Intervista a Plató

Plató è Martina Platone, classe ‘96, cantautrice dalle origini napoletane e bolognese di adozione. Inizia a comporre le sue prime canzoni a 17 anni sotto lo pseudonimo di Marta portando live i suoi brani da Torino a Ragusa, condividendo il palco con artisti del calibro di Willie Peyote, VOX P, Giulia’s Mother e Gazzelle.
I primi brani dal sapore più folk acustico diventano sperimentazioni pop elettroniche mescolando l’indie e il soul grazie soprattutto alla collaborazione con TURO (Andrea Turone), già componente del gruppo Le Ceneri e i Monomi e frontman dei Brightside.

M&A è il primo estratto dell’EP di questo nuovo progetto originale. Il brano racconta un amore stagionale, che si accende ai primi albori dell’estate e che arrivato settembre si spegne, lasciandosi dietro la voglia di dimenticare tutto con qualsiasi mezzo a disposizione. E cosa c’è meglio dei buchi neri dell’alcool?

PS: quando calerà il gelo anche sulla tua estate… non dire che non te lo avevo detto!

A chi vuoi dedicare M&A?

A Salvini, ovviamente. RIDO

Di cosa parla il tuo primo singolo e cosa vuoi trasmettere a chi ti ascolta?

“M&A” sono fotografie di momenti precisi in una relazione che finisce. Dal non guardarsi più o non guardarsi più in quel modo, allo scorrere dei ricordi di momenti passati insieme, fino all’esaurimento nervoso del ritornello. È la metafora di una relazione che fa perdere il controllo, di cui il tempo annebbia e deforma i ricordi, come in un trip. Un momento prima sei in estasi e quello dopo sei preso malissimo.

Parlaci della scelta del tuo nome d’arte..

PLATÓ sono io. Il mio cognome mi ha sempre messa a disagio, mi sentivo in soggezione a confrontarmi con quel nome così grande. Io che spesso mi sento così piccola. Storpiato così, un po’ alla Napoli, assume un tono più ironico e somiglia al “plateau” dei tacchi, un accessorio tipicamente femminile. È un nome che rimane aperto a diverse interpretazioni e tutte mi completano e rappresentano. È pretenzioso ma anche paraculo. RIDO

C’è stato un momento preciso della tua vita in cui hai capito di voler fare musica?

No, penso sia stato graduale, man mano che mi cimentavo e mi circondavo di persone interessate a me ho iniziato a capire che poteva davvero essere una strada da intraprendere. Ho capito di poter migliorare e diventare brava e questo mi gasa perché significa che posso ampliare le mie possibilità di espressione. Conoscere Turo mi ha permesso di compiere un passo in avanti rispetto a chi vorrei essere musicalmente parlando. È stato, diciamo, un susseguirsi di indizi che ho scelto di cogliere e leggere in questa maniera.

Secondo te cosa vuol dire oggi essere una cantautrice?

Essere una cantautrice oggi per me significa essere una donna che scrive e interpreta da sè le proprie canzoni. È un’occasione importante, specialmente in un momento storico sensibile e delicato come quello che viviamo. Le donne oggi sono determinate a dire la propria, a farsi sentire, penso sia stimolante partecipare a tutto ciò. Condividere porta crescita.

Quando nascono le tue canzoni e da cosa trai maggiormente ispirazione?

Nascono al termine di un ciclo di esperienze. Succede quando sento di aver maturato una risposta emotiva ad una serie di eventi che compongono la vita di tutti i giorni. Ciò che mi ispira è la mia curiosità, la voglia di affrontare certe tematiche o certe emozioni che mi colpiscono e cercare di dargli un senso, un valore aggiunto.

Nel singolo di Messia uscito qualche mese fa, dal titolo “Matondo”, c’è anche una tua piccola collaborazione! Che rapporto avete e ci saranno altre collaborazioni tra voi due?

Tra me e Albi c’è una profondissima stima artistica reciproca, ci spalleggiamo e confrontiamo spesso, è un rapporto che coltiviamo con grande rispetto ed affetto. Mi affascina molto il suo modo di concepire la musica e quello che scrive, trovo sia un artista con un progetto interessante, per questo la collaborazione tra di noi non si esaurisce con i featuring. Ciascuno è molto presente per l’altro anche in background, ci influenziamo a vicenda in una costante.

 Pensi che in Italia le donne facciano maggiormente difficoltà ad affermarsi nel panorama musicale?

Qualche giorno fa ho visto le stories di Georginess in cui spiegava molto bene quali sono le difficoltà per le giovani donne di oggi che fanno musica. A volte non è nemmeno tanto affermarsi il problema, quanto farlo con l’immagine che si vuole, senza che altri ti dicano come devi apparire. Non c’è nulla di sexy e affascinante nel dover essere qualcosa o qualcuno che non ci rappresenta a pieno. Mi auguro che si inizi a capire che le persone non sono tutte nere o bianche, in mezzo ci sono tante sfumature ed ognuna di queste è semplicemente quella che è e va benissimo così, se ci fa stare bene.

 Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi da PLATÓ?

Un pop curioso. Mi piace sperimentare soluzioni sempre diverse, sicuramente bisogna aspettarsi versatilità ed eterogeneità, voglio crearmi uno stile originale.

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