Teryblè: guida all’ascolto di un trap boy emergente

Un brano autobiografico quello di Teryblè, curato nei minimi particolari grazie all’esperienza di Parix Hilton (già lo conoscevamo come chitarrista di Sfera Ebbasta), che ci racconta la vita quotidiana di un ragazzo che si descrive terribile: è proprio da questa definizione che prendono il nome sia il progetto che il primo singolo di Guglielmo Giacchetta, trapper bolognese, classe ’93. È giovane, ma questa non è la sua prima esperienza nel mondo della musica e sembra proprio avere le idee ben chiare sulla sua identità artistica; raccogliendo spunti da ogni genere, senza mai precludersi nulla, è riuscito ad esprimersi e ad essere autentico. Lo possiamo sentire anche in questo primo pezzo, intitolato per l’appunto “Teryble”, uscito il 23 gennaio su tutte le piattaforme di streaming. È un brano volutamente leggero, proprio come dice Guglielmo stesso: d’altro canto è così che prende la vita, con filosofia e leggerezza, ed è quello che traspare da ogni secondo della canzone.

Noi di Futura 1993 ci siamo fatte raccontare come sta cambiando la sua vita, quale feedback  sta ricevendo dal pubblico e le sue ispirazioni, anche riguardo all’estetica del suo progetto – importantissima, come per ogni trapper che si rispetti!

Ciao Guglielmo! Come stai? È appena uscito il tuo primo singolo, “Teryble”, che feedback stai ricevendo dal pubblico?

Ciao, sto bene, mai stato meglio. Sono molto soddisfatto della mia prima uscita. Credo che il mio pubblico sicuramente non si aspettasse un sound di questo tipo, probabilmente erano rimasti ad una vecchia immagine di me. Per questo devo moltissimo a Parix Hilton, il mio manager e produttore. Sono davvero contento di questo mio rinnovo, sia personale che musicale.

Quindi hai altre esperienze alle spalle? 

Assolutamente sì, diciamo che il mio background è stato un po’ travagliato.

Nell’ultimo anno mi sono rimboccato le maniche per trovare un mio sound, che ora è sicuramente più personale e pulito rispetto a prima.

Quando hai deciso che da grande avresti fatto il musicista? Che ne pensa la tua famiglia? 

Penso che non si possa decidere: “ok da grande farò il musicista” anzi, secondo me nelle situazioni un po’ ti ci ritrovi e un po’ te le crei. Diciamo che non ho fatto nulla per non trovarmici, ecco, questa è sempre stata la mia grande passione. Sicuramente coltivare una cosa con determinazione e voglia di creare è il primo passo per raccogliere i frutti di tanti sforzi. La mia famiglia fortunatamente mi è sempre stata vicina e mi ha sempre lasciato fare: sono un punto fondamentale della mia vita, one love.

Vivi a Bologna: com’è essere un trapper nella tua città?  

Sono nato a Bologna ma non ho origini bolognesi. Amo la mia città ma penso sia solo un luogo di passaggio. Essere un “trapper” a Bologna non è sdoganatissima come cosa ma sicuramente il movimento c’è e si fa sentire.

Che ne pensi della diatriba costante fra indie e trap che sembra esserci in Italia?

Credo non abbia alcun senso, è come se si facessero la guerra il metal e il pop. Che senso ha? Io faccio una cosa, tu ne fai un’altra, punto. Se proprio devono esserci dei punti di scontro – anzi, d’incontro – tra i due, dovrebbero essere contaminazioni, insomma cose che non possono che portare a qualcosa di buono. Guarda Carl Brave, per esempio. Mi sembra uno che sa quello che fa, in modo estremamente naturale… e gli viene anche piuttosto bene.

Nell’immaginario trap l’apparenza conta molto; che importanza ha per te e per il tuo progetto la moda e il lato estetico in generale?  

Ti devo dare ragione: penso che in generale nel mondo del rap e dell’hip-hop c’è sempre stata questa voglia di rivalsa e di ostentazione. Lo scenario che c’è dietro a tutta questa musica va perfettamente a braccetto con la moda e i trend del momento e io non sono da meno. La mia estetica non è particolarmente studiata, indosso quel che mi piace che mi posso permettere, per me è importante la moda: attraverso un capo qualunque riesco a interpretare tratti distinti della mia personalità, a renderli evidenti e concreti. Può sembrare un atteggiamento superficiale ma credo lo sia molto di più fingere che tutto questo non sia importante… e comunque me ne frega ben poco di cosa pensano gli altri.

So che stai lavorando con Parix Hilton, che è il tuo produttore: come è iniziata la vostra collaborazione? Quale impronta sta dando al tuo lavoro?

Bravissima, si, Parix è un mio grande amico in primis. È il mio produttore, il mio manager, nonché davvero un grande artista. La nostra collaborazione è iniziata un po’ per gioco, un po’ perché avevamo amici in comune che facevano queste stesse cose, insomma, diverse situazioni che ci hanno portato a creare tutto questo.

C’è un’omonimia fra il tuo singolo e il tuo nome d’arte, lo hai fatto perché è una canzone prettamente autobiografica?

Si, volevo presentarmi come ciò che sono. Questo pezzo parla in modo estremamente leggero di sentimenti e di come prendere la vita, con filosofia. Io sono questo.

Che progetti hai per il futuro? Hai già in serbo altri pezzi?

Sicuramente nella mia testa frulla l’idea di un disco ma voglio stare tranquillo e vivermi ogni singolo momento di questo viaggio e godermelo al massimo quindi, per ora, alla tua domanda rispondo: no spoiler.

Quali sono le tue maggiori ispirazioni musicali? Ascolti anche altri generi, oltre alla trap?

Si ascolto anche altri generi: è un periodo che sono in fissa con la musica latina. Non ho preferenze: se una cosa mi suona bene e mi piace la ascolto, potrebbero essere anche le sigle dei un cartoni animati… che tra l’altro solitamente spaccano.

Un’intervista di Anna Signorelli

Futura 1993 è il format radio itinerante creato da Giorgia Salerno e Francesca Zammillo che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Segui Giorgia e Francesca su Instagram, Facebook e sulle frequenze di RadioCittà Fujiko.

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