Giova, Firenze e il bipolarismo: storia di un conflitto senza pace

Dante, nel VI canto dell’Inferno, apostrofa Firenze come partita, ovvia “divisa”. Città nobile, fiera delle proprie origini ed dal carattere orgoglioso. Fu proprio tra le sue mura ad inasprirsi il conflitto tra Guelfi e Ghibellini, tra Papato e Impero. Un fronteggiarsi destinato a durare a lungo e che ancora oggi, passeggiando tra le strade ricche di storia, riecheggia nelle strutture architettoniche, nelle opere d’arte. È all’interno di questo brodo bipolare che nasce, cresce e scrive Giova.

Ad essere sinceri, il nome scelto come compagno d’avventura all’epoca risulta essere Drax. Malandrino fu l’incontro con Grindalf a Roma. Il produttore incanala le sue energie: Roma Caput Mundi si fonde con l’estremismo passionale dell’artista fiorentino. Il risultato è sincero, al passo con i tempi.

L’esperienza maturata con l’anima di Drax e l’influenza del ricco sottobosco romano lo portano verso terreni musicali inesplorati, sperimentali. Giova è, lo ripeteremo spesso, di nascita fiorentina: dentro di lui si muovono albe e tramonti contrastanti, la necessità esplosiva della (t)rap si miscela con una sempre crescente catarsi espressiva e narrativa.

È qui che nasce Giova. Drax diviene il lato oscuro della forza e lascia libero il carro del Sole. Sono la stessa persona ma la maschera che li avvolge ha diverso peso specifico: possono guardarsi come fratelli e come acerrimi nemici.

“Giova+Giova” è il titolo del primo lavoro del nuovo corso. Sette tracce che racontano il persorso, la crescita, la perdita dell’innocenza. Un album che porta nel titolo la chiave bipolare di lettura. Giova ha un clone non clone, un cuore incapace di concepire un battito comune, un anima che graffia e insulta due palcoscenici. Come da lui stesso dichiarato nella prima traccia che accoglie l’ascoltatore “Io alla fine”, fin da bambino lui è stato giorno e notte, Giova bravo e Giova meno.

Poteva essere una catastofe annunciata. Giova riesce a sfruttare a suo piacere questa anima double-face e contamina la sua vita narrativa con due percorsi e due visioni capaci di camminare accanto in un clima di polemica ma rispettosa baruffa. È come il cagnolino randagio che prima ci ringhia e poi ci accompagna, la maglietta a cui non siamo capaci di dire addio pur conoscendone ogni lercia fibra.

Tutte le tracce sembrano travi di legno da limare con olio di gomito e con unguenti speciali.

Giova è il falegname che maledice la sua opera per poi emozionarsi nel vederla compiuta. La vita in città, le esperienze che lo hanno visto crescere e gli amori perduti si perdono tra le maldicenze del momento e lo spessore del ricordo che ne nasce. Se l’amore permea tutto il disco, la fisicità delle notti lascia spesso spazio a appellativi come “Bimba”. Il linguaggio è tipico di certe latitudini musicali ma è edulcorato da una tenerezza non convenzionale.

È questa uno delle cose che più sorprende della scrittura di Giova: ad ogni azione corrisponde una reazione. Ogni sfumatura dell’animo umano è portata alle estreme conseguenze.

Giova segna il tuo nuovo corso. Perché hai scelto questo nome d’arte più “convenzionale”? Quanto c’è di Drax in Giova e quanto di Giova c’era in Drax?

Giova e Drax sono sempre stati insieme ma ultimamente uno ha prevalso sull’altro. La quantità di Giova o di Drax all’interno di una traccia è imprevedibile dipende dalle sensazioni date dal brano è dal momento.

Giova+Giova, il significato del titolo è spiegato parzialmente in Io alla fine. Cosa significa pensare di avere due personalità? Cosa ti permette di fare in più e cosa invece lo vedi come un limite?

Non ho due personalità mi sento libero di esprimermi a 360 gradi e questo mi porta a esplorare le diverse sfumature di Giova.

Lampredotto è un atto d’amore alla città di Firenze, il racconto delle tue origini. Cosa rappresenta per te casa?

Lampredotto è un ricordo del quartiere, Santacroce gli azzurri il mercato di San Ambrogio e l’odore di brodo dove vengono bollite le interiora bovine dalle 7 di mattina.

Come nascono le tue tracce? Hai bisogno di qualcosa di particolare per far partire il flusso creativo? C’è un momento del giorno che preferisci?

Cerco sempre di seguire l’istinto e quando sento l’idea giusta devo subito scrivere la melodia o mettermi al computer e registrarla e spesso anche dallo scambio di idee e loop con Grindalf. La mattina è il momento migliore per creare.

Se in Xina la forza della risposta emotiva porta al superamento delle barriere legate a sofferenze precedenti, Tutto giù sfrutta il calare del sole per ripensare a quanto la vita si accanisca e modifichi le rotte prestabilite. Come affronti le avversità della vita? Sei un tipo riflessivo o improvvisi?

Ogni giorno dobbiamo affrontare degli ostacoli, spesso improvvisiamo ma una volta capita la via migliore per scavalcarli è bene ricordarsela.

Tiziano Ferro + 50 Cent. Perché hai scelto di intitolare una tua traccia con questi due artisti così diversi tra loro? E perché proprio loro?

La verità è che uno dei miei primi dischi che ho ascoltato attentamente e che hanno lasciato più il segno su giova sono 111 di Tiziano Ferro e Get Rich or Die Tryin’ di 50 cent. Penso che dare il loro nome ad una canzone sia il modo migliore di ringraziarli.

Anche 055, prefisso telefonico di Firenze, ricorda le tue origini. Eppure cresci professionalmente a Roma. Queste due realtà, così diverse, cosa rappresentano per te? Se fossero rappresentabili con un colore, cosa sceglieresti?

Sono due città completamente diverse. All’inizio è stato duro il cambio ma con il tempo ho capito che è solo un valore aggiunto riuscire a vivere in un posto diverso da dove siamo nati .

Quale è la traccia più cinematografica del disco? In che tipo di film ti piacerebbe ascoltarla?

 Tiziano ferro + 50 cent in un film girato in qualche quartiere francese

Dovessi descrivere il tuo genere musicale senza formalismi, che parole sceglieresti?

Pop

Consigliaci un libro e un disco.

Un disco che consiglio sicuramente è White man are black man too (young father) yt

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