Un palco all’aperto, una platea di persone sedute e distanziate, la pioggia incessante, e la musica di Giovanni Truppi: ricorderò così il mio primo concerto post COVID-19, e oggi voglio raccontarlo anche a voi.
Tra gli strascichi di quella che molti hanno definito “sindrome della capanna”, ossia la paura di reimmergersi nella dimensione sociale del “fuori”, e l’apparente mancata urgenza ai piani alti di trovare una concreta e tempestiva soluzione per la musica dal vivo, i concerti sembravano un’utopia in questi ultimi mesi. Un po’ tutti faticavamo ad immaginarceli così come ce li ricordiamo: rumorosi, sudati e bellissimi.
Ma ci sono realtà locali a cui il ricordo dei tanto amati live non è bastato, e hanno deciso di fare qualcosa di piccolo e magico, come la rassegna di eventi artistici organizzata dal Locomotiv Club grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna.
“SUNSHINE SUPERHEROES: Superiamo le distanze, ripopoliamo la cultura”: questi il nome e lo slogan della manifestazione artistico-culturale iniziata lo scorso 15 giugno e destinata a protrarsi fino al prossimo 4 luglio tra concerti all’aperto e presentazioni di libri, rispettivamente presso l’Arena Puccini e il Locomotiv Club, entrambi situati all’interno del Parco del Dopolavoro Ferroviario della città di Bologna.
Non appena ho appreso la notizia di questa iniziativa, non ci ho pensato due volte: dovevo assolutamente andare ad un concerto. Precipitatami sul calendario online della rassegna, ho letto il nome del primo artista che avrebbe inaugurato il Sunshine Superheroes: Giovanni Truppi. Cazzo. Giovanni Truppi, live piano e voce. Non potevo non andare.
Dopo un intero pomeriggio scandito dal boato dei miei pugni sul tavolo e delle mie imprecazioni per il sovraccarico di utenti connessi e il conseguente rallentamento del sito web, io e Giulia riusciamo finalmente a comprare i biglietti online. Lei ne compra due, io altri due. Lei fila 6, io fila 9. Arriva domenica 14 giugno, e ci diamo la buonanotte col più rassicurante dei messaggi:
Ci vediamo domani al concerto.
Un ampio spazio aperto, posti a sedere distanziati e numerati, capienza massima di mille persone.
Dalla prenotazione dei biglietti online (disponibili in modalità singola, a coppie, a gruppi da tre e da quattro persone) al deflusso controllato degli spettatori per entrare e per uscire dall’Arena: tutto è stato svolto e supervisionato nel rispetto delle norme vigenti per la prevenzione del contagio da COVID-19.
La percezione di tutto ciò agli occhi del fruitore è ambivalente. Da un lato c’è la consapevolezza che realizzare una cosa simile comporta senz’altro livelli di rischi e di fatica considerevoli, poiché bisogna stare con mille piedi dentro una sola scarpa; dall’altro lato, è bastato incrociare lo sguardo dei ragazzi della biglietteria per intravedervi la soddisfazione, l’entusiasmo e la gioia.
Perché la musica offre sempre un valido motivo per tutto: incazzarsi, perseverare, piangere e sorridere.
Insomma, arriva il tanto atteso 15 giugno, il giorno del concerto. Appena entrata nel parco e già intravedo facce decisamente familiari: Giulia e Michele mi salutano all’ingresso, entrambi con le loro mascherine, emozionati come bambini. Durante la serata, tra le gocce di pioggia che non avrebbero smesso di cascare dal cielo per un solo istante, avrei riconosciuto altre persone, le stesse che in passato ero abituata a beccare nei pub e locali adibiti alla musica dal vivo.
Siamo una comunità: questo ho pensato rivendendo loro, guardandoci tutti dall’esterno. Nonostante le distanze, gli abbracci mancati, questa normalità a cui stiamo dovendo abituarci, c’è una costante che ci unisce, una volontà comune che ci contraddistingue. Avete capito, no?
Quasi dimenticavo: il concerto di Truppi è stato surreale.
L’imprevedibile componente testuale delle sue canzoni, la sua voce così fuori dall’ordinario e la delicata potenza emotiva del pianoforte sotto la pressione delle sue dita. Tutto è stato talmente intenso da farmi dimenticare della pioggia per circa un’ora e mezza.
Ma non ho scritto questo articolo solo per confermare il talento di un artista prezioso come Giovanni Truppi. Vorrei che leggendo questi miei chilometrici periodi trapelasse la necessaria bellezza che solo quelle luci sul palco, soltanto quei cori all’unisono e quella cristallizzazione del tempo possono offrire.
Vorrei che i musicisti non si arrendessero e che gli addetti ai lavori non smettessero mai di osare. Che il settore artistico in generale – e quello della musica in particolare – fosse una priorità degna di attenzione e sostegno economico al pari dell’istruzione e del turismo. Vorrei Comuni più supportivi e progetti più ambiziosi, palchi più piccoli ma aperti in molti più posti.
Vi ho raccontato il mio primo concerto post COVID-19, e spero ce ne siano tanti altri dove incontrarci, riconoscerci, cantare insieme le nostre canzoni preferite, e alla fine salutarci dicendo:
Ci vediamo al prossimo concerto
Foto in copertina di Marianna Fornaro
Annalisa Senatore
Annalisa Senatore all’anagrafe, ma sul web e nel cuore lei è annamatita. Nata e cresciuta a Siracusa, ha una laurea in psicologia, una in neuroscienze, un master in comunicazione digitale eeeee Macarena! E' una libera professionista e lavora nel mondo della comunicazione e della promozione musicale. La sua missione - dice - è combattere la banalità delle parole vuote e delle canzoni tutte uguali! Social media manager e Press officer della Red&Blue Music Relations, Project manager di The Web Engine. Ma anche sniffatrice seriale di libri, sosia ufficiale di Amy Winehouse e orgogliosissima Serpeverde.