Anthony Sasso, tra Musica e spirito

L’appuntamento è in Corso Ferrucci alle 17.30, Sasso è in anticipo, ha in mano uno spritz e una sigaretta ancora da accendere, veste una camicia blu sbottonata ed è appena tornato da Bari per l’ultima data italiana di Andrea Laszlo De Simone al Locus Festival, dopo l’annuncio dello stop a tempo indeterminato dalla musica. 

Giovedì 9 settembre Anthony Sasso aprirà il concerto dei Calibro 35 a Moncalieri, presso il Palaexpo di Piazza del Mercato per il festival Ritmika, che dopo 5 anni torna per il venticinquesimo anniversario. Per l’occasione noi de Le Rane lo abbiamo incontrato per quattro chiacchiere e uno spritz sui prati di Comala a Torino, la sua città.

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Partiamo del disco, quando uscirà?

Usciranno prima altri due singoli oltre a “Musica”, poi vedremo. In realtà non c’è ancora una data precisa, ce la vogliamo prendere con calma. Di sicuro sarà un disco dedicato alla musica nel senso più ampio del termine, ogni brano sarà diverso dall’altro e sarà come un viaggio verso l’innalzamento dello spirito. Niente di troppo serio però, io alla fine voglio solo suonare, comunicare, divertirmi e far divertire le persone. La musica è l’unica vera cosa che ci unisce anche in questo periodo, a volte faccio fatica anche a vedere Laszlo e la musica è proprio quella cosa che ci fa passare del tempo insieme

Mi è venuta in mente una citazione tratta dal film “I’m not here” dedicato a Bob Dylan, in cui Cate Blanchett interpreta il cantautore e dice “Le mie canzoni non cambieranno il mondo, io sono solo un cantastorie”, secondo te la musica può cambiare il mondo?

La musica cambia il mondo perché cambia le tue prospettive, se ti capita di ascoltare una canzone in un periodo particolare della tua vita, le parole possono farti sviluppare un pensiero più aperto, verso il prossimo. Può modificare il tuo umore, se si ascolta con attenzione. Alla fine qual è il lavoro di un musicista? Ascoltare. Ascoltare gli altri musicisti, ascoltare il pubblico, ascoltare gli strumenti. Questo fa sviluppare una sorta di empatia. A volte è necessario anche il silenzio. Questo cambia le cose, cambia il mondo. Sono convinto che anche la musica cambierà, sarà molto più libera, non ci saranno più i vecchi modelli di distribuzione, noi ad esempio siamo in cerca di un’etichetta, probabilmente la troveremo, ma anche se non la trovassimo abbiamo già deciso che ci produrremo il disco da soli.

Sasso
Cosa ha cambiato in te la musica?

Quando ero bambino mi immedesimavo molto nella musica, dal videoclip di “Musica” si vede. Oggi è il mio lavoro, e quando ascolto musica mi capita ancora di commuovermi, queste sensazioni spero di trasmetterle a mia volta. La musica mi ha dato un equilibrio, sarei potuto finire male. C’è stato un periodo della mia vita, molto buio, in cui il solo pensiero di suonare, preservare la mia voce per cantare, mi ha aiutato tantissimo ad uscirne. La musica mi ha donato un equilibrio reale facendomi riflettere su chi voglio essere e cosa voglio fare nella vita. Se vuoi cantare non puoi fumare troppo, se vuoi performare sul palco non puoi essere sempre ubriaco. Ogni tanto la mente gioca brutti scherzi e a volte penso che senza la musica non mi sarei mai salvato.

C’è un verso in musica in cui parli direttamente a tua madre, che cosa intendi con quel passaggio?

“Vorrei con tutto il cuore riuscire ad aiutare mia madre, ma lei non vuole farsi aiutare e dice che dovrei essere io a farmi curare”. Mia madre si è ammalata, ora è in un centro di recupero e io cerco di starle vicino il più possibile. FDT parlava proprio di questo, oltre che dell’abbandono, e quando all’inizio di quest’anno io e Laszlo siamo stati paragonati ai Maneskin (ndr. vi ricordate la storia del presunto plagio a Sanremo?) mi sono sentito molto amareggiato, perché i due pezzi sono qualcosa di completamente diverso.

Nelle cose che scrivo metto sempre un pezzo della mia vita e in questo sono sincero. Mi piace parlare della verità, non nasconderla. La storia di mia madre per me è molto importante e sento che se ne parlo con trasparenza questa cosa non può solo che fare del bene. A volte penso che il Rock è morto proprio perché manca di significato, è vuoto, non ha più messaggi ed è falso. A volte trovo molto più significato nella comunità Tecno, nella musica elettronica, nelle persone che, ballando, cercano di innalzarsi con la musica e arrivare a stati di coscienza diversi, per raggiungere un mondo spirituale. L’innalzamento dello spirito verso la musica è il gioco più bello del mondo. Forse nella vita ci prendiamo troppo seriamente, ma scherzare è una cosa seria, come i bambini che giocano e lo fanno con una concentrazione unica.

Parlaci della nuova band.

È una bella band, suona veramente da paura. Sonorità totalmente anni ‘70, synth analogici, vocoder, chitarre distorte con phazer che portano un’atmosfera particolare. I pezzi poi sono tutti diversi tra loro, ci sono due pezzi scritti con Laszlo, Puoi e Ragazzo perduto che ricordano lo stile degli Anthony Laszlo, ma suonate da una band tipo, fai conto quella di Bowie nel ‘76.

Ho trovato dei musicisti della madonna come Marco Gervino, ex Nonostanteclizia e chitarrista negli Tsao, poi c’è Zevi Bordovach alle tastiere (Baustelle, Andrea Laszlo De Simone, Golpe), Alberto Moretti al basso che ha prodotto l’intero album insieme a me, alla batteria invece Francesco Cornaglia (Monaci del Surf). Le prime due date sono andate da paura, vogliamo suonare a Milano, Roma, girare e lavorare insieme alla band, abbiamo voglia di suonare. 

Sasso
Che hai voglia di suonare lo si capisce dal tuo singolo “Musica”, da ben 7 minuti e 39.

Sì, in questo disco vogliamo proprio prendercela comoda. A volte sul palco hai bisogno di più tempo per viaggiare. Ci sono canzoni che ti risucchiano e dici cazzo ma è già finita la canzone? Come è possibile? In tre minuti a volte ce la faccio ad esprimermi in un pezzo, altre volte non riesco e ho bisogno di più tempo, soprattutto ora, dopo 5 anni dal produrre qualcosa, ho bisogno di più attenzione. Ad esempio il prossimo singolo non sarà così lungo, sarà di 5 minuti. Voglio un’interazione tra il viaggio e la leggerezza del viaggio, il percorso è quello che conta. Con la band posso esprimermi anche chitarristicamente e invece adesso, sono effettivamente Carlos Santana.

Guarda il video e ascolta il brano di Anthony Sasso qui

E con Laszlo invece come siete rimasti?

Ci conosciamo da dieci anni, ne abbiamo fatte di tutti i colori insieme e siamo diventati effettivamente una famiglia, tra di noi c’è un legame indissolubile. Non è escluso che faremo delle cose di nuovo insieme. Al concerto a Nichelino, ad esempio, me lo sono ritrovato sul palco, ci stava portando da bere. In pratica Laszlo doveva essere in Sardegna e il suo viaggio è stato annullato, così gli ho detto “Prendi le bacchette e suona”, alla fine abbiamo fatto due pezzi insieme. Ero contentissimo, sia della sorpresa che dell’improvvisata.

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Puoi darci alcune anticipazioni sul concerto a Ritmika?

A Ritmika sarà molto figo perché apriremo ai Calibro e nel nuovo album è presente anche Enrico Gabrielli che fa una take con il sax nel brano “L’aquila” che sicuramente suoneremo a Moncalieri. Con Enrico ci siamo trovati a livello musicale, ma anche di spirito, io sono cresciuto ascoltando i Calibro 35, i The Winstons, conosco bene Dell’Era. Io sono dell’82 e per, metti 10 anni, sono vissuto con la loro musica, li ho visti suonare e ora ci ritroviamo per suonare insieme e per me è una soddisfazione, un traguardo incredibile.

Info sul festival qui

Le foto a Anthony Sasso sono dello stesso Mattia Muscatello

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