Artisti ed effetto Sanremo: come ti cambia il palco dell’Ariston

Il Festival di Sanremo è da sempre il concorso musicale più illustre, ambito e seguito nel nostro Paese. Dalla sua prima edizione nel 1951 ad oggi, la nota kermesse ha dato spazio e voce ai progetti musicali che hanno fatto la storia della musica italiana: da Domenico Modugno a Claudio Villa, da Anna Oxa a Toto Cutugno, fino ad arrivare agli odierni protagonisti dello scenario artistico e radiofonico nazionale, come Elisa, Francesco Renga, Arisa e i Måneskin.

Non c’è dubbio, insomma, che quello dell’Ariston sia da oltre settant’anni un palco sacro; un palco capace di fare da spartiacque nel percorso artistico di chiunque lo calchi. Ogni concorrente e, in particolar modo, ogni progetto vincitore del Festival può senza dubbio delineare nella propria carriera una linea di confine tra ciò che c’è stato prima e ciò che c’è stato dopo Sanremo.

L’articolo che segue – è doveroso specificarlo – non è finalizzato a ribadire concetti triti e ritriti; ma si concentra, piuttosto, su un nuovo, inestimabile e, al contempo, terribile valore aggiunto che ha caratterizzato le ultime edizioni del sopracitato Festival. Esibirsi sul palco dell’Ariston sembra essere oggi l’unico modo per mutare significativamente le sorti del proprio progetto musicale.

Lo chiameremo “effetto Sanremo”.

“Il 2021 è un anno problematico per la musica. Sanremo è l’unico palco vero, reale, dove poter cantare”.

Questa è una dichiarazione rilasciata e ribadita a più riprese da Fedez. Si tratta di una risposta a chi ha criticato la sua partecipazione in coppia con Francesca Michielin alla scorsa edizione del Festival. Rileggendola ora, a distanza di oltre un anno, suona più come un’orribile profezia che come una mera giustificazione. Il sovraffollamento di proposte musicali (sia affermate che emergenti) prima e l’arresto obbligato del settore della musica live italiana scaturito dalla pandemia globale poi hanno prodotto uno scenario caotico. Suonano tuttə, ma non ascolta nessuno (per davvero).

In altre parole, all’interno di un contesto artistico così affaticato e disilluso come il nostro, se è vero che fare musica è complicato; è altresì vero che ampliare la portata mediatica del proprio progetto musicale è un processo lento e tutt’altro che scontato.

Fedez Francesca Michielin Sanremo
Francesca Michielin e Fedez
In passato era fondamentale suonare sul maggior numero di palchi possibile; oggi la quasi totalità di artistə e band sembra puntare sull’unico palco nazionale in grado di fungere da autentico e lungimirante trampolino di lancio: il palco dell’Ariston.

A questo punto, carə lettorə, è probabile che le mie considerazioni richiamino alla tua mente i nomi degli ultimi progetti vincitori del Festival di Sanremo. Mahmood, Diodato e i Måneskin per la categoria “Campioni”, ma anche Rocco Hunt, Giovanni Caccamo e Ultimo per la categoria “Nuove Proposte”. Tutti volti, questi, che abbiamo scoperto e inserito nel nostro immaginario collettivo proprio grazie al trionfo ottenuto durante le loro rispettive partecipazioni al Festival.

Potrebbe risultare quasi banale star qui a discettare della notorietà artistica come diretta conseguenza della vittoria in un concorso musicale tanto importante. A seguito delle loro edizioni sanremesi, infatti, Mahmood è diventato uno dei principali protagonisti della scena urban-pop italiana; Rocco Hunt ha cambiato la percezione e l’uso del dialetto nelle canzoni rap di stampo più mainstream e i Måneskin hanno visto crescere a dismisura e in tempi record la loro fama e il loro seguito dentro e fuori dai confini nazionali.

Un risultato, quest’ultimo, che neanche la partecipazione della band romana a X Factor nel 2017 era riuscita a produrre. Questo perché – non mi stancherò mai di dirlo e di scriverlo – i talent creano artistə stagionali che, seppur talentuosə, vengono dimenticatə in fretta. Mentre il Festival di Sanremo consacra, ad oggi, dei veri e propri fenomeni musicali. E la cosa strabiliante è che questo non vale esclusivamente per chi vince il Festival.

Pensiamo all’ultima edizione della kermesse e a quei progetti musicali che, pur non portandosi a casa la vittoria, sono stati protagonisti di record a dir poco sensazionali da un punto di vista radiofonico, social(e) e mediatico.

Il pezzo “Musica Leggerissima”, portato in gara da Colapesce e Dimartino, è il brano che ha collezionato più presenze al primo posto della Classifica EarOne Airplay Radio nel 2021, diventando la canzone più trasmessa in radio su tutto il territorio nazionale, conquistando cinque dischi di platino e superando i 75 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma YouTube.

Se consideriamo, inoltre, l’inopinabile notorietà del traccia e la sua trasposizione nella (quasi) totalità di contenuti generati dagli utenti che, specialmente durante la scorsa stagione estiva, hanno spopolato e creato nuovi trend sulle piattaforme social, possiamo affermare senza ombra di dubbio che “Musica Leggerissima”, pur non essendo il brano vincitore della 71esima edizione del Festival di Sanremo, è stata la canzone italiana più ascoltata, cantata, trasmessa e condivisa del 2021.

Da un’indagine effettuata da TalkWalker – e riportata da Marketing Espresso su IG – sui dati relativi all’hashtag #Sanremo2021 sono emersi due risultati non soltanto interessanti, bensì illuminanti per la sorprendente attinenza con i fatti reali che si sarebbero verificati nel corso del Festival.

I cantanti più nominati in associazione all’hashtag analizzato sono stati Irama, Orietta Berti e i Måneskin; mentre i tre cantanti più quotati nella classifica dei 100 account social più influenti della 71esima edizione del Festival sono stati Fedez (40esimo posto); Francesca Michielin (36esimo posto) e i Måneskin (4° posto).

Non il destino. Ma l’impatto degli artisti sul pubblico vorrà che questi ultimi tre nomi saranno proprio quelli che vedremo sul podio nella serata finale del Festival.

Insomma, le coincidenze esisteranno pure nella vita di tutti i giorni, ma non all’interno di un Festival dalle dinamiche sempre più social-popolari.

Nel bene e nel male, l’artista sanremese è al centro e, a tratti, in balia dell’opinione pubblica. Una dimensione – offline, ma anche e soprattutto online – in cui convergono pareri, dibattiti e contenuti a sfondo sanremese prodotti da fasce d’età sempre più variegate, ampie e interessate alla kermesse.

Ne deriva che stonare sul palco dell’Ariston (come Aiello), fare una gaffe durante un’intervista (come Orietta Berti) o dover competere in quarantena a causa del COVID durante il Festival (come Irama) diventano singoli, sfortunati episodi che, al pari di esibizioni riuscite, cover originali e personalità di spicco, bastano per alimentare miriadi di meme, tweet, post e stories, ossia tutti quei contenuti altamente virali che contribuiscono a dare notevole visibilità agli artisti rispecchiando i sentimenti e le nuove consapevolezze del pubblico italiano.

Perché se è vero che i dati mostrano l’aumento del seguito online di chiunque partecipi al Festival (dall’incremento di +2,3k nuovi followers di Davide Toffolo, a quello di +374k dei Måneskin ottenuti durante la scorsa edizione della kermesse); è altresì vero che la trasposizione socioculturale di questi numeri è un nuovo immaginario collettivo in cui trovano (finalmente!) posto alcuni progetti musicali giovanissimi (Madame); altri indiscutibilmente originali (La rappresentante di lista, i Coma_Cose, Willie Peyote) e altri ancora considerati – prima della partecipazione al Festival – prettamente di nicchia (Colapesce e Dimartino).

Che siate baciatə dalla fortuna o perseguitatə dai tweet, una cosa è certa. Se mai vi esibirete sul palco dell’Ariston, la vostra vita cambierà (e con essa anche il numero dei vostri followers).

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