Pierfrancesco Pacoda: cosa vuol dire fare il critico musicale oggi

Pierfrancesco Pacoda è un giornalista e critico musicale, ho avuto modo di conoscerlo personalmente e mi ha colpito il suo modo di approcciare alla musica e al mestiere che fa da anni. Negli ultimi mesi ha intervistato numerosi personaggi della scena musicale Indie italiana, infatti in collaborazione con Fonoprint sono state organizzate Live Session davvero interessanti. Fonoprint è uno studio di registrazione e mastering, nato a Bologna nel 1976 e oggi fra i migliori studi in Europa. Ecco cosa ci ha raccontato Pacoda sulle difficoltà di questo mestiere e sulle soddisfazioni che con pazienza e dedizione possono arrivare.

Pierfrancesco, cosa vuol dire svolgere il tuo mestiere nel 2018 e quanto è cambiato nel corso degli anni?

Sarebbe ovvio dire che le trasformazioni che ha portato l’avvento della cultura digitale hanno cambiato tutto. Sicuramente oggi la funzione della critica come era quando io ho iniziato a scrivere è percepita in maniera differente, perché non c’è più l’autorevolezza dei media di settore, soppiantati dalle webzine che meglio soddisfano il desiderio di una informazione più veloce.

Poi, in realtà, guardo alcuni mag on line e mi accorgo che il gusto per l’approfondimento, per la recensione lunga, a volte troppo, è rimasto. Per cui, alla fine, forse l’unico cambiamento è che le giovani generazioni che si affacciano a questo mestiere conoscono in buona parte solo l’oggi o lo ieri.

E invece dovrebbero ascoltare, esplorare tutto quello che è successo nei decenni passati, trovare le connessioni, studiare la relazione tra la musica e le trasformazioni sociali, che rimane per me il più affascinante campo di indagine per un giornalista musicale

Passiamo ora alle live session organizzate con Fonoprint. Hai avuto l’occasione di intervistare diversi artisti della scena indie italiana. Ricordi qualche aneddoto che ti ha particolarmente colpito?

Le Fonoprint Live Sessions sono state l’occasione per ascoltare musicisti della nuova scena italiana in una maniera diversa da quella alla quale siamo abituati, per svelare aspetti nuovi, intimi, del loro lavoro.

Mi ha colpito, ad esempio, la grande devozione dello Stato Sociale nei confronti degli Skiantos, il fatto che Paletti abbia scritto canzoni per Mina, che i poco noti in Italia s Husky Loops siano considerati all’estero una delle pop band più interessanti del momento.

Secondo te oggi cosa vuol dire fare musica Indie? Mi piacerebbe avere una tua definizione personale di questo fenomeno.

Anche in questo caso rischio di cadere nell’ovvio, ma credo che la definizione indie, che io non ho mai usato, non significhi nulla. E’ una contrazione di indipendente, di artista che non incide per le multinazionali. Ma non vedo cosa ci sia di male ad incidere per una major se ti mette a disposizione i mezzi che una piccola etichetta non ha. Insomma, indie non è un genere!

Qualche settimana fa Fonoprint ha organizzato dei workshop musicali e tu seguivi un dibattito sui festival in Italia. Ti va di raccontarci in breve ciò che è emerso da quella discussione (a mio giudizio molto interessante)?

Gli aspetti interessanti sono tanti. Sicuramente il fatto che oggi esista anche in Italia un turismo dei festival e che le persone, non solo quelle molto giovani, organizzino le proprie vacanze proprio per seguire i loro festival preferiti.

Poi c’è il fatto economico, ogni euro investito in un festival porta a un guadagno per il territorio anche quadruplicato. Sono occasioni di lavoro per tante figure professionali e poi, come dimostra il caso del Home Festival, che era uno degli ospiti del nostro incontro. Sono opportunità per ragazzi di talento di dimostrare che è possibile farcela a realizzare il proprio sogno senza aiuti particolari.

Concludiamo questa breve chiacchierata con un messaggio per chi ci legge. Più che altro un consiglio che ti senti di dare a chi vuole intraprendere un mestiere simile al tuo o in generale a chi vuole vivere di musica.

Non riesco a dare dei consigli, troppa responsabilità, ma sicuramente ci vuole tanto studio. Come dicevo prima, documentatevi, ascoltate tanta musica da ogni angolo del mondo, sia attuale che del passato. Scoprite bands di posti lontani, leggete libri sulla storia della musica e viaggiate. Aprite la mente se volete cambiare il mondo

Foto in copertina di Claudia Gugliuzza

1 Comment

  1. Giacomo 15/05/2021 at 9:18 am

    Vorrei sottoporre un caso quanto mai interessante e curioso svariati pezzi da me scritti sono stati pubblicati,venduti saccheggiati senza mio ordine ne compenso parliamo di personalità di spicco ( sarà bello sapere )


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