Novelo e il nostro “Caro Mostro”: l’amore

Chiunque abbia trascorso più di un’ora nella mia macchina nel 2021 ha sicuramente ascoltato una canzone di Novelo. Ascoltavo talmente tanto in loop “Psicologo” che ad un certo punto ho pensato me ne servisse uno solo per curare il mio disturbo ossessivo compulsivo da loop.

Eppure non soffrivo d’amore, non avevo un amore, la mia era semplicemente noia cardiaca.

Novelo è l’anagramma di No Love.

Un’anagramma in fondo è dare una nuova melodia ad una parola: in questo caso alla parola amore ed al suo palindromo destino dell’amarsi fino al lasciarsi; e alla fine di tutti gli amori skippiamo le canzoni di quando era vivo e ascoltiamo solo quelle che ci hanno tenuto compagnia nell’elaborazione del lutto.

22 ottobre, esce “Illinois”. Post lockdown è tutto un “non parlo con gli amiconi perché mi ci fido poco”; avevo proprio bisogno di questa strafottenza introspettiva di Novelo: classe 96, figlio di una generazione che non sa mai se mettere o meno un punto interrogativo alla frase “sto perdendo tempo”.

9 novembre: è la volta di “Cos’è che non va”. Da mesi Novelo è una delle poche cose fresche e autentiche nelle varie coniugazioni delle “Novità del Venerdì”. Da troppi anni ormai sembra che basti un “è giovane” per incensare qualsiasi cantante come fenomeno. E invece poi alla fine ascoltiamo fin troppo spesso cantare piskelli che più che real sono “reels”: ovvero l’imitazione dell’imitazione.

Novelo invece non si atteggia a superuomo

È dichiaratamente timido e introverso, non ha filtri vocali deformanti, anzi, la sua voce ha sempre quel suono delle cornette telefoniche. E soprattutto, in un’Italia dove tutti cantano di aver passato in strada la propria infanzia, dove per strada intendono quella per andare a comprare il gelato con i soldi di nonna, lui Napoli e le sue strade le ha vissute e le vive davvero.

3 dicembre: è uscito il primo disco di Novelo. Io sono sul mio primo set cinematografico in balia del vento più spietato dell’Adriatico. Torno a casa infreddolita e in trepida attesa della mezzanotte per ascoltarlo e dopo tanto tempo ho incontrato (sul set) un uomo che mi scalda i sentimenti. A mezzanotte lui già dorme: non posso sparare il disco a cannone come vorrei.

4 dicembre: sveglia alle 5:00 per il set. Non mi importa sparo Novelo a palla in modo che si svegli tutto il paesino: tanto le vecchie del paese sono già sveglie da un pezzo a cucinare. Fuori il vento soffia fortissimo.

Novelo – Caro Mostro [Ascolta qui]
Il primo ascolto mi scuote più di quel maledetto vento!

Il guaglione che mi sparavo su SoundCloud è cresciuto e fa sul serio: senza pietà per la “verità”. Non ha paura di cantare a se stesso che gli amori finiscono, che gli errori si compiono e soprattutto che bisogna avere il coraggio di raccontare agli altri quello che non diciamo a noi stessi.

Il disco è un perfetto crossover tra gli anni ‘90 e il 2020: si schitarra mentre la batteria fa il lavoro sporco incitando il basso a tenere il tempo di un battito cardiaco trepidante nonostante tutto. Si sente la produzione di Drast: un’eco a tutta l’emotività che trova nell’elettronica nuove cromie emotive. Ne è manifesto il brano d’apertura “Mexico 07”. Inizia con un pianoforte e una confessione, poi sconfina in un suono che sembra sbattere contro il muro della realtà per sfondarlo e crearne una nuova.

Non mancano i feat. che in questo caso non sono acchiappa click ma è come se fossero le varie voci dell’Io di Novelo:

“Tu”, il feat con Ariete ti fa ancheggiare in una dichiarazione d’intenti dalla testa al cuore. “Problema” con Psicologi è l’inno di chi si è stufato delle sovrastrutture e fa dell’autoanalisi un vanto .

31 dicembre: manca poco alla mezzanotte. Dovrei essere ad una festa, ma è ancora il 2021 quindi è sconsigliato; potrei essere ad una cena ma ho preferito rimanere da sola, sola con due cani. Mancano 5 ore alla mia partenza verso la Francia: ci sono tutti i presupposti per un viaggio romantico. Mi metto in viaggio in macchina e mi sparo per l’ennesima volta il disco e dato che il primo ascolto lo feci con lui mi sembrava carino scrivere la recensione in questi 10 giorni insieme.

È il 3 gennaio, la mia macchina sgomma via da una strada di Marsiglia prematuramente: direzione Bolgheri. Mi perdo a guardare il mare e mi faccio troppe domande e allora per non darmi risposte ecco che scrivo le domande per l’intervista a Novelo.



Quale parte del tuo “mostro” mostri con fierezza?

In verità del mio mostro non mostro nessuna parte con fierezza, anzi, preferirei nasconderlo, anche se nasconderlo sarebbe un po’ come mettere la polvere sotto il tappeto. Ecco perché ho intitolato così il disco.

Quale invece stai ancora cercando di nascondere?

Come anticipavo prima, ci convivo.

Quale canzone è stata più difficile da scrivere?

In verità è stato tutto molto naturale, non credo sminuisca il disco dire che non ho incontrato difficoltà nello scrivere i brani.

Cosa ti fa capire che una storia è finita?

Tutto diventa bianco e nero.

Le muse delle tue canzoni sanno di esserlo?

Credo di sì, ce ne si accorge, ma non ne ho la certezza.

Quando hai ascoltato il tuo disco per la prima volta cosa ti sei detto o hai provato?

Non so se è una risposta frequente, ma quello che ho provato è stato liberazione, sollievo.

Cosa speri che doni il tuo disco a chi lo ascolta per la prima volta?

Mi auguro che chi ascolta il mio disco e ci si ritrova, possa sentirsi supportato e capito.

Lo hai già immaginato live?

Il live è il motivo per cui facciamo questa cosa qui della musica, purtroppo siamo nel momento sbagliato del secolo per sognare. Chiudo comunque gli occhi e viaggio!

Novelo

È il 17 gennaio è un po’ tardi forse per scrivere la recensione per promuovere il disco di un’artista che stimo molto, ma state sicuri che ho fatto una cosa migliore: l’ho spammato a tutti i miei amici e a chiunque chiedesse su Instagram che canzone ascoltare.

Ci sono brani di Novelo che mi piace cantare a squarciagola e sue frasi che mi fanno rimanere ad un tratto in silenzio perché mi piace sentirgliele cantare, perché è quello che vorrei sentirmi dire o sussurrare.

Volete sapere cosa è successo al mio amore dopo avergli sgommato in faccia? Credo che stia cantando “se mi pensi me lo faccio bastare”. E pensare che avrei potuto cantargli “riempirò di ritornelli la nostra distanza”.

Ad maiora semper Novelo e grazie per aver tenuto a bada il mio “Caro Mostro”: la mia voglia d’amare.

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