Abbiamo incontrato Galeffi davanti a una tazza di tè

Il disco di esordio di Galeffi fu anticipato da un solo singolo: “Occhiaie“, il singolo che ha anticipato “Scudetto“. Per ripartire alla grande nel campionato cantautoriale Galeffi sferra una tripletta di singoli: “Cercasi Amore“, “America” e “Dove non batte il sole” uscito lo scorso 10 Gennaio per Maciste Dischi, Polydor e Universal Music.

Lo abbiamo incontrato davanti ad un dolce ed una “tazza di tè”:

La situazione e la location richiamano il video del tuo ultimo singolo, partiamo proprio da lui e dall’atmosfera del brano che è sicuramente lontana dal solito cliché de le “Canzoni che parlano d’amore perché alla fine dai, di che altro vuoi parlare?” come direbbe Brunori; in “Dove non batte il sole” parli di te senza utilizzare il filtro dell’amore, questo è audace! Come mai questa scelta?

I primi due brani usciti (“Cercasi Amore” e “America” ndr) sono gli estremi del disco, gli antipodi, il succo sta nel mezzo! Sono sicuramente due brani che il mio fan medio non si aspettava, per poi  tranquillizzarli con “Dove non batte il sole” che non sarà l’ultimo singolo estratto. Questo per far capire che il disco che sta per uscire non è “Scudetto 2.0” ma è un’altra cosa! È “Scudetto“, perché una parte di me è ancora quel tipo di sound, e fa comunque parte del fil rouge di questo disco in cui c’è il Galeffi del passato, quindi del primo album, quello del presente e ci sono anche delle canzoni che proiettano il Galeffi del futuro: è un po’ un viaggio temporale

Quindi in questo nuovo disco troveremo tante sfumature di ciò che sei e di ciò che ti piace, un lavoro difficilissimo da fare. Come è stato questo lavoro di mediazione con te stesso, se così si può chiamare, per arrivare a questo disco?

Mi sono chiuso a casa a studiare! “Scudetto” senza la percezione di ciò che poi sarebbe accaduto, non immaginavo che sarebbe stato il primo disco di una carriera: per me era il primo e l’ultimo ed era anche bello così vissuto in maniera ingenua senza starsi a spaccare la faccia coi i dubbi: “avrò fatto un bel disco o no?”. Avevo fatto IL disco e questo era l’importante. Invece questo disco ha sicuramente un approccio diverso perché sapevo di doverlo fare non solo per chi lo stava aspettando ma anche perché il secondo disco determina la carriera, il primo disco può essere sempre visto come un jolly, non tutti i grandi artisti hanno come primo lavoro un disco della madonna, anzi per alcuni di loro i dischi importanti sono arrivati dopo.

Però sicuramente visti i tempi in cui è quasi tutto subito così nelle relazioni anche nella musica, il secondo disco deve essere allo stesso tempo la conferma ma anche la prospettiva. Sentivo la responsabilità di dover incidere questo secondo disco, poi caratterialmente quando sono sotto stress io esco fuori, quando invece non ho l’ansia da prestazione o è un momento di leggerezza sono una persona peggiore! Il mio carattere ed il mio talento escono fuori maggiormente nei momenti di difficoltà

Come accade ai veri calciatori

Esatto! Magari sbaglio tutti i goal e poi al 90′ segno, nella vita mi succede sempre così, nella musica però so che per questo disco ho dato il massimo e ne sono orgoglioso! Ho suonato tanto il piano, migliorando tanto. Questa cosa è coincisa con il mio trasferimento a metà tour, questo mi ha portato a stare spesso solo a casa ad ascoltare musica e cercando di riprodurre le cose che mi piacevano e infatti nel disco a livello armonico non c’è il giro canonico di accordi del pop.

Non ho lasciato nulla al caso e nemmeno adito alle solite rotture di palle da “hai fatto un disco copia di” o “è un disco facilone” qualcuno ha detto che il mio disco non era nulla di nuovo? E adesso vi rompo il c**** con il disco! Sono sicuro di poterlo fare perché mi ritengo abbastanza bravo e dato che molte critiche onestamente mi hanno fatto rosicare perché non erano costruttive…

Forse perché molti non hanno mai avuto modo di sentirti live né con il tour né in altri contesti perché diciamo che prima di questo disco tu ti sei esibito molto ed anche con dei Signori della musica nei club di Roma e si sa che i giudizi sugli artisti sono pleonastici se non si ascoltano live. E poi oltretutto per molti artisti è difficile esprimere fin da subito ciò che sono soprattutto se hanno diverse sfumature.

Esattamente, quindi da una parte c’era la voglia di rispondere a queste critiche eccessive e dall’altra una voglia, come dici tu, di esprimermi assecondando il più possibile la mia essenza artistica che forse ha come difetto da un lato il non essere definibile, però dall’altro punto di vista tutti i più grandi hanno sempre fatto scelte assurde. Prendi i Beatles: i primi dischi erano Pop ‘roll quasi scemotto ma si intuiva anche dalle melodie che avessero qualcosa di più nello stile che poi si è evoluto nella fase mistica indiana e poi verso il prog per il ritornare al classicismo.

Un artista non può rimanere sempre fedele a sé stesso perché è noioso! Io non so ancora chi sono e forse non lo voglio neanche sapere! Io voglio fare le cose belle e che mi piacciono, se questa cosa comporterà fare un pezzo pop, uno jazz ed uno rap lo farò.

Prendi tre canzoni tue dimmi chi avrebbe dovuto interpretarle al posto tuo per esprimere al meglio ciò che sei facilitando il lavoro a chi non ti ha capito

Ahia bella domanda! “Uffa” ti direi Calcutta, ce lo vedo che fa uuuufffaaa! “Cercasi amore” ti direi i Maneskin: sarebbe già disco di platino, mentre “AmericaCremonini. Scudetto alla fine è uno “Squerèz?” venuto peggio.

Ed invece dove e come consiglieresti il primo ascolto del tuo nuovo disco a chi non ti conosce?

È un disco da ascoltare in vinile proprio perché è un disco vario. Spotify o i singoli hanno disabituato la gente a sentire i dischi. Questo disco non è un disco dal quale estrapolare hit, è stato fatto con coscienza e sincerità da ascoltare nell’insieme, per capirlo e apprezzarlo. Penso per questo al vinile perché non lo puoi skippare! Bisogna tornare un po’ indietro secondo me per apprezzare le cose belle. Ho la sensazione di essere più apprezzato dal cantautorato subito precedente all’indie piuttosto che dai colleghi indie. Ultimamente frequento Niccolò Fabi, stasera oltretutto andrò al suo concerto, ci capita spesso di fare discorsi filosofici: e parlando anche con lui ciò che è lampante è che bisogna rafforzare l’identità.

Alla fine non è mai buono essere il primo della lista, tanti di quelli che lo sono già stati sicuramente saranno ricchissimi però tendono a non avere sempre la voglia giusta. La differenza la fa la cura che uno ha per la musica e per le proprie canzoni e con quella cura tu rafforzi l’identità, per rafforzare l’identità devi capire la tua e fare ricerca.

Quindi potremmo dire che “Scudetto” era un disco per farti cantare mentre il prossimo disco è un disco identitario proprio perché sperimentando racconta chi sei e chi potresti diventare

Si, Galeffi non sa chi è Galeffi e lo vuole scoprire, però sa che al momento è questo. La musica alla fine è cercare di rendere eterna una cosa. Chi mi conosce sa che comunque ciò che sto per proporre nel disco è comunque Marco, tutti gli ascolti li ho messi dentro e non potrei fare altrimenti. Alla fine è quello che fa un cantatore: sintetizza ciò che ascolta e ciò che vive e pensa fondendole. Poi quello che consiglio è sempre di venire a sentirmi dal vivo perché live e con la mia band viene fuori molto altro di me e infatti io non vedo l’ora che arrivino i live.

 

di Sara di Iacovo
ph Paola Onorati

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