I Botanici ci hanno raccontato “Origami” traccia per traccia

Il trio di Benevento si appresta a tornare sui palchi del Bel Paese per promuovere Origami, secondo full-lenght album in uscita l’8 ottobre a due anni di distanza dal fortunato esordio con Solstizio. Loro sono i Botanici,  precisamente si tratta di Il Ciani, Toni e Gas.

«I Botanici sono una band radicale, che fa del suo essere radicale un punto di apertura verso il mondo, cercando di evitare uno sguardo chiuso su sé stesso». Li ha definiti così Alberto Bebo Guidetti, militante de Lo Stato Sociale e, in questo caso, produttore della nuova scommessa di casa Garrincha Dischi.

Abbiamo creduto in voi fin dall’inizio e adesso eccoci qui, festeggiamo insieme il traguardo del secondo disco. Possiamo parlare di un esordio 2.0?

Possiamo in qualche modo definirlo anche così. Tante cose sono cambiate dall’uscita del nostro primo album, “Solstizio”, sono cambiate le nostre vite e di conseguenza noi, abbiamo affrontato un cambio di formazione, ci siamo laureati, abbiamo trovato nuovi lavori, conosciuto nuove persone. Era inevitabile che qualcosa cambiasse anche nella nostra musica, ci siamo sentiti liberi di esprimerci a 360° senza né autocensurarci né censure da parte di Garrincha Dischi, la nostra etichetta, la nostra famiglia.

Origami contiene 11 tracce, è stato anticipato da 3 singoli. Qual è il filo conduttore di questo capitolo musicale?

Sicuramente le tematiche. Si parla delle nostre vite, i nostri dubbi, le nostre insicurezze, il nostro essere ragazzi tra i 20 e 30 anni al giorno d’oggi.

All’interno dell’album ci sono due tracce strumentali, la prima è Scalata e la seconda è Tundra. Ritmi che partono lenti e si evolvono in un crescendo che cattura l’attenzione dell’ascoltatore. Può essere questa una fotografia del vostro modo di fare musica?

Ciò che proprio ci viene peggio fare è definirci! Hai colto un punto interessante però ed effettivamente abbiamo la tendenza ad arrivare ad un “climax” in quasi tutti i pezzi. È solo che ci viene così, ci viene naturale, una canzone è come un racconto, un film, a un certo punto deve succedere qualcosa di forte.

Nei testi delle vostre canzoni, nell’aria che si respira ascoltando questo disco ad occhi chiusi sul letto, percepisco molto di Bologna e anche molto della vostra città d’origine, Benevento. Cosa rappresentano per voi queste due realtà così diverse apparentemente?

Tutti i testi, tranne “Colazione”, hanno un singolo autore. Sono stati scritti o da Gianmarco, o da Antonio, o da Gas. Abitando in città diverse quindi è normale percepire luoghi e sensazioni diverse.

Ascolta qui il nuovo album de I Botanici

‘ORIGAMI – TRACK BY TRACK

I Botanici ci ha raccontato Origami  traccia per traccia.

ORIGAMI

Origami è un brano scritto in un momento felice pensando all’eventualità di un futuro catastrofico che alla fine si realizza. Parla di una relazione che va bene ma che in realtà va male, di qualche giorno di attesa che sembra durare un’eternità, di una tesi di laurea che alla fine ci lascia solo un mucchio di pagine piene di scarabocchi. La musica di questo brano nasce improvvisando e si scrive praticamente da sola.

NOTTATA

Nottata è una confidenza ad un amico, una pagina di un diario, un messaggio mai inviato, una nota sullo smartphone, una seduta dallo psicologo, il tirare le somme del proprio percorso, contare le pecore e non addormentarsi.

POLAROID

Nasce a disco quasi ultimato. rappresenta le sensazioni, i sentimenti, le abitudini, le gioie, le frustrazioni, le delusioni e il percorso che ci ha portato a scrivere un nuovo disco. Ci sono autostrade, biglietti, pass e, in particolare una foto.

MATTONE

Mattone è quel peso che tutti ci portiamo dentro, tanto leggero che abbiamo imparato a conviverci e tanto pesante da essere in grado di influenzare i nostri pensieri, le nostre scelte, le nostre vite.

CAMOMILLA

Camomilla è la soluzione più semplice per tamponare il senso di smarrimento dopo un abbandono. Occorre però fare un lavoro su di sé per ritrovare l’orientamento, guarire e tornare sul proprio percorso. Camomilla è la malattia ma anche la cura, è un castello di carta in cui il dolore, apparentemente tenace come pietra, rivela il proprio inganno. Camomilla è il placebo di una causa illusoria.

QUARANTADUE

Quarantadue è il tempo necessario a stare bene quando intorno a noi tutto va male. È un confronto diretto con noi stessi con l’obbiettivo finale di rialzarsi in piedi e vincere sul nostro passato. È la nostra “guida galattica” su come metabolizzare correttamente una relazione finita male e andare avanti nella vita. La musica di questo brano nasce nel giardino del donkey studio, mentre gas registrava la batterie di “un’altra estate”.

SFORTUNA

Sfortuna è la canalizzazione di tutte le possibili incertezze post-adolescenziali a cui possiate pensare. Viviamo un momento storico complesso dove abbiamo tutto, ma in realtà non abbiamo niente. Questo ci spinge a rimuginare, in stallo, su problematiche effimere che compromettono il nostro benessere psicologico. Ci dicono che andrà tutto bene e che ce la faremo, ma il punto di fuoco è quasi sempre sbagliato. Alle volte, finiamo per accettare una versione di noi stessi che non ci rappresenta affatto. La musica di questo brano nasce anni fa dopo un esame andato bene.

COLAZIONE

Rappresenta un periodo particolare in cui ci siamo trovati ad avere pochi stimoli. È un riferimento alla sensazione di svogliatezza, alla voglia di restare in casa, soprattutto quando sarebbe ideale uscire.

Al vivere passivamente la giornata, alzarsi a orari improbabili, lasciare il caffè a bruciare sul fuoco, dimenticare le chiavi come metafora della soluzione della propria condizione.

SCALATA / LANTERNA

Lanterna è un brano che parla di rinascere dopo aver affrontato una lunga e faticosissima “scalata”. A volte, l’unico modo per smettere di stare male è stare male davvero ed immergerci a fondo in quello che ci tormenta, fin quando, un giorno, ci si affaccia dalla finestra e si vede sorgere il più bel sole di sempre. La musica di questo brano è stata scritta anni fa con un dito fasciato ed una chitarra improbabile.

Foto in copertina di Matteo Casilli

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