I 30 migliori dischi italiani del 2023

La linea orizzontale ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito” cantava Franco Battiato nel 2009 nel brano “Inneres Auge”. Avremmo bisogno forse di una linea diagonale per spiegarci con quale spirito, ancora oggi, dovremmo affrontare la musica. Un’arte per sua natura immateriale, soffocata sempre più da un oggi in cui impera incontrastata la materia e le sue regole di mercato. Tutto corre veloce e veloce si consuma; il deterioramento è rapido, la memoria è breve. Miliardi di suoni vengono prodotti tutto l’anno. Beat, voci, strumenti, computer: ogni sforzo compattato dietro l’uscita di un pezzo concorre verso l’apice, il simbolo ultimo del mondo musicale contemporaneo: LA PLAYLIST.

Anche noi editiamo playlist.

Attraverso Weekly, che raccoglie e incanala ogni settimana i flussi di uscite musicali italiane, abbiamo un posto in prima fila sul grande magma delle produzioni contemporanee. Il nostro è un osservatorio da cui, ormai da tempo, ci siamo resi conto che se c’è un modo per svincolarsi da questo meccanismo, banalmente, è quello di prestare attenzione e ascoltare i DISCHI. Dall’inizio alla fine.

È lì che dovrebbe compiersi la volontà dell’artista: il progetto sviluppato in più tappe, l’architettura dell’opera d’arte. Il disco richiede lentezza, elemosina fette del nostro tempo per esprimersi e compiersi per intero. Per questo che va valorizzato, talvolta premiato. Ed è anche per questo che la nostra linea editoriale da anni prevede di scrivere su questo spazio soltanto di dischi (o Ep) e che ogni anno vi chiediamo di scegliere quelli che sono stati per voi i migliori.

Anche quest’anno ve l’abbiamo domandato.

Il sondaggio aperto dall’11 al 18 dicembre ha visto una generosa partecipazione. 512 sono state le risposte totali. Quella che segue è la classifica dei 30 migliori dischi italiani del 2023, scelti da voi e commentati da noi.

Scopri i 30 migliori dischi italiani del 2023

30° C’mon Tigre – Habitat [39 voti]

Se esistesse l’equivalente “uditivo” del caleidoscopio, molto probabilmente portandolo alle orecchie si correrebbe il rischio di ascoltare questo album dei C’mon Tigre. Un universo sonoro composto da molteplici elementi in cui la forma finale assume una nitidezza che nemmeno i filtri di Instagram sono in grado di restituire. C’è tantissimo in questo album, ma mai troppo… e quando hai la sensazione che possa per un istante essere troppo, quasi quasi senti la mancanza di qualcosa che un istante dopo arriva. Profetico.

di Manuel Tomba

29° Tropico – Chiamami quando la magia finisce [40 voti]

Napoli come culla e baratro di amori totalizzanti, viscerali. Miscelando italiano e strofe partenopee ed al netto di collaborazioni storiche (Cremonini) e sorprendenti (Madame), Tropico propone un disco narrativamente complesso e musicalmente attento. L’amore è na cosa seria ed è giusto morire per Lei: il contorno è spesso tetro, fatto di feroci addii sussurrati e flebili grigie speranze. È questo continuo spirito di “sacrificio” che rende l’atmosfera del disco ancor più vissuta e Marechiaro un palcoscenico ancor più dissonante. Ma la bellezza è anche sofferenza: siamo immersi in essa e tendiamo mani ed occhi al cielo. È proprio quando finisce la magia che ne abbiamo più bisogno. 

di Francesco Pastore

Abbiamo parlato del 29° dei migliori dischi italiani del 2023 qui

28° Appino – Humanize [41 voti]

Un labirinto difficile, un lavoro certosino e sicuramente ambizioso quello di Appino: descrivere a 360 gradi l’essere umano restando lui punto equidistante. Nove spezzoni di interviste ad una umanità variegata per quattordici tracce dalla qualità emotiva e narrativa straordinaria. Appino ci parla di paure, di morte, famiglia, fede. Il disco spiazza al primo ascolto e scandalizza certezze al secondo: siamo noi ad essere i suoi compagni di viaggio. Parla a cuore aperto, è lui il ragazzo impaurito e spavaldo, l’osservatore attento e pessimista, l’amante della vita e del buio eterno. Un disco da ascoltare e riascoltare senza paura di esserne lacerati e ricuciti senza anestetici. Un viaggio nella natura umana: tante domande, altrettante incertezze. Ma siamo vivi: questo deve bastarci. 

di Francesco Pastore

Abbiamo parlato del 28° dei migliori dischi italiani del 2023 qui

27° Maria Antonietta – La Tigre Assenza [44 voti]

La Tigre Assenza è il miglior album di Maria Antonietta. Il titolo è preso dalla poetessa Cristina Campo che per certi versi suggerisce anche la direzione, cioè quella di esplorare gli spazi interiori nascosti o  i vuoti lasciati da presenze passate, le assenze appunto, che pian piano si illuminano di nuove percezioni, che fanno acquisire nuove consapevolezze, sebbene raccontati con durezza ma anche tanta sincerità. Maria Antonietta dopo cinque anni torna con un disco tanto semplice quanto intenso nei testi e decisamente azzeccato nelle tinte sonore, come dire, alternative pop.

di Ernesto Razzano

26° Lo Stato Sociale – Stupido Sexy Futuro [45 voti]

Stupido Sexy Futuro è un paradossale viaggio nel passato che mi ha accarezzato e mi ha preso a schiaffi. Dentro ci ho trovato i miei diciott’anni, quando da attivista sognavo un futuro diverso. Ci sono i miei amici che imparano a cambiare pannolini e poi ci sono io che ho iniziato a vedere le puntate di Naruto Shippuden su Amazon Prime. Perché in fondo la cosa che conta è farvi ridere di me 🙂

di Carmen Pupo

Abbiamo parlato del 26° dei migliori dischi italiani del 2023 qui

25° Francesco Guccini – Canzoni da Osteria [46 voti]

Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un’artista perché confermarsi dopo un successo non è scontato. Eppure questo giovane cantante emiliano fa centro anche con il suo secondo album in studio. Forma e sostanza, rispetto al precedente lavoro “Canzoni da intorto”, non cambia, ma proprio questa perseveranza (che verrebbe naturale attribuire a un vecchio brontolone ritiratosi a vita privata) connota l’unicità di questo artista di cui sentiremo parlare ancora per molto tempo.

di Manuel Tomba

24° Nicole Bullet – Luna di Carta [47 voti]

Luna di carta è la prima delle tante metafore che si fanno spazio una dopo l’altra in questo album. È un album che nasce e ci viene dato come manifesto delle intenzioni e delle emozioni di Nicole Bullet. Non tutte le tracce sono potenti allo stesso modo, alcune da riascoltare volentieri più volte e altre con testi molto meno ipnotici – ma sfido chiunque a trovare un album che colpisca dalla prima all’ultima canzone con lo stesso trasporto (a meno che non parliamo di Fabi). Un’artista ancora un po’ acerba che, al di là di qualche banalità, fa un elettropop dall’aria estremamente europea e ha ottime prospettive per il futuro.

di Virginia Ciambriello

23° Måneskin – Rush! [48 voti]

Contro ogni nemo propheta in patria (i sold-out in Italia non sono un caso), i Måneskin tornano con le stimmate di coloro che ce l’hanno fatta a farsi conoscere anche al di fuori della penisola, in modo rilevante. Un album ammiccante al mondo americano dove cercano di rubarne sempre più il touch, quello dei Rolling Stones almeno: talvolta ci riescono, altre molto meno. Ma in un momento storico in cui non si ascoltano più album per intero… ottimi singoli catchy. 

Tu vuo’ fa l’americano, ma…

di Simone Moggio

22° Francesca Michielin – Cani Sciolti [52 voti]

Libera dagli schemi e selvaggia, anche a costo di apparire un po’ acerba e “scomoda”: la scrittura di Francesca Michielin in questo suo quinto album si rivela così. Un disco in cui la creatività fluisce liberamente ed influenza con la propria “scioltezza” non soltanto la stesura dei testi ma anche l’arrangiamento e la produzione, rendendone intima la musica e grezzo – nel senso positivo del termine, dunque sincero – il sound che permea ogni canzone.

Le collaborazioni con Colapesce, Fulminacci e Vasco Brondi dipingono infine un quadro ancora più variegato e fresco: sciolto, come la corsa senza freni di un cane randagio. E, perciò, libero.

di Monica Malfatti

Abbiamo parlato del 22° dei migliori dischi italiani del 2023 qui

21° Colombre – Realismo Magico in Adriatico [53 voti]

Semi-citando la canzone che apre il precedente Corallo, aspetterò un minuto del singolo Adriatico per esplodere la sentenza: Colombre è cambiato, è diventato “pop”, da quando ha prodotto l’album per Chiello ha preso un’altra strada. E invece no. Dopo quel bellissimo concept album, in effetti, era difficile ripetersi ma Colombre è sempre se stesso, capace di dare uno spaccato relazionale e umano con la sua solita meticolosità e delicatezza. Album da ascoltare d’un fiato.

Un balsamo per il cuore e l’udito.

di Simone Moggio

Ne abbiamo parlato ampiamente qui

⬇️La classifica dei 30 migliori dischi italiani del 2023 continua a pagina 2

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