“Acquadolce”: nuovi paradigmi nel mondo di Memento e Asian Fake

Se penso al concetto di “novità”, la prima cosa che mi viene in mente è Asian Fake, etichetta discografica con base a Milano e Roma e capitanata dal CEO Filippo Palazzo, che con l’aiuto di Frenetik&Orange ha lanciato artisti come Coma_Cose e Venerus. Gestita da personalità che fanno musica in prima persona, Asian Fake riesce a guardare al mercato dall’interno e individuare le zone d’ombre in cui agire.

Un primo esperimento è rintracciabile nell’album HANAMI (ascolta qui), la fioritura di un gruppo di giovani talenti.

Cito: “Più di una compilation, più di un label album: il nuovissimo progetto HANAMI della label milanese intende rimettere al centro il talento emergente attraverso un’innovativa modalità di scouting”. Un progetto che non si basa sul genere, ma sul suono, e che dà l’occasione ad artisti fino ad allora sconosciuti di misurarsi nel campionato dei grandi grazie alla distribuzione Sony Music.

Memento, all’anagrafe Andrea Bruno, Mimmo per gli amici, è uno di quei ragazzi che, grazie ad HANAMI, è entrato in Asian Fake per restare.

Il brano Non ti conosco è il biglietto da visita con il quale ha strappato un contratto con la label del futuro. A due anni da quell’estate, il 20 maggio è uscito ACQUADOLCE, primo album ufficiale dell’artista classe 2002. Due anni possono essere un’eternità per un cantante: cambiano le prospettive e si trasformano gli approcci. Ma due anni per un diciottenne devono essere un’eternità.

Prima di immergermi in acque dolci, volevo ricordare solo una cosa a coloro che non hanno familiarità con Memento. Appena maggiorenne fa uscire il suo terzo brano intitolato NON LO SAI in collaborazione con Rodrigo D’Erasmo. Un indizio inequivocabile del potenziale di questo ragazzo. Se proprio non volete credere a me quando dico che Memento è un artista da tenere d’occhio, credete alla lungimiranza di un musicista di fama internazionale.

Da MEMENTO NON HA PAURA DEL BUIO (di cui abbiamo parlato qui), al mini-EP di Oceano/Vipera, fino ad arrivare all’album d’esordio, l’evoluzione di Memento è stata organica e paziente. ACQUADOLCE è un disco denso e coerente. La sublimazione di un lavoro senza confini di genere, in linea con i valori di Asian Fake.

Memento – Acquadolce [Ascolta qui]

Titolo e copertina inseriscono la raccolta in un ambito naturalistico che viene evocato nei testi, ma soprattutto nel suono. Il nucleo identitario dell’album sta proprio nelle produzioni, affidate a musicisti in ascesa come Michele Nannini e Iulian Dmitrenco. La traccia da 5 minuti non poteva che essere figlia di not for climbing e amanda lean. A mantenere stabile la visione di Memento ci sono gli Oribu, dei fratelli più che dei collaboratori.

Mimmo ci accompagna per mano attraverso il suo Eden 3.0, dove spazio e tempo sono sospesi e tutto accade nel qui ed ora. Tra montagne e colline non esiste compromesso. Pace e incontaminazione regnano in un panorama saturato dal chiarore delle nuvole. La gravità è più accogliente: dal cielo scende una foschia che consegna il paesaggio ad un’atmosfera onirica. L’approccio visivo è votato alla delicatezza: un soffio e quest’armonia crollerebbe. La vita è dinamica e immobile, desta e addormentata.

Ogni forma di prospettiva umana è annullata, perché sconosciuta. Il racconto risiede nel viaggio verso valle: siamo acqua.

Il brano più rappresentativo in questo senso è l’Odore della Pioggia, che ospita gli Eugenio In Via Di Gioia. La produzione è affidata ai cugini not for climbing e amanda lean, che con estrema sensibilità traspongono in musica l’artwork del disco.

Nel giardino ultraterreno di Memento, l’odore della pioggia (o il petrichor per citare gli anglofoni) e il suo stesso rumore sono porzioni di significato troppo ritagliate per sussistere in un tutto interdipendente. Il cuore, per come lo conosceva Andrea, gli viene scucito di dosso: un sacrificio necessario per ripartire da capo. In questa operazione, che nulla ha di chirurgico, il cantante risorge:

Non posso stare fermo / Memento sta correndo

La corsa in discesa che ha accompagnato l’annuncio del disco su Instagram non è che la sintesi di questa metafora: il ghiaccio, immobile ed esanime, si scioglie e prende vita in movimento. La montagna indica il tracciato affinché l’acqua possa divenire flusso. Mentre scende, guadagna velocità e prepara la sua caduta. Una volta sceso, il corpo si congiunge con la totalità: il ciclo è completato.

Ora che Memento è libero di oziare, esplora la sua esperienza. Il filtro è come sempre la musica.

La strofa di Eugenio esplora la meraviglia di conoscere un mondo nuovo, mentre la strumentale si prepara al suo momento di gloria. Attenzione, segue riferimento da nerd: gli ultimi due minuti del brano sono la colonna sonora perfetta per uno sbarco su Halo. Il carattere ambientale della produzione ricorda i migliori interludi dei The 1975. Punto in comune tra la band inglese e il rapper italiano è proprio il fascino per l’odore della pioggia. Si consiglia dunque anche l’ascolto di How to draw / Petrichor per una doppia prospettiva.

Memento, Acquadolce
XSEMPRE è il pezzo d’apertura del disco. Dopo che le montagne lo hanno trasportato a valle, Mimmo si lascia galleggiare sul mare più grande che c’è.

Le nuvole si separano, disegnando un rettangolo di luce attorno alla sagoma del cantante. In un frame da Bello Addormentato, gli occhi si aprono in concomitanza con il primo bacio: è il sole d’inverno. L’innamoramento è immediato. Il primo ricordo è depositato, ma sarà per sempre?

2002 / Palindromo custodisce un omaggio a There Will Be Tears di Frank Ocean. Un brano che incapsula due umori in una riflessione irriducibile. Guardandosi allo specchio, in un unico istante Memento percepisce presenza, compresenza e assenza di sé. Nel suo anno di nascita rintraccia la sua duplice natura in grado di esprimersi solo attraverso il contatto con sé stesso e con l’altro.

La dicotomia si coglie in primis dalla produzione targata Oribu. Nel primo capitolo del brano echeggiano suoni cloud e drum n’ bass, accompagnati da una voce femminile ancora sconosciuta. Con una sequenza quasi ipnotica, Andrea ribalta il piano tridimensionale del pezzo: ora è il suo riflesso a prendere la parola. La forma è quella dell’hip-hop, mentre il beat esplora altri mari flirtando con il blues. Penso a due nomi: Tyler the Creator e Childish Gambino. Il grido delle ultime barre squarcia il cielo: oltre le nuvole questa volta non c’è il sole, ma si sente odore di petrichor. Sta arrivando l’autunno.

Il singolo STICK e XXS in collaborazione con NIO e Guido Cagiva sono evidenze di competenza rap.

La metrica di STICK è ammorbidita dalla passione di una storia che celebra l’amore contro ogni scorciatoia per il suo raggiungimento. In XXS invece non ci sono regole né limiti: il rap è perentorio. La suggestione dell’intro consegna il beat di Nannini e Dmitrenco ad un finale impetuoso.

Il 27 luglio non è un giorno da ricordare, ma per Mimmo che non si dimentica degli amici, lo è. In 2707 duetta con l’amico Brividee, anch’egli rapper appartenente alla nuova scena monzese. È estate e fuori piove, quindi ci si annoia. Senza quasi accorgersene Andrea sussurra “vorrei qualcosa da fare”, Vittorio abbozza una melodia. Alla fine della giornata il pezzo è praticamente chiuso. Nel pre-ritornello Brividee ci ricorda che “Far finta a volte è umano”. Meno male che questa cosa della musica la fanno per davvero.

Gli ultimi brani del disco rappresentano alla perfezione l’approccio innovativo di Asian Fake.

Se già in 3XNULLA, brano di MEMENTO NON HA PAURA DEL BUIO, l’artista ci aveva abituato a collaborazioni al limite dello sconosciuto chiamando come ospite Savhesse assieme a Brividee, in ACQUADOLCE si è superato.

Tutto&Nulla e AUTUNNO sono brani complementari che se ascoltati di seguito non evidenziano alcuna discontinuità. Il primo funge da introduzione per il successivo. La voce modulata da vocoder di Memento appartiene all’ambito delle premonizioni astrali: “Il tempo non esiste più”.

La conferma di questa tesi si trova in AUTUNNO, nella strofa di Grey._.Mood, talento giovanissimo che all’uscita di ACQUADOLCE contava meno di 100 ascoltatori mensili sul suo profilo Spotify. Indeciso se il tempo migliora o si ignora, una cosa è certa: autunno e inverno non si somigliano. Se d’estate si cerca il fresco quando fuori scalda e l’inverno è il momento per ritirarsi al caldo quando fuori ghiaccia, l’autunno è una terra di mezzo dove trionfa la più sterile delle attese. La fiamma dell’estate si spegne gradualmente dall’arrivo con il cadere delle foglie. In autunno tremiamo perché ci spogliamo, non per nostra scelta.

L’ennesima menzione d’onore giunge dagli ultimi brani, dove la voce femminile di 2002 / Palindromo ricompare per prendersi lo spazio che merita.

La canzone che dà il titolo all’album ACQUADOLCE è un attentato alla sensibilità umana. Ora che quella voce è libera di fluttuare nel giardino primordiale, si può finalmente apprezzarne il valore al limite del mitico. Al primo ascolto controllo che non si tratti di un featuring con Francesca Michielin. Guardo il cellulare: negativo. Mi viene da pensare anche ad Elisa, ma infondo la verità già la conosco: la voce che sto ascoltando è l’ennesima trovata di Memento e Asian Fake.

Il suo nome è Claudia Galimberti. Come vuole il bon-ton del XXI secolo cerco il profilo Instagram in cerca di riferimenti alla sua musica: zero. Vengo beffato ancora una volta dalla label di Frenetik&Orange, ma non può che scapparmi un sorriso: sento di aver scoperto un talento di cui sentiremo parlare.

L’ultimo pezzo su cui Claudia si poggia delicatissima è PrimaVera, la più romanzata delle stagioni che porta con sé il ritorno alla prosperità.

Le foglie che cadevano in AUTUNNO ora non cadono, fioriscono. La meraviglia dello spettacolo al quale Memento sta assistendo lo paralizza. Deve stare calmo. Deve stare bene. “Ma quanto è bello interrogarsi quando la vita ti chiede di non andare a dormire”. Che sia questo il momento in cui Terra ed Eden collimano?

Memento, Acquadolce
ACQUADOLCE è una buona occasione per rivalutare noi stessi e la nostra condizione di esseri umani. Come ci comporteremmo se ci svegliassimo in un mondo nuovo? O se non avessimo un corpo, ma potessimo comunque sentire tutto, o anche di più?

Memento offre il suo scenario possibile nel linguaggio che più gli compete, la musica, mantenendo una serie di riferimenti terrestri: la notte e il giorno, il sole, la luna e le stelle, il ciclo stagionale e il relativo concetto di tempo.

Partendo dalla Terra, le intenzioni mirano oltre quel tetto blu che chiamiamo universo, con l’arroganza di vedere il quadro completo. Ci è stato catechizzato che l’eccesso è pericoloso, che il voler andare oltre è un peccato tra i peggiori. Ma non se non sei umano.

Il protagonista di ACQUADOLCE, che corrisponde con il proprio enunciatore, è antropomorfo solo a voce. Memento è etereo, flusso interconnesso con il mondo che lo ospita.

Immaginiamoci per un attimo il cantante come un input inserito all’interno di un circuito.

Il sistema lo accoglie e si auto-organizza. Modifica la sua struttura interna al fine di generare le condizioni per l’esistenza di un essere altro: è il concepimento, la stesura e la produzione del disco. Le opzioni ora sono due: l’input viene convertito in output e viene espulso, altrimenti l’energia inserita nel sistema viene immagazzinata e dispersa al suo interno. Memento esplora la seconda. Una volta che il sistema riguadagna il proprio equilibrio è finalmente pronto ad ospitare una nuova vita.

Pur non avendo le capacità scientifiche per farlo, ACQUADOLCE pone uno sguardo analitico al nostro sistema di riferimento per replicarlo. Questa volta all’equazione si aggiunge la sensibilità d’animo, componente non misurabile dalla scienza. Ispirandosi alla Terra, Memento plasma una nuova casa realizzando il suo personalissimo modello di worldbuilding.

La stagionalità su cui si regge la struttura del disco allude ad un concetto di tempo troppo umano.

Nell’Eden il tempo non esiste, esiste un unico filo invisibile che lega tutte le parti. Non esistono ruoli o convenzioni, la vita è libera di prosperare nei rispetto di chi la sorregge. È il tanto agognato modello reticolare di cui sulla Terra si discute da anni, ma che non vogliamo realmente attuare.

La verticalità a cui aspiriamo con grattacieli, aerei e razzi alimenta la mania di sfondare il cielo. Nonostante crediamo che il tetto blu sopra al creato sia infinito e indefinibile, vogliamo superarlo per vedere che c’è al di là. Mentre noi cerchiamo di andare oltre noi stessi, nel suo angolo di paradiso Memento sta correndo, ma verso valle.

Obiettivo ultimo: la conoscenza. Una serie di prime volte che vengono celebrate al di fuori di ogni spettro religioso: il primo disco, il primo bacio, il primo amore.

XSEMPRE come la Prima-Vera volta che apriamo gli occhi.

A prescindere dal gusto, che è soggettivo, ogni mossa di Asian Fake sorprende. L’obiettivo non è quello di produrre nuova musica, ma di cambiare le regole del gioco facendola. Un’attitudine avant-pop che non trova imitazioni nel nostro paese.

Dal worldbuilding cristallino, all’inserimento nel progetto di artisti che finalmente possiamo definire indie, Memento e la sua label sono riusciti ancora una volta ad andare oltre, ma nella giusta direzione, senza dover sfondare nulla. Al contrario, in silenzio e con la consapevolezza che lo sviluppo del mercato sia reticolare e non gerarchico.

Orizzontalità over verticalità. Un cambio di paradigma in grado di risolvere non solo i problemi del mercato discografico. Ma noi stiamo a guardare.

Memento è in tour. Perdutamente, tra la gente. Di seguito le prossime date:

22/07 – Castelfranco di Sotto (PI) – LET’S Festival 

26/07 – Mogliano Veneto (TV) – Summer Nite Love Festival

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *