Metti un po’ di musica di Colapesce e Dimartino: 12 brani per conoscerli meglio

Colapesce e Dimartino saliranno sul palco del Festival di Sanremo e spaccheranno di brutto le classifiche”. Se mi avessero detto una cosa del genere sei anni fa probabilmente avrei sorriso ma non ci avrei creduto fino in fondo. Con la consapevolezza di essere tra i pochi a custodire un prezioso gioiello, avidamente avrei pensato che un giorno avrebbero potuto davvero arrivare a tutti ma che avrei preferito tenerli solo per me.

E invece è accaduto: pochi giorni fa sul palco del Festival di Sanremo hanno spaccato.

L’hanno fatto con la loro Musica Leggerissima, hanno lanciato un amo a cui è stato difficile non abboccare. Il brano si inchioda nella mente, coinvolge il bacino e poi le spalle. Stare seduti o sdraiati non ci impedisce di muovere una qualsiasi parte del corpo a tempo. Dormirci su non serve a nulla e prima o poi durante la giornata apriamo Spotify e la facciamo girare un po’ di volte in loop. Poi ci diciamo “no dai, ascoltiamo altro”. Dopo due brani o tre, non sappiamo come ma ecco che… “metti un po’ di musica leggera che non ho voglia di niente” (ecco, in questo momento c’è chi ha letto l’ultima frase canticchiando e chi mente). Il nostro organismo la vuole, le orecchie la pretendono: una sorta di astinenza prende possesso delle nostre facoltà, una febbre da balera che ha un assoluto bisogno di divampare a un concerto. Ma come hanno fatto?

Ebbene, per provare a rispondere a questa domanda probabilmente sarà necessario conoscere meglio i due cantautori siciliani.

Colapesce e Dimartino li ho sempre trovati molto diversi tra loro. La “poetica” del primo è sempre stata molto evocativa: nelle sue canzoni, soprattutto nei primi lavori, le strofe costruiscono una sceneggiatura in cui nessun dettaglio è lasciato al caso. Puoi vedere nitidamente il momento preciso descritto nei versi che scorrono su tappeti di sonorità che, via via nella carriera di Colapesce, si sono fatte sempre più sperimentali. Colapesce è un cantautore, ma con la grande intelligenza di saper evolversi sfruttando collaborazioni davvero particolari: come quella con Mace nel brano “Immaginario” (che non troverete su Spotify ma qui), oppure quella con Iosonouncane alla produzione di “Infedele“, ultimo disco da solista del siciliano. Il secondo, Dimartino, è un cantautore nel senso più classico del termine. Il suo stile potremmo definirlo più “narrativo”. Dalla citazione letteraria, ai dialoghi che rendono reale il racconto, all’interpretazione, i dischi di Dimartino sono molto simili a dei romanzi veristi in cui si intrecciano storie di paese, viaggi, amori e personaggi estremamente reali.

Per farveli conoscere al meglio abbiamo selezionato 12 brani da cui iniziare: non è stato facile. Vi consigliamo comunque di ascoltare i dischi di entrambi per intero, poiché Musica Leggerissima in questo caso è solo la punta dell’iceberg di un repertorio vastissimo, vario e coinvolgente. Abbiatene cura.

La zona rossa, Colapesce

So cosa molti di voi stanno pensando e no, La zona rossa di Colapesce non è stata scritta nel 2020 e non parla della pandemia. La canzone risale al 2012 ed è contenuta in Un meraviglioso declino, album vincitore del Premio Tenco 2012 come migliore opera prima. Il testo è una descrizione dolce e malinconica di una compagna (nel senso politico del termine) e della sua disillusione: va ai cortei, fuma a colazione, da anni sventola bandiere ma, con l’avanzare del tempo, di rosso ormai è rimasto solo il suo viso. Musicalmente il brano è molto diverso da quello ascoltato (e ballato) a Sanremo, potremmo definirlo a tratti “rockeggiante”. Proprio questo ritmo diverso da quelli sperimentati recentemente dall’artista rende necessario l’ascolto del brano, per comprendere meglio il percorso e l’evoluzione musicale di Colapesce.

Non ho più voglia di imparare, Dimartino

Non ho più voglia di imparare è una canzone del 2012 e fa parte dell’album Sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile, coprodotto da Brunori Sas. Sono abbastanza sicura che circa il 90% degli studenti universitari si possano rispecchiare in questo pezzo: quante volte non ci è interessata la lezione che stavamo seguendo? Quante volte abbiamo pensato di non voler continuare, tanto “non serve a niente”? Quante volte abbiamo maledetto l’università, la burocrazia o la spiegazione sul “socialismo nelle dispense di un massone?” Se anche voi almeno una volta avete fatto riflessioni del genere, allora la canzone di Dimartino è la colonna sonora perfetta per la vostra carriera universitaria. A mio avviso, questo pezzo è essenziale per approfondire il repertorio di Dimartino, in quanto qui emerge tutta la sua capacità tipica di riuscire a rendere poetica una situazione abbastanza comune ed usuale.

Lo stretto necessario, Levante feat. Carmen Consoli (scritta da Colapesce e Dimartino)

Molti di voi sicuramente conosceranno Lo stretto necessario, una delle canzoni più passate in radio nell’estate del 2019 e cantata da Levante e Carmen Consoli. Forse però non tutti sanno che la canzone è stata scritta da Levante insieme a Colapesce e Dimartino nel lontano 2016, tutti accomunati dalle origini siciliane. Nel brano, la descrizione dei luoghi della Sicilia si intreccia con quella dei sentimenti e delle esperienze di vita vissute in quei posti, il tutto accompagnato da un dolce velo di malinconia. A mio avviso, questo brano è quello che meglio incarna la cifra stilistica dei due cantautori siciliani: su una base apparentemente allegra si fa strada un sentimento malinconico per il luogo natio, che ti porta a cantare la canzone lasciandoti però un mezzo sorriso rattristato. Nell’album Magmamemoria MMXX (Deluxe Edition) di Levante è possibile ascoltare la versione live della canzone cantata da Levante, Colapesce e Dimartino.

Restiamo in casa, Colapesce

Ma quanta luce i tuoi occhi, sento tremare i ginocchi. Era il 2012 quando un giovane cantautore siciliano pubblicò il suo album d’esordio dal titolo Un meraviglioso declino. Si chiama Colapesce, all’anagrafe Lorenzo Urciullo. Un meraviglioso declino, a differenza del titolo, è stato un gran album d’esordio. Belle canzoni, musica raffinata, testi incredibili, così incredibili da vincere la Targa Tenco (come abbiamo detto) nella categoria “migliore opera prima”. Un altro brano che dovete assolutamente conoscere di questo disco è Restiamo in casa. Il singolo, il primo del disco, sembra una previsione fatta da Colapesce su quello che sarebbe accaduto otto anni dopo. Una chitarra classica accompagna le dolci parole del cantautore che chiede di restare in casa perché l’amore, è anche fatto di niente. Ed è proprio questo niente che ci serve, così da poterci aggrappare a questo per stare meglio. Perché proprio questo brano? Difficile scegliere una canzone che rappresenti Colapesce. Però, se dopo Musica Leggerissima vi siete chiesti qual è stato il passato musicale dell’artista, beh dovete partire dal principio.

Giorni buoni, Dimartino

E cosa resta quando tutto si ferma? Ogni volta che ascolto Dimartino mi sembra di ascoltare uno di quegli artisti che ascoltava mia madre quando ero piccola. Io in sala a giocare e lei in cucina con lo stereo in sottofondo. Giorni buoni sono quelli di cui abbiamo bisogno, in questo periodo più che mai. La canzone ci insegna a trovare la nostra strada nonostante il caos della vita, perché alla fine, ci saranno sempre dei giorni buoni. Il brano è contenuto nel disco Afrodite (2019), quarto album in studio del cantautore siciliano. Un disco diverso dai lavori precedenti, più energico e più attivo: ricorda tanto i lavori dell’ultimo Battisti. Un album più biografico rispetto ai precedenti: racconta momenti di vita che vanno dalla crescita professionale alla bellezza della paternità. Se siete nuovi nella scena dimartiniana, Afrodite è un album FONDAMENTALE per conoscerlo appieno.

Luna Araba, Colapesce Dimartino feat Carmen Consoli

È un istinto primordiale, riuscire a non farsi male. Ci sono quei momenti in cui accadono cose davvero belle e la collaborazione tra Colapesce e Dimartino è una di quelle. Nel 2020 esce I Mortali, preceduto da un trailer su YouTube che annunciava l’uscita del progetto. I Mortali è un disco speciale che ha unito il genio dei due artisti in un unico prodotto. È come un poker d’assi, un gol all’ultimo minuto, come il cornetto delle sei del mattino in estate. Tra le tante chicche dell’album ce n’è una che ha incuriosito: Luna araba con Carmen Consoli, la cantatessa (sì di nuovo lei). Una canzone siciliana doc che racconta l’estate, i ricordi e le memorie dell’isola. Una triade di voci che si intrecciano tra Normanni, le influenze spagnole di Ortigia e, appunto, le lune arabe. Perché dovete ascoltare questo brano? Ecco questa è una di quelle domande a cui non so darvi una risposta. Dovete ascoltarla e basta.

Una storia del mare, Dimartino feat Francesco Bianconi

Quella che leggerete e ascolterete qui è prima di tutto una storia, e poi un brano. Dimartino e Francesco Bianconi scrivono a quattro mani un racconto che ne abbraccia altri mille, dove il calore vocale di quest’ultimo si contrappone perfettamente alla freschezza del primo.
Voi direte: sì, i soliti racconti degli amori estivi che svaniscono e poi ritornano, ma io vi dirò: no, che questo è un brano di una storia grande come il mare che la ospita. L’amore masticato, divorato e poi abbandonato al tempo di un’estate che lascia ripetutamente il posto all’inverno, si riduce ad una novella che, ormai terminata, appartiene solo alle braccia del mare. Lui, siciliano, ogni volta che lei, romana, va via, le ricorda di quanto sia importante che il loro amore li abbia sporcati di sangue e sabbia, e che è proprio questo a donargli l’autenticità tra mille altre storie stagionali.

Piccoli Peccati, Dimartino

Semmai ti venisse voglia di diventare buono, ma solo per un momento, ci sarebbero dei Piccoli peccati da confessare. Sono davvero piccoli, dolci e nascosti nelle azioni più quotidiane dei tuoi giorni. Il brano fa parte dell’album di Dimartino del 2012 Sarebbe bene non lasciarsi, ma abbandonarsi ogni tanto è utile, che già accenna nel titolo alla propedeuticità dell’abbandono per percepire la leggerezza, non per contenuti, dei brani all’interno. Qui leggeri sono i peccati; leggera è lei che non sbaglia mai, leggera è la voglia di diventare buoni che svanisce subito o forse neanche arriva. Leggero è questo brano che plana dall’alto, coglie i dettagli di una gioventù che sarebbe un peccato dimenticare così facilmente, e li riporta come polline nella tua quotidianità.

Le foglie appese, Colapesce

Con una manciata di parole Colapesce è in grado di materializzare letteralmente il brano di fronte ai tuoi occhi. Le foglie appese è l’ennesimo viaggio sonoro riuscito bene di Un meraviglioso declino del 2012, ed è incredibile come, sfogliando l’intero album, pare davvero che non sia stato in grado di sbagliarne una. La potenza evocativa di questo brano sta nelle foglie appese ai capelli e un amore che si deposita poco più in alto degli occhi, così come nella commozione che fa sparare all’abitudine e un tramonto che crolla sotto il mare. Non v’è una sola parte di questo brano che non si sia presentata di fronte alla mia vista perfettamente nitida, che mi abbia fatto sentire fuori luogo e senza un tempo. Definire Le foglie appese come un capolavoro, potrebbe sembrare un espediente troppo giornalistico, dunque perché non lasciare che sia la sua potenza evocativa a parlare, non definendosi, bensì costruendo l’idea di un immaginario più che realistico.

Ti attraverso, Colapesce

Ho percorso i miei sbagli, fatto nuovi bagagli, tutto senza bersagli. Non sono in grado di dire se ci siano album oggettivamente perfetti; esistono, però, quei dischi fatti di canzoni, che si evolvono in un modo in cui non avresti immaginato e che hanno quella capacità di intersecare nei consueti 4 minuti, elettronica e cantautorato riflessivo, testi complessi su melodie spensierate. Ti attraverso di Colapesce è una di queste ed è il singolo che ha annunciato l’album Infedele uscito nel 2017, prodotto insieme a Iosonouncane. La canzone si presenta con note di pianoforte ridondanti che introducono in quadri di vita quotidiana sicula, quasi come per rompere il ghiaccio. Le parole, sempre in crescendo, si mettono, poi, a nudo in una musica dolcissima, leggerissima, che ha il potere di farti raggiungere una totale pace dei sensi, proprio quando si tratta della triste incomunicabilità di un rapporto di coppia. “Ti vedo, ti attraverso, ma non ti capisco” è la frase che incarna l’anima Doppelgänger della canzone, la quale è stata suonata sulla scogliera di Siracusa insieme a Brunori Sas. Un’esibizione bellissima in un perfetto Locus Amoenus.

Al di là dell’amore, Brunori Sas (scritta insieme a Dimartino)

Ma vedrai che andrà bene, Andrà tutto bene. sì, lo abbiamo scritto molte volte per rassicurarci e cantate altrettante, ma forse non sappiamo che dietro a queste parole di Brunori Sas, c’è anche la penna di Dimartino. Ricorrente è infatti, la collaborazione con il cantautore cosentino. I loro percorsi d’autore si sono incrociati molte volte, perfino in uno dei brani di Brunori più recenti, nonché più conosciuti: Al di là dell’amore. Tratto dall’album Cip!, questa canzone è un manifesto politico universale, che dice quello che non siamo in grado di dire in un’epoca non superflua, dove nelle spiagge è normale trovare “un sogno che muore”. La musica è insolita, si discosta dalla linea acustica tipica di Brunori e si avvicina, in parte, più alle sonorità di Dimartino. Il connubio tra i due cantautori ci assicura un testo perfetto che, servendosi dell’aiuto di voci del coro esorta l’ascoltatore ad attenersi a un unico comandamento: “tracciare di nuovo il confine fra il bene ed il male”, in un momento in cui, come aveva già sostenuto Dimartino: “Un paese ci vuole”.

Come una guerra la primavera, Dimartino

Ciò che contribuisce alla grandezza di un artista e che delinea le caratteristiche della sua ars poetica, è indubbiamente la terra in cui questo si è formato. “Dai mattoni di una provincia, costruiscono un’altra vita”. Nel 2015 è uscita Come una guerra la primavera, singolo che ha anticipato l’uscita del disco Un paese ci vuole di Antonio Dimartino. Con l’aiuto di un elegante pianoforte, nella canzone vengono dipinte scene di vita quotidiana di Misilmeri, comune dell’area metropolitana di Palermo, paese natio del cantautore. Il volo della rondine primaverile, è il testimone di questo quadro pittoresco, da cui emerge l’incanto del vero significato di “paese”, nella sua accezione più umana del termine. Il titolo dell’album, che è preso in prestito da Cesare Pavese, allude alla volontà di ricercare la bellezza nelle proprie origini e a ritornare in quei tanto cari “cortili di sogni belli”. Il quadro si interrompe di getto alla fine della canzone e la magia finisce… solo con il videoclip, che è un vero cortometraggio, puoi riviverla. Vedendolo, capirai che tutto quello che ti eri immaginato non era solo una fiaba narrata.

Un lavoro di Martina Quagliano, Lucrezia Costantino, Cristiana Dicembre, Claudia Verini e Raffaele Annunziata

1 Comment

  1. Federico 13/03/2021 at 8:47 am

    Manca un brano “pazzesco” come “Ci diamo un bacio”, di Dimartino, soprattutto nella versione con la Rappresentante di lista.


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