Fusaro in 9 tracce restituisce l’umanità di cui abbiamo tutti bisogno

Quando ho ascoltato per la prima volta Fusaro, sono rimasta subito colpita dalla sua delicatezza. Un cantautore d’altri tempi, introverso e di poche parole. Non rincorre le logiche del mercato ma viene trasmesso anche su Radio Deejay. Questo ha destato in me grande curiosità e quando è uscito il suo album d’esordio Di quel che c’è non manca niente, ho letteralmente divorato le 9 tracce.

Dovete immaginarvi davanti ad una scatola di ricordi, di quelle che ci sono a casa del nonno, chiuse dentro ad un armadio. Aprendo la scatola, saltano fuori le fotografie della vita di Fusaro, i ricordi legati al primo amore, alla famiglia, alla sua infanzia.

L’effetto è proprio quello di entrare in punta di piedi nella vita di una persona, guardando tutto da una posizione privilegiata.

Le canzoni attraversano un climax di emozioni. Ci sono brani introspettivi come Il mare di Malta e altri più energici come 28 dicembre, il tutto gestito dalla voce di Fusaro che in alcuni tratti è pacata e serena, in altri grintosa, come a voler mostrare una duplice lettura in questo album. Un esordio sicuramente molto interessante: tra i brani c’è anche Serie A che vede la partecipazione del cantautore torinese Bianco, con cui Fusaro condivide la sensibilità autorale. Se poi aggiungiamo il tocco di Ale Bavo (storico produttore dei Subsonica che ha lavorato anche con Levante, Mudimbi e tanti altri), il risultato è un disco che in qualche modo anticipa le mode del momento.

Come di consueto, faccio menzione speciale alla traccia che mi ha maggiormente colpita: Dormi serena, una dichiarazione d’amore che mi ricorda molto la delicatezza di Niccolò Fabi, un brano la cui intenzione è esprimere un senso di protezione e di rassicurazione. Un mantra per questi tempi incerti. Ho intervistato Fusaro ed ecco cosa mi ha raccontato.

Fusaro – Di quel che c’è non manca niente [Ascolta Qui]
Partiamo dal titolo del tuo disco d’esordio, una frase che tuo nonno ti ripeteva spesso. Parlaci del tuo concetto di casa e di famiglia e dei posti dove ti senti al sicuro

Per me la casa come luogo in cui si cresce ha significato sempre molto. È il luogo in cui ci si sente al sicuro, protetti e vuol dire al tempo stesso famiglia e ricordi. Da qui sono scaturite le emozioni più forti su cui sono stati scritti i brani del disco. La title track in particolare parla proprio di questo: “se la mia casa camminasse e mi seguisse per il mondo”, se solo ci fosse un modo per allontanarsi senza allontanarsi mai.

Non a caso è anche il titolo della traccia che chiude il disco, quali sono le suggestioni che ti hanno ispirato la scrittura di questo brano?

Il brano in particolare è nato spontaneamente, dopo che rilessi la frase appuntata tempo prima. É a tutti gli effetti l’ultima traccia cronologicamente scritta, prodotta e registrata. Si tratta quindi di una vera e propria conclusione, un tentativo di tirare le somme. Per capire cosa dire mi è bastato affacciarmi dal balcone, vedere i ciliegi nel giardino, le piante in fiore nell’orto e tutto il resto. La chiusura invece, più energetica, ribadisce il concetto di eterno legame con il posto in cui si cresce, un luogo magnetico in cui prima o poi si tornerà sempre.

Tutti i brani sono nati chitarra e voce e poi il bravissimo Ale Bavo li ha vestiti lasciandoli alla loro intimità, come è iniziato il rapporto con questo produttore?

Conobbi Ale Bavo al Reset Festival 2017. Mi accompagnò in un percorso di produzione nella rassegna _reHub. Nel 2019 invece ci trovammo entrambi pronti, decisi e felici di iniziare a progettare questo disco insieme. “28 dicembre” è proprio il brano che abbiamo prodotto nel 2017 (ovviamente riarrangiato e rivisitato) ed è stato un bel traguardo inserirlo nel disco, come un richiamo a dove tutto è iniziato.

“Dormi serena” è il brano che mi ha emozionata di più, una ninna nanna dolcissima, una dichiarazione d’amore pura e sincera. Nonostante la tua giovane età, mi ha colpito il fatto che parli di un amore adulto e non adolescenziale, che rapporto hai tu con questo sentimento e come l’hai declinato in forma di canzone?

Io ho fortunatamente un bellissimo rapporto con l’amore, come emozione e come condivisione con l’altro. In questo caso si parlava di un ricordo. Perciò mi è bastato lasciar navigare la memoria e ripescare episodi passati insieme, la prima vacanza, la prima casa tutta per sé. Il tutto si è declinato in forma di canzone appoggiandosi su un arpeggio nato appunto per essere una ninnananna, un accompagnamento leggero su cui sdraiarsi e sognare. Ecco mi piaceva l’idea di riempire quei sogni di bei ricordi.

Ascoltando queste 9 tracce mi è sembrato di sentire qualcosa di Niccolò Fabi, qualcosa di Concato, ma trasposto al progetto emergente di un ragazzo che ha poco più di vent’anni e sta vivendo da due anni una pandemia globale. L’effetto è wow, nella sua semplicità. Questa non è una domanda ma l’augurio che tu possa portare presto la tua musica dal vivo…

Grazie mille, davvero! È sempre bello venire anche solo accostati ad artisti di questo calibro. È un piacere ma anche una grande responsabilità. Spero davvero di poter salire su un palco il prima possibile, ma anche sotto mi andrebbe bene. Sarà un modo anche per mettermi alla prova, con delle prime esperienze che potranno formarmi, in fondo “Di quel che c’è non manca niente” è appena nato!

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