Il “meraviglioso rumore” di Poplar 2021

Prendete un manipolo di studenti universitari, la maggior parte dei quali fuorisede. Aggiungete una città di certo non vuota, ma sicuramente diffidente. Mescolate questi due ingredienti principali con quel pizzico d’incanto che tutti ci portiamo dietro dall’infanzia: la meraviglia di costruire cose, di scoprirle e di sperimentarle. Amalgamate bene il tutto fino ad ottenere un composto morbido ma non appiccicoso, un po’ come quando si prepara la frolla di una crostata. La morbidezza è quella della musica, della cultura, del piacere che accompagna ogni nostro imparare. Un piacere che profuma senza appiccicare: un rumore meraviglioso che non degenera in delirio.

“Il nostro intento principale era proprio quello di superare la diffidenza di Trento grazie alla positività del nostro progetto. Sicuramente negli anni questo intento è stato raggiunto ed ampliato, ma rimane sempre come base solida su cui costruire ogni anno un’edizione diversa del festival” ci racconta Luca, responsabile organizzativo di Poplar.

Di fatto, per una città come Trento era più che necessaria un’aggregazione di massa che potesse sviluppare nelle persone di ogni età la contezza di quanto potente, inclusiva e propositiva fosse la comunità universitaria. Sin dalla prima edizione, nel 2017, Poplar Festival si è posto l’obiettivo di raggiungere quante più persone possibile, istituzioni comprese, per far capire proprio questo. Poi, dal 2018, gli eventi culturali compresi nell’offerta pomeridiana hanno reso la partecipazione ancora più trasversale, ampliando anche i linguaggi del festival stesso.

“Non si tratta più solo di musica” ha spiegato Luca, “non si è mai trattato solo di musica. Proprio per questo forse le nostre line-up non si sono mai appiattite su un headliner. Abbiamo sempre cercato di spaziare con la presenza di più artisti ‘forti’ anche nella stessa giornata”

Per fare questo, direte voi, c’è senz’altro bisogno di una grandissima formazione alle spalle.

In realtà, Poplar è nato da un meccanismo di totale autoproduzione

“Costruire fisicamente il festival è stato un processo sperimentale che tuttora è in corso” ammette Luca, “il metodo è di fatto induttivo, procediamo sempre per tentativi ed errori, cercando di non lasciarci ingarbugliare dal marasma di burocrazia in grado di inondare e annegare eventi come il nostro. E forse la forza del festival sta proprio in questo: impariamo costantemente e cresciamo insieme al nostro pubblico, che rimane per lo più studentesco”

Poplar 2019, foto di Edoardo Meneghini

Questa forza si è poi dimostrata determinante per potersi riorganizzare durante la pandemia senza perdere la fiducia del pubblico in questione. Lo si è visto per esempio durante il Secret Show di luglio, sold out nonostante la line-up segreta fino all’ultimo e l’introduzione del biglietto a pagamento.

“Tutto ciò ha stupito davvero anche noi. Ovviamente è la prima volta che abbiamo introdotto l’ingresso a pagamento, nostro malgrado. Ma il feedback è rimasto positivo, il che ci ha permesso di comprendere come l’affetto del nostro pubblico vada al di là della componente più strettamente economica. In un giorno, per questa nuova edizione, abbiamo venduto 150 abbonamenti, cosa ancora più incredibile se pensiamo che si tratta di biglietti per tutta la tre giorni del festival: 16, 17 e 18 settembre

Forse è proprio l’eterogeneità dell’offerta a determinare questo successo: studiando attentamente la line-up appena diffusa dall’organizzazione, non troviamo nessuna serata simile all’altra, né tantomeno a sé stessa.

Per ogni giorno coesistono emozioni diversissime, nulla è monotematico
Poplar 2020, foto di Edoardo Meneghini

Si parte giovedì 16 settembre con Bob and The Apple, Bluem e Studio Murena in apertura ad un melting pot sensazionale: prima la trap sarcastica di Tutti Fenomeni e, dulcis in fundo, la psichedelia sovversiva di Iosonouncane. Il festival continua poi venerdì 17 settembre, in barba alla sfortuna, con Memento, l’intensa intimità di Emma Nolde, l’elettricità carismatica di Ginevra e il graditissimo ritorno de La rappresentante di lista. Si finisce sabato 18 settembre, con Deepho, la spontaneità ancestrale dei BNKR44, Margherita Vicario e l’elegante potenza di Venerus. Tutt’intorno, un ricchissimo programma culturale, con libri, talk e moltissimo altro.

Sul sito di Poplar Festival (www.poplarfestival.it) tutti i dettagli di questa edizione: il “Meraviglioso Rumore” che noi de Le Rane seguiremo per voi.

“Cercavamo uno slogan, ci siamo inventati Meraviglioso Rumore. Una sinestesia dall’immagine netta per chiunque conosca la città di Trento. Una città stupenda, che ti rimane nel cuore. Ma troppe volte silenziosa, diffidente verso quel rumore e quel caos che per la nostra generazione sono Vita. Rumore, quel termine negativo, cupo, sporco, fastidioso. Meraviglioso Rumore invece è colorato, inclusivo, assembrato, vivo. Il nostro sogno per settembre e per il futuro”

In copertina: Poplar 2019, foto di Alessandro Spezzapria

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