Scrivere e (soprav)vivere a Napoli: “Eden” de La Niña

Ho aspettato con impazienza l’uscita di “Eden”, il primo EP de La Niña pubblicato il 12 Febbraio per Sony Music. L’ho aspettato con impazienza perché sono rimasta subito colpita da questa cantautrice napoletana (al secolo Carola Moccia), già dalle sue prime canzoni da solista: Croce e Niente cchiù. Sì perché La Niña ha già una bella gavetta alle spalle, in quanto parte del duo Yombe. Ciò che rende La Niña diversa dalle altre cantautrici e che me l’ha fatta apprezzare particolarmente, però, è il suo sapiente e ricorrente mix tra cultura napoletana e riferimenti artistici e culturali.

Ma procediamo per gradi.

Se è vero che un album non si giudica dalla copertina, questa volta dobbiamo fare un’eccezione: sì, perché in questo caso la copertina è un vero e proprio capolavoro che già preannuncia la raffinatezza e l’estro artistico dell’album, dei suoi testi e della sua musica. Qui la cantautrice partenopea è rappresentata come una sorta di Frida Kahlo contemporanea, dove l’asta che le regge il busto rimanda all’opera La colonna rotta (o La colonna spezzata) della pittrice messicana. Anche il teschio di cristallo che calpesta potrebbe rimandare al Messico, ma allo stesso tempo potrebbe far riferimento alla condizione umana. La Niña, infatti, è allo stesso tempo Frida Kahlo ed Eva, come dimostrerebbe il serpente di cristallo che regge in mano e che simboleggerebbe proprio la tentazione che porta alla cacciata dall’Eden di Adamo ed Eva. Sullo sfondo, il Vesuvio fumante.

La Niña – Eden [Ascolta Qui]
Di questo Ep sono tre i temi che hanno catturato la mia attenzione e che sono connessi tra di loro: il Mare, Napoli e il Mito.

Il Mare è il tema della canzone Fortuna. Il brano tratta dei migranti e della loro traversata in cerca, appunto, di fortuna e di una vita migliore. Com’è noto, molti di loro purtroppo perdono la vita durante il viaggio. Il video di Fortuna, infatti, si apre con la seguente frase: “Dal 2013 al 2020 hanno perso la vita in mare 19.000 migranti. Fonte: International Organization for Migration”. Qui la cantante è raffigurata come una sirena che canta e suona la chitarra. La sirena da un lato simboleggerebbe l’inganno (cfr. Ulisse e le sirene), dall’altro la creatura mitologica che vive nel mare e che quindi ne conosce bellezze e pericoli. Inoltre, la leggenda narra che Partenope fosse una sirena e che il suo cadavere sia stato trasportato dalle correnti marine e sia giunto proprio all’altezza di quella che oggi è Napoli. Da qui l’aggettivo “partenopeo”.

Napoli, ovviamente, fa da sfondo a tutto l’album

I testi sono tutti cantati in dialetto, ma musicalmente Napoli emerge soprattutto in Storia di Afrodite. Qui infatti è riconoscibile la musica popolare partenopea sulla quale La Niña canta di Afrodite.  La dea nata dai genitali recisi di Urano, oltre ad essere la dea dell’amore, era anche protettrice di coloro che viaggiavano per mare. Come si evince dalle canzoni sopracitate, nei pezzi de La Niña è stretto e quasi indissolubile il legame tra il Mito, il Mare e la città.

Anche all’inizio di Lassame stà si fa riferimento alla città partenopea: “Napule s’addorme sempre primm’ ‘e me”.

A livello di sound, invece, “Eden” è un album abbastanza eclettico. Si passa dalla musica popolare napoletana di Storia di Afrodite alla house di 00.00 e all’urban di Lassame Stà.

Da fan di La Niña posso dire che l’Ep non ha deluso le mie già alte aspettative. Ha dimostrato cura per i dettagli e i riferimenti culturali. Nulla è lasciato al caso e, per questo, spero che possa essere d’ispirazione sia per gli umili ascoltatori (come me), sia per gli altri artisti e suoi colleghi.

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