolta “A luci spente” di See Maw

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