Artù: “Una volta mi chiamavano Semola”

Artù è il nome d’arte di Alessio Dari, cantautore definito del “passato prossimo”, che nelle sue canzoni affronta tematiche legate alle difficoltà esistenziali, dal malcontento sociale alle ipocrisie di una società conformista in cui l’immagine vince sull’essenza. La malinconia celata nei suoi testi ironici e pungenti apre però le porte alla speranza, al sogno e a credere che il cambiamento sia possibile.

Lo scorso 25 Maggio è uscito il suo terzo album dal titolo “VOLA ALE”, anticipato dal singolo  “TI VOGLIO”brano inedito di Rino Gaetano che Artù ha completato e portato alla luce.

Artù, iniziamo dalla scelta del tuo nome d’arte…

 Da piccolo ero (e sono ancora) molto magro e quindi qualcuno mi chiamava “Semola”, come il personaggio del cartone animato. Un giorno gli dissi che sarei diventato Artù.

Sono passati pochi mesi dall’uscita del tuo ultimo disco “Vola Ale”..l’hai portato in giro per tutta Italia suonandolo live davanti a tantissime persone. Che impressioni hai avuto?

Devo dire che, con mia sorpresa, alcuni brani che credevo fossero meno forti in realtà sono stati accolti con molto entusiasmo. Ho ricevuto una valanga di bene e dopo i concerti rimanevo a parlare con loro fino a notte fonda. È molto importante per me il rapporto con i miei fans.

Ti definisci un cantautore del passato prossimo. Che può essere letto anche come un cantautore d’altri tempi, guardando ai modelli musicali a cui ti ispiri (Rino Gaetano, Luigi Tenco, Fabrizio D’Andrè). Cosa vuoi trasmettere con le tue canzoni?

Mi ha definito così un ragazzo che mi ha scritto su facebook. Mi ha fatto molto riflettere e quindi poi l’ho scritto in un’intervista. Sicuramente i nomi da te citati sono stati molto importanti per me. Quando scrivo cerco di pensare il meno possibile. Ascolto…

Hai avuto il grande onore di completare un brano di Rino Gaetano dal titolo “Ti voglio”. Regalaci una fotografia istantanea di quei giorni in cui dovevi trovare le parole giuste, quelle che fossero all’altezza di un grande maestro della musica italiana…

È stato un miracolo. Una di quelle cose che non osi nemmeno immaginare, e invece è successa. Ascoltavo e riascoltavo il provino di Rino, per 7 giorni ho fatto solo quello.

Poi una notte mi sono venute le parole. Le ho cantate all’improvviso. Sono uscite fuori così.

Nel brano “Ci credi davvero” racconti la tua difficoltà nell’accettare i consigli di altri.. ci parli di questo tuo aspetto molto personale?

Non sono d’accordo sull’ accettare un consiglio a priori, senza farsi domande. Meglio sbagliare con la propria testa che non sbagliare per niente.

Nella mia vita sono stato molto più contento dei sbagli fatti che di quelli che avrei potuto fare, ma non ho fatto.

In cosa è cambiato e in cosa invece è rimasto uguale Artù dal primo ep uscito nel 2013?

Sicuramente non avrei creduto di arrivare a fare un terzo album. È cambiata la percezione di quello che faccio. Sapere che adesso quando scrivo una canzone ci sono persone che la ascolteranno… è bellissimo!

Cosa è rimasto uguale? L’ansia. 😉

Ti capita di non avere l’ispirazione giusta per comporre le tue canzoni? Se sì, come fai a ritrovare la tua ispirazione?

Io non scrivo molte canzoni e non ho un mio metodo.

Piu che ispirazione, alcune volte sento il bisogno di prendere la chitarra e suonare un po’. Qualche volta parto con l’accordo giusto, canto la parola giusta, e allora nasce una canzone.

Che rapporto hai con i social network e quanto credi che abbiamo cambiato il modo di concepire la musica?

Devo dire che ultimamente mi ci sono riconciliato. Come ogni cosa, ha i suoi lati negativi, ma se si usa con parsimonia è un mezzo di comunicazione incredibile. Io per esempio molto spesso faccio delle dirette su facebook proprio per parlare con tutte le persone che mi scrivono. Basta usare facebook e non farsi usare.

Un saluto per i lettori di Le Rane..

Abbraccio forte tutti i lettori di “Le Rane”..

 

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