OFF: la fanzine sul silenzio dei live club chiusi

OFF è un’opera interattiva attraverso cui Valentina Cipriani, fotografa musicale, vuole avviare un dialogo con tutti noi.

Protagonisti del progetto sono i club, ritratti nella loro amareggiante nudità e nel loro impotente vuoto. Attraverso la fotografia, Valentina cammina sul silenzio di questi luoghi abbandonati dal governo e dalle istituzioni. Inermi e come modelli inconsapevoli, si offrono nudi all’occhio sensibile della fotografa toscana.

Una denuncia, una riflessione, una sensibilizzazione. Chiamatela come vi pare, ma donatevi l’opportunità di immergervi pure in questo spazio tangibile e reale che è la sua fanzine. Un libro dove foto e parole si uniscono per consentire di ascoltare e osservare il suono del silenzio. Un silenzio bistrattato e consumato.

Il progetto fotografico: OFF

Ve la ricordate la sensazione di svegliarvi senza voce e dire orgogliosamente: “Eh sì, ieri sono stat* a un concerto.”?  Nitida, eh?

No, dico. Nitida la malinconia del ricordo, un po’ meno il ricordo.

Valentina incalza su questa sensazione: la malinconia. Non lo fa usando le parole di Calcutta o quelle dei più esperti come Bianconi. Lo fa con delle foto che hanno il diritto e dovere di prenderti e sbatterti dove non sei mai stato, proprio lì, nei luoghi abbandonati dalla gioia della gente. Dalla musica di chi ci crede. E da quella di chi ci crede ancora di più, perché c’è qualcuno lì ad ascoltarlo.

Il suo progetto è diviso in tre parti. Nella prima i club vuoti sono accostati attraverso un bell’effetto ottico a dei reperti archeologici. La seconda prende il nome di SILENZIO e ha delle finestre un po’ cattive. La terza, invece, si chiama FRASTUONO.

Quest’ultima raccoglie dei pensieri in grado di entrarti dentro più di quanto abbiano fatto tutti i brani usciti durante la pandemia.

È per questo che abbiamo voluto conoscere Valentina Cipriani e parlare insieme di questo OFF, che un giorno diventerà ON.

Qui www.valentinacipriani.com potete dare un’occhiata al progetto.

Come nasce il progetto OFF?

Quando un anno fa è iniziato questo lavoro, non avevo in mente cosa avrei realmente fatto con queste immagini. Poi, con il tempo ho strutturato quello che è il progetto finale. Sapevo che solo le immagini dei locali vuoti non avrebbero raccontato molto, e io volevo raccontare qualcosa di più. Volevo sensibilizzare sulla lacuna che c’è a livello istituzionale e sociale circa la percezione della musica. Le istituzioni non sono preparate, la gente non considera la musica, cultura. Quando in realtà la musica è la cultura più popolare, eppure non le viene riconosciuto questo valore.

Sei sempre stata abituata a fotografare i club come luoghi pieni. Qual è stata la sensazione provata appena entrata nei club, sia a livello artistico che personale?

Eh.

È stata una pugnalata, una bella botta. Il motivo per cui il progetto inizia con immagini di resti archeologici, nasce dal fatto che, muovendomi tra quegli spazi vuoti e silenziosi, ho avuto la sensazione di camminare sui resti di una città antica. Sai quei luoghi in cui c’è stata vita e adesso non c’è più.

La domanda che mi son fatta è quanti modi ha l’uomo di estinguersi, e questo è un modo, perché l’uomo non sta investendo sulla propria cultura e sulla propria identità.

ph. Valentina Cipriani
Non so se ti è mai capitato di passeggiare lungo i Fori Imperiali, ma a me evoca la sensazione di ascoltare il rumore dei sandali degli antichi romani, quel rumore pesante che sposta polvere e sabbia. Mi hai trasmesso perfettamente la stessa sensazione.

Sì, infatti alla fine del progetto ho messo delle sensazioni della gente che lavora nella musica o semplicemente di chi frequenta concerti, e l’ho immaginato come una eco di voci che all’interno di questi luoghi vuoti, ancora puoi sentirli nell’aria.

I racconti dei proprietari dei club ti hanno in qualche modo guidata o hanno influito nel progetto?

Influito non esattamente, ma ti posso assicurare che ho percepito tanta delusione e frustrazione da parte loro. Quello dei club e della musica dal vivo, è stato un settore preso di mira con accanimento. Ad esempio, l’anno scorso non si sapeva ancora cosa potesse succedere, inizialmente diedero l’ok per i concerti seduti e allora tutti corsero a comprare mille sedie. Poi, improvvisamente, le istituzioni cambiarono idea e decisero di bloccare i concerti anche da seduti. Credo che questo sia uno dei pochissimi settori ad aver veramente rispettato tutte le regole, per poi ritrovarsi a non essere supportato ed essere preso per il culo.

La frustrazione è la sensazione che mi hanno trasmesso di più in assoluto.

Nel tuo comunicato affermi che la parte intitolata “Silenzio” all’interno della fanzine, è interattiva. Come esattamente?

Tecnicamente da quella parte inizia una serie di pagine che si aprono a mo’ di finestra. Quando si apre la finestra, vengono fuori delle immagini dei concerti veri e qui parte l’interazione. Il lettore, aprendo le finestre, interagisce materialmente e in maniera tangibile, catapultandosi in un varco temporale che mostra tutto ciò che c’era prima, mentre poi, chiudendo la finestra, si ritrova nuovamente nel presente. Di fronte a immagini totalmente vuote e silenziose.

 Valentina Cipriani
ph. Valentina Cipriani
La terza parte l’ho amata ancora di più, l’idea di inserire quelle storie è stata forte. La prima cosa che ho pensato è stata: “voglio subito sapere chi sono queste persone!”

Immagino. Beh, quei pensieri appartengono principalmente a persone che frequentano concerti, poi addetti al lavoro, musicisti e proprietari del locale. Insomma mangiatori di musica dal vivo.

C’è un luogo ricorrente all’interno del club che ti ha suscitato più di qualche sensazione?

I camerini, assolutamente. I camerini, con le loro scritte sugli specchi, sono i luoghi in cui sono più vividi e intimi i segni di chi ci è passato.

A me ad esempio ha dato fastidio vedere le transenne che formano le file vuote, che è una cosa a cui siamo comunque abituati prima di un concerto, ma sapere che quella fila non si sarebbe mai riempita, mi dava profondamente fastidio.

Leggi anche: Come ha reagito la musica italiana al Coronavirus

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *