I Costiera sono Francesco, Rocco e Alfonso, vengono dalla Campania e si affacciano sulla Costiera Amalfitana dove scrivono canzoni insieme praticamente da sempre.
Il 30 maggio scorso è uscito “Shangai”, il loro primo singolo, con la produzione artistica di Andrea Suriani e prodotti dall’etichetta Futura Dischi. Il pezzo ha subito girato tra pubblico e addetti ai lavori entrando all’ottavo posto della Virla50 e nella Indie Italia di Spotify in meno di una settimana; raggiungendo le 150 mila play in un paio di mesi.
Pochi giorni fa è uscito il secondo singolo dal titolo “Mai stati in Serie A”. Il brano è una fotografia della vita di provincia che può essere quella di ogni città ma in questo caso del sud, da dove provengono e si formano i Costiera. Il fascino un po’ decadente dei campioni di provincia mai arrivati in serie A non è solo al centro del brano ma caratterizzante di grande parte della produzione dei Costiera.
Costiera, un nome che mi fa pensare a casa mia. Voi come me siete campani, precisamente di dove?
Cava de’ tirreni, provincia di Salerno. A due passi dalla Costiera Amalfitana.
Il vostro nuovo singolo è uscito il 18 Settembre e si chiama “Mai stati in Serie A”. Il brano è una fotografia della vita di provincia, degli stimoli che a volte mancano e quindi bisogna inventarsi l’interessante. Raccontateci come è nato questo pezzo.
Francesco: Beh, è nato pensando proprio a queste cose, ma nello specifico è andata così: un nostro amico di Grosseto, Luigi Ambrosio, ha scritto un romanzo che si intitola proprio “Mai stato in serie A”, ambientato nel mondo del calcio. Quel titolo mi ha colpito da subito e l’ho associato un po’ alla nostra vita fino ad ora: ho provato a descrivere quella sensazione di non sentirsi mai primi, per tanti motivi, uno su tutti il sentirsi fuori dai giri.
Tutti e tre siamo nati e cresciuti in questa piccola città di provincia ed inevitabilmente ad una certa età inizi a sentirla stretta. Poi le immagini che hanno ispirato la canzone sono tutte collegate ai paragoni che ho fatto con una “mezza” vita bolognese; negli ultimi due anni, da quando la mia ragazza vive a Bologna, ci vado spesso.
Dietro la vostra produzione artistica c’è Andrea Suriani. Come è nata questa collaborazione?
Strano a dirsi, ma nella maniera più semplice possibile. Gli abbiamo inviato i provini e gli abbiamo chiesto se voleva lavorare ai nostri pezzi, lui ha accettato.
Quando abbiamo iniziato a pensare a dove registrare le canzoni che avevamo scritto abbiamo iniziato ad ascoltare un po’ le cose che uscivano in Italia e ci siamo resi conto che tutto quello a cui aveva lavorato Andrea aveva un sound fighissimo, o per meglio dire, molto vicino ai nostri gusti. Ed infatti siamo contentissimi di come è andata, con lui ci siamo trovati benissimo.
Lo scorso 30 Maggio è uscito “Shangai”, il vostro primo singolo. Il pezzo ha subito girato tra pubblico e addetti ai lavori entrando all’ottavo posto della Virla50 e nella Indie Italia di Spotify in meno di una settimana; raggiungendo le 150 mila play in un paio di mesi. Vi aspettavate tutto questo seguito?
Beh, ovviamente no. Siamo molto fieri di Shangai e sentivamo che poteva essere un pezzo che alla gente sarebbe piaciuto, anche perché era piaciuto a tutti gli amici a cui l’avevamo fatto ascoltare. Ma non avremmo mai pensato che arrivasse a tutta questa gente, anche se un po’ ci speravamo.
Cosa volete dire con “perché amarti lo sai è come giocare a Shangai”? Come nasce questa metafora?
Alfonso: Shangai parla di un rapporto ormai arrivato al capolinea, in cui le due persone passano più tempo a litigare e rincorrersi, piuttosto che passare momenti piacevoli insieme. E una situazione che ho vissuto in prima persona, ma per la quale probabilmente tutti nella vita ci sono passati almeno una volta. Quando ho provato ad immaginarmi questa situazione in una sola istantanea, mi è comparso il gioco dello shangai. Stai lì, a fare movimenti delicati per cercare di spostare il bastoncino senza toccarne altri, ma alla fine non ci si riesce mai, e così perdi e passi la mano. La stessa cosa succede nel rapporto che volevo descrivere. Ci metti attenzione, delicatezza, ma alla fine non dipende solo da te, ed amare diventa un gioco intricato, in cui ogni mossa può far crollare tutto quello di buono costruito prima.
Il sound delle vostre canzoni è prettamente elettronico, e presenta diverse sfumature, cassa a 4 smorzata da melodie malinconiche, arpeggiatori, atmosfere a tratti soul e attitudine cantautorale sporca. A quali modelli musicali vi ispirate?
In realtà anche se le nostre canzoni ora sono entrate in questa etichetta di “musica indie” o “it-pop”, tutti gli artisti appartenenti a questa “scena” noi abbiamo iniziato ad ascoltarli molto tardi, solo recentemente. Siamo tre ragazzi cresciuti insieme che, musicalmente parlando, si sono anche influenzati a vicenda. Quando abbiamo iniziato a scrivere queste canzoni eravamo in fissa con una certa elettronica, con il cosiddetto nu soul di James Blake ed altri. Poi durante la scrittura qualcosa è cambiato e credo che per la prima volta (perché in effetti scriviamo insieme da sempre) abbiamo iniziato a mettere al centro di tutto le canzoni, quindi per quanto l’elettronica sia sempre il nostro vestito preferito abbiamo iniziato ad ispirarci anche ad un certo cantautorato, trasformando il tutto in qualcosa di inevitabilmente più pop.
A breve uscirà il vostro primo album. Ci anticipate qualcosa?
Quando in studio cercavamo di capire in che genere si potessero inquadrare le canzoni che stavamo incidendo, iniziavamo a scherzare sulle definizioni e ad inventare nomi tipo “Asphalt-pop”, o “pop del futuro”. Ovviamente scherzavamo facendo ironia su quanto fosse stupido dare etichette del genere, ma neanche a farlo a posta dopo poco (in studio ci siamo stati un po’ di tempo fa) su internet sono iniziate davvero a spuntare queste strane definizioni tipo “it-pop”. Questo per dire che i nostri brani andranno davvero in quella direzione ibrida, in cui non si capisce precisamente che genere stai ascoltando, ma sai che sono canzoni.
In un’intervista vi hanno chiesto le spiagge a cui siete più legati e alcune di queste sono un dolce ricordo anche per me, ci torno sempre volentieri. Bene, dato che stiamo andando verso l’autunno/inverno parliamo di montagne e colline, scherzi a parte vi chiedo tre luoghi della Campania che per voi sono “casa”.
Francesco: Per me il Cilento, ci sono cresciuto.
Alfonso: Cava, la città dove vivo. No vabbè tralasciando gli scherzi, direi il Monte Terminio, nell’avellinese. Ci andavo sempre da piccolo con la mia famiglia, ed era come una seconda casa.
Rocco: XGAME, un bar/sala giochi/ludoteca/locale/copisteria/veditore di oggetti di qualsiasi tipo. Esattamente al centro della mia città, al centro del mio cuore.
Ascoltando i vostri brani nelle cuffiette mentre sono in bus e sto tornando a casa, penso che verrei volentieri a un vostro live. Beh, quando parte il tour?
Quando uscirà il disco, quindi tra qualche mese. In questi giorni stiamo lavorando molto all’allestimento del live, e non vediamo l’ora di portare il disco in tour.
Un saluto per i lettori di Le Rane.
Ciao lettori de Le Rane, continuate a leggere e seguire questi ragazzi, che ci piacciono tanto ed hanno tanta passione per la musica.
Giulia Perna
Meglio conosciuta come @machitelhachiesto. Salernitana di nascita e bolognese per amore di questa città. Ha conseguito il titolo di Laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d'impresa presso l'Università di Bologna. Si definisce "malinconica per vocazione". Da grande vorrebbe osservare le stelle. Crede nella forza delle parole, nella bellezza che spacca il cuore e nella gentilezza rivoluzionaria. Le piace andare ai concerti, mischiarsi tra la gente, sentire il profumo del mare e camminare sotto i portici.