“Banzai (Lato Arancio)” di Frah Quintale non è il classico disco dell’estate

L’arancione da sempre è stato visto come un colore antipatico. Provate a chiedere a qualcuno qual è il loro colore preferito, scommetto che pochi vi risponderanno arancione (a parte i simpaticoni che faranno la battuta sui colori delle regioni). Eppure ha sempre dato quel senso di calore, spensieratezza, giovinezza e di estate. Arancione, tra l’altro, è stato il colore scelto da Frah Quintale per la seconda parte del suo progetto, iniziato lo scorso anno con il lato blu, Banzai (Lato Arancio), è stato pubblicato lo scorso 4 giugno per Undamento. (I più nostalgici avranno notato la scelta dei colori arancione e blu, un po’ come le compilation del Festivalbar)

Banzai (Lato Arancio) chiude il cerchio di progetto autobiografico e più maturo.

Frah ha sempre scritto delle sue vicissitudini, belle e brutte che siano. Si è sempre spogliato delle sue vesti per raccontare momenti di vita che sono comuni a tutti noi, come una sorta di esorcizzazione. Dieci tracce di vita prodotte e composte da quel tenerone di Ceri il quale ha scritto in un post su Instagram:

Questo è il disco più difficile ma allo stesso tempo più bello a cui abbia lavorato sin ora. Non sarà per niente scontato ritrovarsi ancora in un così breve incrocio nelle pieghe della vita ma spero che questa musica prenderà il tempo che si merita, perché qui dentro ci siamo noi al meglio delle nostre forze e debolezze.

Frah Quintale – Banzai (lato arancio) [Ascolta Qui]

In tutto l’album c’è un solo featuring, quello con Franco 126 in Chicchi di Riso. Una collaborazione nata per caso, come ha affermato lo stesso Frah in un’intervista a Rolling Stone Italia.

Hai lasciato solo un grande caos / e niente è come prima / non credo che ci sia una via d’uscita

Un disco che esorcizza i momenti no (ma anche quelli belli)

Il disco presenta grandi differenze rispetto alla prima parte. Al primo ascolto si sente come i suoni siano più caldi ed estivi. La particolarità sta nel fatto che nonostante il riferimento alla stagione più calda, e quindi alla spensieratezza, alcuni dei testi rimandano a momenti nostalgici e momenti da dimenticare. Dai riferimenti allo scorso anno passato per metà in lockdown in Si può darsi alla ricerca della serenità in Giorni da solo, Frah oltre a parlare degli eventi che hanno segnato la sua vita, fa anche un auto analisi di sé stesso, già presente in Banzai (Lato Blu).

Ma hai l’impressione di cadere senza paracadute / non puoi fermare il sangue che corre sotto la tua pelle / ma non puoi neanche stare così per sempre

Rinascita non solo dal punto di vista sentimentale

Frah Quintale è quell’artista che non sai in quale genere inserirlo. È pop, ma anche rap e ogni tanto r’n’b. Fa come gli pare, mette su qualche melodia e via. Al primo ascolto anche la persona più inesperta capta un lavoro maturo e professionale. Se nella prima parte del progetto abbiamo ascoltato un Frah che faceva i conti con il rancore, in questa parte vediamo una fase di ripresa. Cardio, ad esempio, racconta di un evento ironico in cui il protagonista del brano si trova in una situazione quasi Nabokoviana, in pieno stile Lolita.

Non so ancora quanti anni hai / ridendo mi hai dato del lei / meglio non saperlo direi / fingo che ne ho ventisei / che vivo ancora con i miei

Rinascita non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche personale. Il 2020 è stato senza dubbio l’anno più brutto degli ultimi tempi, infatti nel brano Si può darsi, lanciato prima dell’uscita del disco, racconta dell’esigenza di tornare alla normalità.

Il primo giorno di vacanza / e dopo metà dell’anno chiusi in casa / ho lasciato scaricare il cellulare / e il mio orologio chissà dov’è

E proprio quando ti senti rinato…

Nonostante l’esigenza del cambiamento si sviluppi in modo naturale, c’è sempre quella vocina fastidiosa che compare magicamente quando sei da solo. Quando pensi di esserti liberato di qualcuno o di qualcosa, ti accorgi che in realtà non è così. Ciò non è sinonimo di negatività, ma significa essere umani. In Scheletri, come si può dedurre dal titolo del brano, il protagonista ha a che fare con gli scheletri del proprio armadio. Una persona che è andata via in silenzio e che ha lasciato un freddo che difficilmente passerà.

Stavo ancora pensando che non / posso aspettarmi che tu scompaia / sei febbre alta, che non mi passa

In tutto il disco, però, il brano forse più riuscito è quello che chiude il cerchio: Se avessi saputo.

Una canzone che nessuno si sarebbe aspettato come chiusura. È quella che fa male, che ti fa pensare, che ti fa ricordare. E non c’è niente di peggio di ricordare momenti di vita in cui si è stati felici per un attimo e all’improvviso ti sei ritrovato da solo. Un brano ben strutturato non solo dal punto testuale, ma anche musicale. Il tutto parte con una chitarra classica e si conclude con sonorità psichedeliche. Il passaggio dall’acustico a suoni più raffinati, può essere visto come una metafora. È come quando si pensa a qualcosa che ti ha fatto star bene, ma all’improvviso ti ha fatto star male e il tutto ti esplode dentro. Ed è proprio da quell’esplosione che ti accorgi che, in realtà, sei alla ricerca di una catarsi.

Se avessi saputo / che quelli sarebbero stati / i nostri anni migliori / mi sarei fermato un po’ / ti avrei guardata a fondo / sarei rimasto più a lungo

Che dire di questo disco? Non starò qui a dirvi che questo sarà il disco dell’estate (che frase paracula). Frah è cresciuto e finalmente lo potremmo ascoltare dal vivo nelle prossime settimane e questo autunno. Il lato arancio di Banzai è la parte del lavoro più colorata e chissà, forse dopo questo disco vi piacerà di più l’arancione. A me sicuramente.

Foto in copertina di Tommaso Biagetti

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