“Xenoverso” di Rancore: imparare ad apprezzare la complessità

Il 15 aprile Rancore ha pubblicato il suo ultimo lavoro discografico, Xenoverso (Capitol/Universal); un disco che arriva quattro anni dopo Musica per bambini. Quattro anni durante i quali Rancore indubbiamente non si è fermato, partecipando per ben due volte al Festival di Sanremo; nel 2019, in coppia con Daniele Silvestri, con Argentovivo, e nel 2020, con il brano Eden, prodotto da Dardust, entrambi vincitori del premio Sergio Bardotti per il miglior testo.

Xenoverso ha, però, alle sue spalle ben più di quattro anni di lavoro, in quanto Rancore stesso lo ha definito “un viaggio tra i versi iniziato già prima di Musica per bambini”.

Del resto, se “Roma non è stata costruita in un giorno”, un album così ambizioso non può che avere alla base un lungo lavoro di ideazione e realizzazione.

Xenoverso è, infatti, un progetto pluristratificato, curato nei minimi dettagli non solo nelle sonorità e nella scrittura, ma anche nella componente visiva: basti pensare ai video dei brani su You Tube e alla creazione del sito xenoverso.com, per consentire all’ascoltatore di immergersi al meglio nell’atmosfera dello Xenoverso.

Per iniziare questo viaggio in musica e per comprenderne meglio la direzione credo, però, sia fondamentale partire dalle parole di Rancore stesso:

Sono nato in un’epoca incastrata nel presente, dove la verità è imprigionata in ciò che è tangibile e dimostrabile. Esistono tante cose che non conosciamo, tante storie che si muovono fuori dal nostro presente, tante vite che viaggiano fuori dalla nostra realtà quotidiana e tanti mondi nascosti dietro gli angoli dell’Universo. Ho cercato una parola che riuscisse a sintetizzare questa sensazione, una parola che desse una casa a tutto questo. L’ho trovata in Xenoverso e ho dovuto navigare tanto per arrivarci. Come in un diario di bordo ho deciso di scrivere, di cantare, di fotografare, di disegnare questa lunga avventura. Xenoverso è un mondo che parte da un disco ma che forse può andare oltre. Tra piante, animali, sistemi, leggi fisiche, storie ed avventure, sono qui per raccontarvi tutto. Sperando che, anche in questo caso, sia la fantasia il vero motore per descrivere la realtà.

Da quando Rancore ha annunciato l’album e ha iniziato a diffondere diversi indizi sullo Xenoverso io stessa, da fan, ho fatto molteplici ipotesi, rivelatesi, alla fine, tutte frammentarie e incomplete. Andare oltre le aspettative altissime di chi ormai lo segue da tempo era difficile, eppure Rancore c’è riuscito, dando alla luce quello che è, indubbiamente, il suo lavoro più maturo e complesso.

Sarà per questo che ho perso il conto delle volte in cui ho ascoltato l’album per fare una recensione che gli rendesse giustizia, cercando di cogliere, ad ogni ascolto, una piccola particella in più di questo immenso Xenoverso in cui Rancore si muove con una maestria impressionante. Xenoverso è, infatti, un lavoro magistrale, un vero e proprio inno alla complessità che evidenzia l’importanza di una musica che non serve solo a fornire risposte ma che deve assumersi il compito – spesso ingrato – di alimentare le nostre domande.

Rancore – Xenoverso [Ascolta Qui]
Diciassette tracce, per quasi un’ora di ascolto

Rancore ci regala un romanzo distopico, un racconto d’avventura, un’opera metaletteraria e un viaggio introspettivo nella natura umana. Un disco che scava nell’uomo e va oltre l’uomo, tra scenari fantastici e apocalittici, ma che, alla fine, all’uomo ritorna, aprendo la strada a innumerevoli chiavi di lettura, che proliferano ad ogni nuovo ascolto.

Del resto, Rancore ha sempre abbracciato, per quanto riguarda la propria arte, la definizione di “rap ermetico”. E così, proprio come accadeva nella lirica ermetica, il rapper romano ci propone testi dal linguaggio intensamente allusivo che, sicuramente, non fanno dell’istantaneità comunicativa il proprio punto di forza, ma che aprono la strada alle innumerevoli interpretazioni dell’ascoltatore che si immerge nello Xenoverso per poi riemergere ancora più confuso di prima, ma con un nuovo e dirompente  bisogno di sapere.

Rancore, infatti, non racconta solamente la realtà ma affida alla sua penna l’ignoto.

Non a caso il disco si apre con Ombra, una lettera che la propria ombra indirizza a Rancore, ripercorrendo gli istanti di una vita vissuta a stretto contatto e muovendogli un’accusa per averla spesso ignorata. È questa la prima interazione conflittuale tra l’uomo e qualcosa che gli è prossimo, ma ignoto in gran parte delle sue caratteristiche.

Segue Freccia, brano che teorizza un costante passaggio dal buio alla luce che – una volta terminato l’ascolto dell’album – scopriremo essere una sorta di fil rouge che attraversa i diversi brani, per poi giungere alla sua massima espressione nei due pezzi conclusivi (Questa cosa che io ho scritto mi piace e Io non sono io). Del resto, se pensiamo a brani di vecchia data quali D.A.R.K.N.E.S.S e S.U.N.S.H.I.N.E ci accorgiamo che la divergenza, ma soprattutto la prossimità, tra zone di luce e zone d’ombra è uno dei tratti fondanti di tutta la poetica di Rancore.

Non a caso, ad un fan che sui social gli chiede cosa simboleggi l’immagine della freccia Rancore risponde:

In questo caso per me tutto parte dall’immagine della freccia nel bosco. La luce filtra tra gli alberi e mentre la freccia vola viene illuminata per un attimo, poi di colpo entra nell’ombra, poi di nuovo si illumina e poi ritorna ancora in ombra.  Continua così il suo percorso di inquieta dinamicità. Passa dal buio alla luce, dal buio alla luce

Quello dal buio alla luce, per la freccia, come per l’uomo, non è dunque un passaggio netto, ma “un percorso di inquieta dinamicità”. La dicotomia tra il buio e la luce, visti come due poli opposti e inconciliabili è solo un’ illusione e il loro confine è labile e facilmente oltrepassabile.

Degna di nota è la trilogia Lontano 2036, X Agosto 2048 e Arakno 2100, preceduta da uno skit, Cronosurfisti, in cui vengono spiegate le tre lettere – ossia i tre brani – che seguiranno; lettere che il cronosurfista Rancore deve consegnare muovendosi tra tre epoche diverse, il 2036, il 2048 e il 2100, mostrando, così, la sua abilità nel “muoversi tra i versi e le realtà di confine”.

La prima lettera, Lontano 2036, è destinata a una donna da un soldato che scrive durante la grande guerra; la seconda, X Agosto 2048, che riprende e riporta la famosa lirica di Pascoli, è la lettera di un padre a un bambino. L’ultima, Arakno 2100, ha mittente anonimo e numerosi destinatari. Questa, per la sua descrizione dei motivi e delle ideologie che hanno mosso la rivolta del 2100, potrebbe benissimo rappresentare la quarta di copertina del primo romanzo distopico di Rancore.

A seguire la trilogia troviamo un altro skit, Guerra di versi; una riflessione sull’atto della scrittura che introduce il brano Le rime (gara tra 507 parole) in cui, in un mondo a due dimensioni –  che è quello della pagina – 507 parole vogliono comunicare con il proprio scrittore.

Ignoranze funebri, introdotto dalla voce di Carmelo Bene (da un estratto di una puntata del 1995 del Maurizio Costanzo Show), è un brano densissimo, in cui sviscerando una grandissima quantità di problemi, Rancore opera, in poco più di tre minuti una vera e propria denuncia della nostra  società, tra passato e presente.

Nel disco ritroviamo anche Eden, un altro viaggio nel tempo in cui Rancore, attraverso numerose citazioni colte, si serve del significato simbolico della mela attraverso i secoli, come espediente per descrivere momenti fondamentali nella storia dell’uomo e affrontare il tema, a lui molto caro, dello sdoppiamento.

Su diciassette brani troviamo solo due feat, ma entrambi degni di nota.

Il primo è Guardie e Ladri, un’analisi e una critica del mercato musicale, in cui il rapper collabora con Nayt, un altro artista dalla grandissima capacità di scrittura. L’altro è Equatore, forse il brano più leggero e orecchiabile dell’album, in cui i diversi stili di Rancore e Margherita Vicario trovano il loro punto di congiunzione in un giro del mondo in tre minuti e mezzo.

Nella title track, Xenoverso, Rancore, riconoscendo che “L’universo conosciuto è solo una regione, una colonia conquistata solo dal consenso”,  esplicita, appunto, “il continuo dubbio di uno Xenoverso”, quale realtà che, però, non si riesce mai a definire con precisione.

Dopo averci travolti e confusi, questo disco si chiude in maniera inaspettata, in chiave intima, con un ritorno alla dimensione umana, con i brani Questa cosa che io ho scritto mi piace e Io non sono io.

Quanta pace vuoi per riuscire a scrivere?

Questa è la domanda che Rancore si pone in Questa cosa che io ho scritto mi piace. Nel brano traspare, infatti, una sorta di tentativo di pacificazione con se stessi e con il mondo, un modo per riconoscere la propria essenza e dargli spazio nella scrittura, perché è proprio dalla scrittura che nasce la luce di Rancore:

Questa cosa io l’ho scritta adesso, ogni cosa è illuminata adesso

Questa cosa che io ho scritto mi piace e rispecchia bene questo giorno /io mi sento che ho fatto pace con il mondo di merda che ho intorno

Così Rancore approda, come artista, a quella che definisce “la cosa più difficile nel mio costume”: “provare a raccontare la felicità”.

Io non sono io è, indubbiamente, il brano perfetto per concludere un lavoro come Xenoverso, non solo perché parla della perdita di se stessi, ma anche perché la sua introduzione – ripresa da un’intervista fatta da Rancore in occasione di Sanremo 2020 – si riallaccia al brano precedente e crea una sorta di cortocircuito con tutti i pezzi dell’album, fungendo da dichiarazione di poetica:

Avere un motivo per fare la musica che si fa. Avere qualcosa da raccontare e non un motivo che sia fine a se stesso, ma un motivo che vada oltre se stesso, è un po’ quella la mia luce. La musica che porto cerca di non limitarsi nella complessità e anche se magari può subirne dei danni in questo però ‘sti cazzi, nel senso che è quello che dicevo prima: forse quando hai un motivo per fare le cose, le cose assumono molto più senso e dare un senso alle cose è la cosa di cui io, almeno come persona, ho più bisogno adesso”

Xenoverso è, infatti, un elogio della complessità, un album che non ha nessuna intenzione di sottomettersi alle logiche del mercato. Nello Xenoverso non ci capiti per caso; devi concederti il privilegio di poterlo visitare.

Le prime date del tour:

29 GIUGNO BOLOGNA – BOnsai GARDEN

02 LUGLIO S. SEVERA (RM) – CASTELLO DI SANTA SEVERA

11 LUGLIO COLLEGNO (TO) – FLOWERS FESTIVAL

03 AGOSTO PADOVA – PARCO DELLA MUSICA

05 AGOSTO BERGAMO – NXT STATION

16 AGOSTO LECCE – OVERSOUND MUSIC FESTIVAL

28 AGOSTO FABRICA DI ROMA (VT) – FDB FESTIVAL

02 DICEMBRE ROMA – ATLANTICO

12 DICEMBRE MILANO – FABRIQUE

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