L’Anima Mundi di Axos ci ricorda che tutti abbiamo qualcosa in comune

Il concetto di “anima mundi” è ancestrale. Se per i Platonici l’anima mundi era in sostanza il principio unificante da cui prendevano vita tutti gli organismi, nella declinazione filosofica di Jung l’anima mundi diventa una sorta di inconscio collettivo, un vaso in cui c’è una parte comune a tutti noi. In questo 2020, ne abbiamo anche una declinazione musicale: Anima Mundi, il nuovo album di Axos, è la custodia di una molteplicità di sentimenti che descrivono l’artista, ma anche ognuno di noi – nel bene e nel male.

Ho sfidato me stessa e ho ascoltato, volutamente, un album che non avrei mai considerato. Perché? Perché nell’ultimo periodo ho riflettuto molto sulla polarizzazione. Ci concentriamo verso un unico interesse, decidiamo di appartenere a un solo universo e spesso, come conseguenza, finiamo per non esercitare quel bellissimo spirito critico che, come esseri umani, dovrebbe contraddistinguerci. Io, abbastanza intollerante al rap e all’hip hop, ho premuto play sull’ultimo disco di Axos e non è stato per niente male.

Axos – Anima Mundi [Ascolta Qui]
Le 14 tracce di Anima Mundi sono uno sguardo intimo trascritto, con un filo rosso comune ma altrettanto eterogenee.

Questo album, pieno di riferimenti cinematografici, musicali e artistici, è anche ben definito dal punto di vista sonoro. Pur mantenendo la forte connotazione hip hop/rap con una produzione mirata, non manca di includere scie di elettronica e rock. Ogni brano è collegato ma indipendente, figlio di quell’anima mundi che fa da apripista a 14 differenti mondi da raccontare.

È proprio il racconto ciò che riesce meglio ad Axos. In ogni brano dell’album, chi ascolta ha gli strumenti per definire bene i contorni di ciò che l’artista vuole descrivere, figlio di un vissuto personale sempre presente e radicato nella traccia. L’album si apre con Io, un brano intenso che cresce di parola in parola: sembra di leggere una lettera di Axos a sé stesso. Ad Io si aggiunge poi 50milabaci, che vede il featuring con Kina: un brano musicalmente impeccabile, con un testo che suona come un bisogno d’amore, un bisogno di contatto. Una sola domanda però: perché ci chiamate sempre “baby”?

A questo punto arriva un pezzo che mi lascia perplessa: Anima e nome mi arriva come il condensato di tutto quello che non apprezzo di questo mondo musicale.

Avendo al centro un tema da raccontare molto sentito nella sfera rap (sia metaforicamente che oggettivamente), cioè quello della vita in strada, il desiderio era quello di ascoltare una riscrittura totale di un concetto mainstream: ci trovo invece i soliti concetti, conditi da un sempreverde richiamo alle femministe radicali e un culo qua e là a ricordarci che anche stavolta buona l’idea, ma mediocre la resa.

9 del mattino ed Emily sono la continuazione di questo principio totalizzante che è l’amore. Da una parte un amore che dura una notte, intenso forse proprio perché labile, dall’altra un amore finito che è stato totalizzante. Un altro featuring è quello con Rosa Chemical nel brano Hallelujah: un brano che alle mie orecchie suona molto più vicino, che apprezzo dalla prima all’ultima nota. Allo stesso modo mi tiene incollata alle cuffie Camden Town, dall’arrangiamento impressionante alla citazione – più che apprezzata – a “Fight Club”. Questo brano è sicuramente una perla all’interno di questo lavoro. Come lo è di certo la successiva Tu (A Mia Figlia): in questa canzone Axos dedica a sua figlia una lettera d’amore da leggere in futuro, forse proprio nel momento in cui lo sentirà più lontano.

Un brano che pervade, in cui Axos non è soltanto musica, ma una penna impeccabile.

Axos

Ecco l’ultimo featuring di questo album: nel brano Settimo cielo Axos è accompagnato da Ghemon e insieme danno voce a quella sensazione di leggerezza che ognuno di noi vorrebbe provare una volta nella vita. Si sente un’atmosfera più aperta, un tono meno cupo rispetto a quello che è l’album fino a questa traccia: serviva di sicuro.

Con Danika e Stoner Eyes riaffiora in me quella volontà di premere stop e non andare oltre: due tracce in cui il talento di Axos si perde in barre a mio avviso meno efficaci delle altre. Resta però un innegabile talento vocale, che non metto in dubbio.

Le ultime tre tracce di questo album, come nelle migliori montagne russe, mi riportano lentamente in alto e mi fanno ancora una volta rivalutare Anima Mundi.

In L’amore ci farà a pezzi ancora (non viene in mente anche a voi un certo “Love will tear us apart?”) Axos dimostra ancora una volta di avere un talento pazzesco nella scrittura, che mi cattura particolarmente nel momento in cui canta “se vivi da fantasma, respiri solo se soffochi“. Mi ritornano in mente i momenti in cui pensiamo di stare nel qui ed ora, ma invece non potremmo essere più lontani dal nostro corpo e dalla nostra vita: viviamo sospesi in un involucro che non ci appartiene e non facciamo nulla per trovare una nuova forma. Diventiamo così fantasmi, facili da trapassare, che ritornano a sentire qualcosa solo nel momento in cui quel qualcosa è la fine.

Io non volevo essere è un ulteriore anima pop di Anima Mundi, che ruota attorno alla malinconia e descrive un flusso di pensieri incentrato sulla mancanza e sull’immaginario. Chiude l’album California Hate, con un “e poi” sospeso e sonorità distorte che sembrano mettere il punto a un viaggio cominciato 40 minuti prima e che forse era davvero solo un sogno.

Ti svegli da quel sogno ed Anima Mundi è finito, ma è dentro di te con le sue luci e le sue ombre.

Anima Mundi è l’album che non avrei mai pensato di ascoltare, è vero, ma di cui avevo assolutamente bisogno. Ne avevo bisogno per ricordarmi che la musica non è fatta di costanti alti, non si racconta in modo unilaterale e che soprattutto non nasce per compiacerci. Attraverso l’ascolto di Anima Mundi mi sono ritrovata trasportata in un racconto vero e sincero dell’universo di un artista e questa sensazione mi mancava. Anima Mundi è un album che porta con sé controversie e spigoli, alcuni passi falsi e decisamente qualche errore, ma è un album che ha una linea concettuale precisa e identificabile e questo, ad oggi, non è per niente scontato quando parliamo di un artista.

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