Hybris, la nostra piccola terapia personale

Un giorno andai ad un concerto dei Fast Animals And Slow Kids a Catania. Eravamo pochi, si pogava da morire. Aimone si gettò sulla folla e venne sorretto a malapena. A fine concerto andai da lui e gli dissi “Questa è la ricevuta del pagamento della mia tassa universitaria, l’ultima, quella per la seduta di laurea, puoi autografarmela?”. Avevo conosciuto “Hybris“, avevo conosciuto i Fast Animals And Slow Kids, avevo abbracciato Aimone ed avevo chiuso un periodo della mia vita in cui la tracotanza era l’unica cosa che poteva salvarti davvero.

Cimelio
“Salve a tutti siamo i Fast Animals And Slow Kids e veniamo da Perugia!”

Questa probabilmente è la frase che avrete sentito maggiormente nei loro concerti. Una frase che potrebbe esser pronunciata da qualsiasi band alla sua prima data fuori provincia con un pubblico di una cinquantina di persone e questo probabilmente è ciò che accade quando resti umile anche se la tua storia dice ben altro. I Fast Animals And Slow Kids arrivano da Perugia, è vero ma alle mie orecchie sono arrivati per altre strade, vincendo un contest tra band in una webzine. Strano a dirsi, vero? Una delle mie band preferite per molti anni arrivata alle mie orecchie così, quasi senza romanticismo.

Il primo brano ascoltato è stato “A cosa ci serve?” e ciò che si poteva benissimo intravedere era un ritorno alle chitarre massiccio e testi al limite dei migliori anni emo core, un balzo indietro per chi come me è cresciuto a My Chemical Romance, The Used, Fall Out Boy e chi più ne ha più ne metta (di ciuffi piastrati).

Avevo qualche anno in meno di adesso (e mi godevo il mio post adolescenza) sapendo che dopo la laurea il baratro poteva essere improvviso. Quel baratro che avevo scalciato subito dopo la scuola con un gentilissimo “Ci rivediamo tra qualche anno” era di nuovo lì, un piccolo concentrato di paure che mi faceva dire: “Lorè, adesso sei grande davvero, manca poco, servono risposte concrete”. Questo senso d’inquietudine fu canalizzato in Hybris, l’album la cui pronuncia è stata indecifrabile per qualche tempo e che rimandava foneticamente al celeberrimo “Hybrid Theory” dei Linkin Park.

Fast Animals and Slow Kids – Hybris [Ascolta qui]
Guardavo quel pazzo di Aimone Romizi saltare sul palco con una chioma discutibile; sentivo l’energia prorompente del sound e cercavo di leggere testi dell’album in giro per il web.

Se nessuno ascolterà, se nessuno ci vorrà, uniti e forti per noi stessi, fino alla fine”, era il classico urlo che sentivi dentro ogni volta che pensavi ad un ipotetico tirocinio (sfruttamento), a un futuro sbiadito, guadando i tuoi amici nella tua stessa situazione. “A cosa ci serve” e la sua “andiamo avanti oltre qualsiasi cosa ed amiamoci” parlava forte e chiaro. Quel pezzo ha cambiato tutto per i Fast Animals And Slow Kids ed è arrivato come un calcio nei denti (o in faccia). Ogni parola faceva sì che io annuissi dicendo: “è vero, sento più freddo adesso”.

Probabilmente la musica è tutta una questione commerciale, dove i nostri bisogni devono esser soddisfatti da qualcuno che dica le cose al posto nostro. Ma questo non importa: ho vissuto i Fast Animals And Slow Kids come una piccola terapia personale, come una sbronza che non fa male al fegato, come un amico mai conosciuto ma che riusciva a capirmi.

“Tracotanza”, c’era bisogno di tracotanza per andare avanti e questo ha fatto sì che tutta la rabbia, l’incertezza e la paura si trasformassero in “è il momento di reagire”, verso di un brano che sarebbe arrivato per magia tra l’altro nel disco successivo.

“Hybris” adesso è sulla mia pelle. Non appartiene più al presente come lo era per il passato ma lo porto sul braccio per ricordarmi sempre che esiste una via dove l’unica cosa da fare è appunto “fare” senza cedere alle tribolazioni che la vita può darti. “Hybris” mi ha insegnato tanto, a creare qualcosa di mio quando fuori nessuno ha un posto per te. “Hybris” mi ha segnato perché anche se combattiamo ancora per l’incertezza va bene così, ci può anche bastare.

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