Un meraviglioso declino, lungo 10 anni

Un meraviglioso declino”, l’album d’esordio di Colapesce usciva nel gennaio 2012, quasi 10 anni fa. Arrivò alle mie orecchie quando avevo 22 anni, forse 23. Quegli anni per me (e penso per chiunque altro) sono gli anni dell’università, vissuti tutto d’un fiato, in apnea tra mille emozioni, nuove esperienze e piccolissime rivoluzioni da cameretta (universitaria per l’appunto). “Un meraviglioso declino”, più nel particolare “Restiamo in casa”, arrivò da me come un amore improvviso, non messo in conto, devastante, tracotante. La prima cosa a cui pensai, ascoltando il disco, fu: “Ecco, questo era tutto ciò che stavo cercando”.

Era l’alba della famosa rivoluzione indie, ma non conoscevo ancora cantautori che potessero esprimere concetti enormi con parole normalissime, semplici, piccole. Scoprì così Colapesce e il suo disco. Per molti musicisti della mia città Lorenzo era faccia ben nota, come gli Albanopower, ma frequentavo poco quel giro che conobbi solamente qualche anno dopo. Ciò che so è che Lorenzo arriva a “Un meraviglioso declino” non a caso, non per sbaglio. Descriveva spesso e volentieri situazioni che ho vissuto in prima persona, posti che ho visto, persone che ho conosciuto. Era come se qualcuno stesse scrivendo il mio diario segreto senza avermi mai letto, o conosciuto.

Un meraviglioso declino – Colapesce [Ascolta qui]
Il disco racchiude una grande pezzo di cuore condiviso, la Sicilia, precisamente Siracusa.

Senza stereotipare nulla, senza forzare la mano, Colapesce racconta ciò che semplicemente è essere siciliani e vivere di sensazioni, profumi, momenti, maree, qualcosa che solamente un isolano probabilmente può capire (senza nulla da togliere a qualsiasi altra città, sia chiaro).

Leggi anche Colapesce torna a casa: Ortigia s’illumina di un live tutto siciliano (2018)

In alcune tracce si percepiscono più fortemente i riferimenti alla terra sicula: come quello al Castello Maniace di Siracusa in “S’illumina”, una ballad racchiusa in un giro di accordi estremamente semplice e aperto, geniale nella sua semplicità. Sempre centrali in tutto il disco, dunque, sono gli arrangiamenti (oltre alle parole, ma su questo ci arriviamo). Mai lasciati al caso e curati nei minimi dettagli. Giri d’accordi che danno il “la” al tutto, apparentemente arrivabili a chiunque ma mai scontati o banali (vedi “Bogotà”). Come dimenticare il basso diretto di “Sottotitoli” che colora e regge l’intero brano sul quale Colapesce sussurra le sue odi alle “camerette”. L’unica collaborazione del disco è quella con Meg. Nella versione deluxe del disco (2013), infatti, la voce della cantante napoletana dona nuova luce al brano “Satellite”, interpretandolo splendidamente: la ciliegina sulla torta incastonata nel disco come un vero e proprio gioiellino.

Colapesce e Meg

“Io cerco la tua mano, eccoti”; “Commosso sparo all’abitudine fuori moda come il tuo cappotto”; “Restiamo in casa l’Amore è anche fatto di niente”; “S’illumina la notte non c’è stata mai”; “Da anni sventoli bandiere, ora di rosso c’è solo il tuo viso stanco”; sono solamente alcune delle frasi del disco che potrebbero racchiudere tutta la poeticità di Colapesce.

Parole che qualsiasi persone vorrebbe dire, sentirsi dire, sussurrate.

“Un meraviglioso declino” è l’amore nascosto nelle camerette piene di polvere dei fuori sede o di chi cerca sempre il mare, pur vivendo in montagna. Son passati dieci anni da quando è venuto alla luce, siamo diventati grandi e adesso “Musica leggerissima” ha portato alla ribalta Lorenzo (e Dimartino), com’è giusto che sia. Ciò che però “Un meraviglioso declino” c’insegna, e che pochi sanno, è che Colapesce, da buon siciliano, la poesia la tiene sempre stipata in piccolissimi angoli di cuore. Anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato il suo dono è (e sempre sarà) quello di permetterci l’accesso a quello scrigno di bellezza; con pochi versi e qualche nota ci consente di sentire l’odore di casa sua, conducendoci all’interno delle sue storie che alla fine diventano anche un po’ nostre.

Leggi anche Metti un po’ di musica di Colapesce e Dimartino: 12 brani per conoscerli meglio

Da questo disco ad oggi sono cambiate tante cose, ma la qualità è rimasta, senza ombra di dubbio, anche nelle hit del momento. “Egomostro”, “Infedele” (qui), “I Mortali” con Dimartino (leggi la recensione qui), sono dischi che contengono una tale percentuale di bellezza che, lo confesso, in altri artisti non riesco a vedere. Brani come “Totale”, “Sospesi”, “Reale”, “Sottocoperta” (per citarne alcuni) ci bastano per uscire dalla nostra cameretta e diventare adulti, come Lorenzo. Ciò che più ci aspettiamo è che questa bellezza rimanga sempre tra quelle note, che venga preservata, e in questo siamo sicuri che Colapesce non ci deluderà facilmente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *