Dola e la nuova Mentalità del cantautore italiano

Il cantautorato italiano è sempre stato qualcosa di geograficamente ispirato. Si pensino a Milano, Genova o Roma. Proprio la capitale ultimamente sembra essere scenario di una nuova wave di cantautori, che tutto sommato non fanno niente di diverso dai Baglioni, De Gregori e Venditti degli anni 70, o dai Fabi, Silvestri e Gazzè di primi del 2000. Si racconta la vita e si racconta il tempo in cui si sta dentro – che è quello che fa la differenza, in tutte le direzioni.

Da Tommaso Paradiso a Calcutta, da Gazzelle a Carl Brave, fino ad arrivare a Dola, nuova proposta dell’etichetta milanese Undamento (sotto la quale troviamo anche Coez, Frah Quintale e Dutch Nazari). Ha cominciato la sua ascesa con i singoli Lil Pump,  Shampoo e Non Esco, con tanto di videoclip, e lo scorso 5 aprile è uscito con il suo nuovo album – per ora solo in digitale – Mentalità. E dopo averlo ascoltato, in effetti non potrebbe esserci titolo più giusto.

Ascolta qui “Mentalità”, il nuovo album di Dola

Quello di Dola è un album che esprime una precisissima mentalità, un collage perfetto e caotico – e assolutamente indie – della vita di un ragazzo di periferia romana, perso tra le strade e le nottate assurde, le sensazioni piene e vuote, le cose che semplicemente succedono e quelle che mancano, quelle che si perdono e quelle che ti fanno male, ma poi passano. Grandissimo pregio è la varietà musicale tra le varie tracce, che fa effetto calamita anche sull’ascoltatore più pigro.

Ci sono tracce più semplici e romantiche, tra chitarra e voce (come Freestyle o Lil Pump), c’è l’eco della rap e della trap (Supermercato, Mostri), e soprattutto c’è tanto di elettronico – usato bene – tanti suoni e sonorità, che influenzano significativamente il mood di alcuni pezzi (Non Esco, Collare). Parlando di sonorità interessanti inoltre è impossibile dimenticarsi della sua voce. Graffiata, mai morbida, mai innocente, un simulacro di Rino Gaetano.

Dola

In effetti, a leggerci dentro, in Mentalità c’è qualcosa di Gaetano. Ma ci si vede anche qualcosa dei Linkin Park, addirittura qualcosa di Neil Young. Tuttavia, complessivamente, è un album del nostro tempo, con i vari pezzi messi bene al posto giusto, un prodotto fatto bene. È forte l’impronta della scena indie, come pure quella rap più pulita. Senza dubbio il cantautore new wave romano è approdato ad una maturità significativa rispetto a quella dei precedenti EP, con un compromesso ben pesato tra tutti i vari flussi musicali a cui si è esposto.

Insomma, nessuna fatica a immaginare che questo album possa essere un’ottima rampa di lancio verso la scena musicale più visibile. Non resta che andare a vedere di persona di che stoffa si tratta. Si parte dal 24 Maggio, al MI AMI Festival, e siamo curiosi di vedere cosa succederà dopo tutte le tappe estive del tour.

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