Cultura, sostenibilità e innovazione: riapre il CAP10100 di Torino

Non è un mistero che due dei punti più calanti della musica italiana siano gli spazi – sempre troppo grandi o troppo piccoli – e le donne – che sono poche, e fanno fatica ad emergere. Ebbene, a Torino, sulle rive del Po’, esiste un luogo che sfida tutti questi limiti e che, dopo una pausa di quasi due anni, si appresta a risorgere più forte di prima il 17 e 18 ottobre: il CAP10100.

La storia di questo spazio l’ha scritta Valentina Gallo, una giovane donna che circa dieci anni fa ha preso quella che era una struttura inutilizzata trasformandola in uno dei punti nevralgici dell’attività musicale in città. Il CAP10100 infatti è stato il trampolino di lancio torinese per moltissimi degli artisti, come gli Ex-Otago, Andrea Laszlo de Simone, Willie Peyote, ma ha anche palcoscenico per altri già famosi come Niccolò Fabi o i Verdena. Nonostante l’arresto forzato, Valentina ha racconto le forze e un solido team ed è pronta a inaugurare un’idea di spazio tutta nuova.

Non succede spesso che un posto così, dopo la chiusura, riesca a riaprire..

La forza è stata mia, e di poche altre persone rimaste, che non hanno mollato. È stata durissima, ma chi ci ha sempre creduto oggi si gode una vittoria. Ho scritto il progetto del CAP a mano – in origine addirittura con la “K”. La realizzazione è stata fortemente voluta, come è stato fortemente voluto questo preciso spazio. Quando è nato eravamo tutti giovanissimi. Spero anche, risolti i problemi e ripartiti, di poter lasciare il testimone, tutelando chiaramente il mio lavoro e il fatto di aver inventato questo posto, a partire dal nome stesso e dal logo.

Cosa ci sarà di nuovo nel CAP10100 che riapre questo 18 ottobre?

Tutto. I soci, che cambiano perché l’associazione Teatro Orfeo, che è quella che gestisce lo spazio, è piena di movimento e guarda soprattutto ai giovani. Cambierà la modalità con cui ci proponiamo, che si divide in tre punti cardine: cultura è lavoro, sostenibilità a 360°e innovazione. Cultura è lavoro si spiega da sé. Sostenibilità significa sia ambientale, con campagne plastic free, ma anche con dei partenariati, o altre iniziative rivolte alla lotta all’omofobia, al bullismo e al sessismo. Abbiamo unito al servizio di sicurezza classico un supporto dei volontari per fare attenzione a tutte quelle situazioni “strane” o inopportune. Quindi una sostenibilità anche a livello umano, fuori e dentro lo staff. Per l’innovazione, la parte più importante è quella del connubio tra partner tecnici, privati, e le istituzioni, che hanno un grande ruolo, non solo come proprietari ma a livello di restituzione al territorio di questo spazio.

Una delle cose interessanti del CAP10100 è la composizione femminile, che è qualcosa di davvero insolito da vedere nella musica, dove in genere la presenza femminile sopra e dietro al palco è rara, mentre è abbondantissima quella sotto..

Abbiamo una fortissima attenzione alle tematiche di genere. Il CAP nasce con uno staff al 95% femminile, con donne giovani in ruoli strategici. Abbiamo Bianca Morsiani alla direzione di produzione, io stessa per la direzione artistica, Antonia Peressone da Bologna per l’ufficio stampa, Marta Palazzo sui social da Napoli, una collaborazione con Federica Piccolo per gli artisti emergenti. Cerchiamo di dare un’opportunità di lavoro e di scelta alle donne nel settore musicale e culturale. Mi piacerebbe partire con una formazione a 360° in questo senso. Non rilegherei la figura della donna solo ad “accudire” e “comunicare”. Se una donna vuole fare il direttore di produzione, può farlo. Semplicemente non importa a che genere appartieni, ti formi poi scegli cosa vuoi fare, in base alla tua indole. Ci sono anche imprenditrici che stanno investendo concretamente, proponendo servizi, per rendere questo spazio sostenibile senza andare necessariamente a finire nel “clubbing selvaggio”. Dobbiamo trovare dei metodi alternativi. C’è da dire che se come staff ce la facciamo, tuttavia trovare delle musiciste è molto più complesso. Anzi ne approfitto, faccio un appello ai booking italiane di mandarmi donne.

Qual è il bacino di gente che prospettate di coinvolgere? Che tipo di programmazione musicale avrete?

Il nostro è un medio club, ma non ci sono più i medio gruppi, maschi o femmine. È un problema di adesso, perché c’è stato un enorme periodo in cui ospitavamo artisti così, e c’era anche un po’ la dinamica del gusto di fare una cosa in un posto bello, un posto con un’idea. Non ce ne sono altri in città, al centro, sul Po’. Abbiamo fatto delle ospitate con Salmo, presentato Educazione Sabauda di Willie Peyote, gli Eugenio in Via di Gioia, gli Ex-Otago. Credo che per  la natura di questo posto e per le varie dinamiche energetiche che ha dietro, quel che succede qua dentro anticipa sempre quel che succede fuori. La mia speranza è quella di lanciare un’idea e che qualcuno la raccolga. Guardare oltre, dare fiducia alla nuovissima generazione, riuscire a smuovere questo mercato da sotto. Per la programmazione pensiamo all’hip-hop, alle nuove promesse, a versioni intimistiche degli spettacoli di artisti più famosi, e durante la settimana insistere con la formazione di giorno mentre per la sera proporre blues o jazz. Così il CAP non sarà solo un club, ma un vero e proprio luogo di ritrovo  per tutti i giorni.

Non ci resta altro che aspettare l’inaugurazione del nuovo CAP10100, il 17 e 18 ottobre, a Torino.

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