LOGO: l’equilibrio tra parola e immagine [Intervista Doppia]
Giulia Di Gregorio ha scelto LOGO come nome d’arte. LOGO è abbreviazione di logotipo, fusione tra il corrispettivo greco di parola e lettera. È una parola tagliente, incisiva: contiene soggetto ed oggetto, titolo e contorno. Il logo come qualcosa di facilmente riconoscibile, entità che trasmette valore e “missione”. Giulia utilizza uno stratagemma capace di unire vita musicale ed extra lanciandosi nello stagno con tre singoli: Samurai, CDB e Pugni. Rispettivamente marzo, aprile e giugno 2020.
Una sorta di trilogia, potremmo azzardare.

La prima traccia è una interessante scacchiera in cui le mosse dell’eroe si spingono verso un’utopia emotiva/vitale capace di riempire un vuoto, un ossessione. Impegnarsi a fondo come fosse una battaglia, un samurai senza macchia. Oltre il crudo valore d’opinione, Samurai è una metafora calzante della visione di Giulia. L’impegno nei riguardi della musica equivale ad una missione in cui ogni mezzo è valido, ogni sovrastruttura può essere ribaltata. È una metafora del percorso di purificazione verso i propri sogni. Da Verbania alla conquista del mondo. Dalla placida tranquillità del lago Maggiore allo stagno putrido ed insidioso del panorama musicale italiano e, allargando il compasso, nella sua vita di giovane donna.
Samurai si legge meglio se rapportata al singolo successivo, CDB (Crampi di battaglia). Il tema della battaglia e del conflitto è qui estremizzato: l’eroe è solo, stremato da un amore che non gli rende abbastanza. Samurai e CDB formano una coalizione per supportare il cammino di Giulia alla riscoperta quotidiana di sé, corroborando la corsa verso l’obiettivo.
La trilogia si chiude con Pugni, traccia sicuramente più riuscita e matura: “quando tiri fuori il dolore, battilo con il pugno e tanto sudore”. Il samurai alza gli occhi al cielo, ha la pancia piegata dagli spasmi dell’insoddisfazione e pugni sporchi. Le atmosfere elettroniche dei primi due singoli lasciano il passo ad un intimistica primitività, la voce è meno distorta. Giulia parla direttamente a sé stessa, alla propria immagine reale, guardandosi indietro e cercando riposo per un attimo. Una trilogia, abbiamo accennato. Un lavoro che prende energia e significati anche dal lavoro grafico e visuale cucito in maniera sartoriale dalla sorella Silvia. Chi ti conosce sa cosa vuoi, ovvio. Ma Silvia “scavalca” Giulia aggiungendo un pizzico di universalità alla voce della sorella: leggere visivamente le tracce significa compenetrarle, farle proprie.
Ma questa è la recensione di un EP, starete pensando.
La trilogia è contenuta in Inverno Deep, l’EP di esordio di LOGO. Perché non parlarne in maniera univoca? Perché Giulia ha utilizzato uno stratagemma interessante. La trilogia equivale a considerarla una compagna di viaggio, una coinquilina con cui desiderare chiacchierare. E quel “deep” lo dimostra tutto. Inverno profondo o profondo inverno ci riallaccia a panorami intimi e distanti: Giulia è una sorta di navigatore tra la neve.
Ma ha ben presente il suo percorso. Non a caso LOGO è anche la traccia di apertura dell’EP. Una traccia scanzonata ma che racconta la caparbietà del personaggio, capace di essere “oltre” le chicane dei rapporti umani e lavorativi. Si prosegue con Rompompom. Anche per il video di questa traccia interviene Silvia, raccontandoci una Giulia mille forme, legata ai luoghi della sua infanzia e ad un metaforico viaggio in treno. L’infanzia, la perdita dell’innocenza.
Dopo Samurai, di cui abbiamo già parlato, si passa a Gentaglia. La traccia, scritta con Brenneke, riprende il tema centrale di tutto il lavoro di LOGO: cadere e rialzarsi nonostante tutto. L’amore come conoscenza dell’altro ma senza perdere la propria individualità. La gentaglia può essere il divertissement di una sera, rappresentano una scusa per una relazione che ha perso lo smalto di un tempo. Il samurai sbanda ma non cade. CDB e Pugni (traccia da ascoltare senza se e senza ma) chiudono il lavoro.
Abbiamo deciso, per chiudere il cerchio, di rivolgere dodici domande a Giulia e Silvia: il loro rapporto, influenze musicali, punti di contatto e differenze.
Rompiamo il ghiaccio. Avete spesso raccontato di lavorare bene insieme, di possedere una visione “confluente” sull’Arte. Questo è sicuramente un grosso vantaggio. Dovendo essere severi, cosa cambiereste della visione dell’altra?
Giulia: Silvia, ma perché vuoi sempre farmi ballare? ahahah
Silvia: Il nostro vantaggio è che abbiamo la disinvoltura e l’intimità dell’essere sorelle. E ciò significa che non abbiamo neppure i peli sulla lingua, discutiamo davvero di ciò che ci piace o non ci piace, liberamente. Non cambierei niente della visione di Logo perché è solo confrontandoci che si ottiene quella visione “confluente”. Eh sì, scusami Logo se ti faccio ballare sempre, ma sei così brava! E poi abbiamo avuto dei super coreografi sia per Samurai che per ROMPOMPOM.
Lavorando insieme, i vostri lavori sono influenzati da una visione comune. Non pensate che questo possa inibire il processo creativo individuale? Sono lavori che potrebbero ai vostri occhi “invecchiare” facilmente?
Giulia: la visione comune è data dall’educazione, dal percorso fatto insieme, dai valori che ci sono stati trasmessi, come tra fratelli. Fortunatamente ci occupiamo di cose diverse, un po’ come succede nelle correnti artistiche, pensa al futurismo, ci sono dei concetti e una visione comune, che si declinano in poesia, tipografia, scultura e pittura. Credo anche che la musica, i video, siano anche dei modi per non invecchiare proprio.
Silvia: Sono d’accordo con Giulia. Ognuno cresce individualmente per lavorare in gruppo. Parlando del mio lavoro, preparare e costruire un video è un lavoro collettivo, non l’ho fatto da sola, ma con un team, fatto di diversi reparti: dalla direzione della fotografia del mio braccio destro che ammiro ogni giorno come mentore saggio Sammy Paravan, ai giovanissimi Studio Genesi che ci hanno aiutato con la produzione sul territorio e tantissime altre maestranze con cui abbiamo collaborato. Ritornando all’arte, all’invecchiare, all’influenzarsi, siamo tutti suggestionabili e modificabili, ed è una cosa bellissima. Mutare secondo le proprie idee ed esigenze è parte integrante del processo creativo di un’opera, è così che non si muore mai!
L’attuale panorama musicale sembrerebbe premiare solo immagini glam e stream. Per lavoro siete immerse in tutte le sovrastrutture che compongono un lavoro artistico. Cosa pensate a riguardo? Cosa proponete?
Giulia: le artiste donne dovrebbero affidarsi di più a fotografe e registe (donne), così si raccontarsi con un occhio diverso da quello maschile, che è già ben presente e secondo me appiattisce un po’ tutto.
Silvia: Verissimo, sono d’accordo con Logo, dobbiamo fare gruppo e cercare nuovi modi di rappresentazione. Cerco sempre di andare oltre, di leggere, di vedere cose diverse, di cercare nuovi modi di conoscere le cose, ad esempio scopro un sacco di bei gruppi su Radio Fip, Lifegate oppure bei film su Mubi! Amo il mercato inglese e anche quello francese, in questo sono sempre stati molto avanguardisti e aperti rispetto a noi.
Roma e Milano sono capitali dualistiche delle arti figurative in Italia. Quale è il vostro rapporto con entrambe? Potenzialità e limiti.
Giulia: Roma è la città più bella del mondo, vado a visitarla sempre volentieri e mi accoglie sempre con qualcosa di nuovo. Milano è la città dove vivo, è diventata più bella negli ultimi anni, ma deve diventare a misura d’uomo e guardare a città come Rotterdam e Barcellona e non come Londra e New York, altrimenti diventerà ancora più classista.
Silvia: Roma ci ho vissuto sette anni, la considero bella, enorme e tanto difficile ma è sempre la mia casa. Milano ci vado per Logo, ci ho vissuto poco, ho tanti amici, non so se ci abiterò di nuovo. Mi aspettavo che ci chiedessi qualcosa su Verbania, la nostra provincia, quella sì che spacca 😉

Giulia, Inverno Deep. Come nasce? Descrivilo con tre parole.
Giulia: Inverno Deep è il mio primo EP, autoprodotto, nasce dalla mia attività di scrittura di canzoni, ne scrivo molte. Ho una mente progettuale e mentre scrivevo, già vedevo i pezzi tutti insieme. Lo descrivo in 3 parole: ironia, malinconia e rabbia.
È un periodo particolare. Senza voler essere banali, come hai affrontato il lockdown? Giulia, te l’avranno già chiesto: quanto e se la genesi di Inverno Deep ti ha aiutato ad affrontarlo. Noi perché dovremmo ascoltarlo?
Giulia: sono molto ligia alle regole e severa, l’ho vissuta abbastanza bene grazie alla musica e al fatto che sono una persona molto forte. In questo periodo evito di fare programmi a lungo termine, non mi fa stare bene e ci sono troppi imprevisti dati dalla dall’emergenza sanitaria in corso.
Inverno Deep è nato molto prima del lockdown, tranne Gentaglia, che ho scritto insieme a Brenneke proprio in quei mesi, è stata un’attività terapeutica!
Inverno Deep è originale e rassicurante: tanti ci hanno rivisto gli anni 2000, il punk rock, mondo da cui arrivo. Non c’è qualcosa di simile in giro, grazie anche alla sinergia con il mio producer Simone Waxlife Lanza, che arriva da un mondo molto diverso dal mio.
Samurai. L’amore come forma di autosostentamento forzato, come ossessione. Un sentimento puro perché privato della componente romantica a favore di un impegno totalizzante. Il video, l’atmosfera pulita e quasi glaciale, rende bene l’idea. Come nasce?
Giulia: per il video mi sono affidata totalmente a Silvia e al suo gruppo di lavoro, davo dei riscontri man mano mi facevano vedere le varie idee su location, outfit, eccetera
Silvia: Il video di Samurai nasce tra una visione comune tra me e Sammy Paravan, nella ricerca di una location eterea e sopra le righe. Mi ricordo che io e Logo eravamo a casa nelle vacanze di Natale e facevamo moodboard mentre nostra madre cucinava, poi dopo pranzo ne parlavamo ancora e ancora. A moodboard più o meno fatto ci siamo messe a discutere e preparare il video con gli altri ragazzi dei reparti per poi girare a fine gennaio inizio febbraio 2020, appena prima che si scatenasse tutto. Infatti le mascherine non sono di riferimento al covid ma agli outfit ninja bellissimi ideati dalla costumista Saveriana Bubani per i ballerini, in tema Samurai per l’appunto.
CDB. Il dolore fisico e il senso di inadeguatezza della storia che ci allontana da noi stessi e dal mondo esterno. È per questo che nel video ci sei solo tu, senza sovrastrutture? Perché è “un nemico che in realtà non c’è”?
Giulia: è una battaglia con se stessi, quindi il nemico non è reale. A volte siamo alla ricerca di un avversario da combattere, mentre il problema risiede dentro di noi. Guarda l’accanimento mediatico su alcuni esponenti politici o persone…
Silvia: penso che il video di CDB sia molto vero, crudo, senza paura delle sbavature tipiche della realtà. Il video è immerso in una location bellissima con i cavalli, ma non c’è nessun altro in realtà, un dialogo senza stacchi tra la telecamera e Giulia che suona, niente di più sincero, come avete scritto voi, è senza sovrastrutture.
Pugni. Perché avete scelto la Russia? È una metafora per un luogo lontano? Qualunque sia la distanza, ci si potrà sempre venire incontro?
Giulia: volevo un luogo esotico, ma con un tocco di casa, per questo il girato delle vacanze a Mosca di Silvia e nostro padre era perfetto.
Silvia: Nel 2017 io e nostro padre, Vladimiro, siamo andati a Mosca per il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre, un evento internazionale, enorme e bellissimo. Abbiamo visitato la città, conosciuto persone da tutto il mondo e ovviamente mi sembrava l’occasione giusta per riprendere tutto con la mia handycam. Giulia ha montato con maestria queste immagini tra intimità, sguardi da turista, khachapuri e freddo. Perfettamente in linea con Pugni (che nel frattempo è diventata la canzone preferita di papà).
Rompompom. Tante versioni di Giulia (cagnolini superstar) per ricordarci che solo a casa siamo davvero noi stessi. Avete scelto Verbania, i luoghi a voi cari. Cosa é “casa” per voi?
Giulia: “casa” per me è affetto, sostegno, un letto comodo e cose buone da mangiare.
Silvia: Casa è dove ci sono io, Gagarin (il mio gatto nero), il libro Lenin di Zizek, l’amaranta e un forno per cucinare le lasagne.
Il prossimo viaggio insieme (scaramantico) e perché.
Giulia: io vorrei andare a trovare la parte della nostra famiglia che sta in Emilia, sugli Appennini, un posto incredibile, ma nulla di esotico, un luogo del cuore.
Silvia: Io vorrei che Giulia mi portasse a Valparaiso in Cile, dove ha vissuto per tanto tempo, per vedere i suoi luoghi del cuore e unire le storie che mi raccontava attraverso le nostre chiamate Skype.
Consigliateci un disco ed un libro.
Giulia: libro – Eroine di Marina Pierri, disco – io riascolterei Transatlanticism dei Death Cab for Cuties, tu Silvia?
Silvia: senza dubbio Middlesex di Eugenides e Melodrama di Lorde.