“Nascosti in piena vista”, 6 dischi che ti sei perso ad Aprile 2025
Aprile 2025 lo ricorderemo come il mese in cui tornarono dopo 9 anni i cani con l’attesissimo, quasi leggendario, quarto disco. Ma “Post–mortem” non è l’unico disco uscito durante questo mese: sono tornati i Baustelle con “El Galactico“, un lavoro che satura il concetto stesso di “baustelliano”; è uscito il disco d’esordio di Gaia Banfi: “La Maccaia”, di cui vi parleremo approfonditamente, è a nostro avviso già ad oggi una delle migliori opere prime dell’anno. Tra i grandi ritorni c’è stato quello di Neffa con “Canerandagio pt.1”; vi abbiamo parlato dell’Isla Diferente di Populous e sono tornati chiello, Achille Lauro, Sissi: insomma i dischi non sono mancati.
Dal caotico mucchio di uscite musicali, come ogni mese da quest’anno, cerchiamo di tirare fuori un po’ di dischi nascosti in piena vista, che meriterebbero la vostra attenzione; quei dischi che non avete avuto modo di scoprire, quelli che l’algoritmo dei vostri network non vi ha proposto ma che meritano l’attenzione delle vostre orecchie. Per questo Aprile 2025 ne abbiamo selezionati 6, ma nei commenti segnalatici quelli che sono sfuggiti anche a noi!
“Fanta Sbocco (Lato A)” dei Laguna Bollente

Chi ha seguito il Q&A di Niccolò Contessa su una chat Telegram appositamente creata saprà che quando gli è stato chiesto di indicare un progetto emergente che gli piacesse particolarmente lui ha risposto senza esitare: “Laguna Bollente“. Se vi siete chiesti chi siano, si tratta di un duo proveniente dal post-punk veneziano e apparso sulla scena nel 2020 con un Ep dal titolo “Discocesso” pubblicato su Soundcloud e YouTube come traccia unica.
Stesso carattere DIY caratterizza anche questo nuovo progetto per Dischi Sotterranei: “Fanta Sbocco (Lato A)” è una presa di coscienza dell’immobilismo collettivo, la constatazione di quanto la passività dilagante renda impotente una società immersa in un sonno sempre più profondo. Potremmo parlare di uno scenario distopico, ma l’inquietudine nasce proprio dalla consapevolezza di quanto invece sia reale tutto questo. Allora ci si deve opporre alle tendenze generali alla perfezione, all’efficienza performativa, ammettendo l’errore, il difetto e la debolezza.
Un disco arrabbiato, lucido, tagliente: non vediamo l’ora che esca la seconda metà.
Raffaele Annunziata
“Nuera” di Le Nora

Con l’ultimo suo lavoro, Le Nora ha intrapreso una “nuova era” voltando pagina rispetto alla prima fase della sua produzione. In “Nuera“, composto da sei brani, prevale un’atmosfera più cupa e introspettiva: la sua genesi però è estremamente legata a un momento di connessione profonda con la natura. Le acque dei fiumi, i boschi, la terra: hanno restituito all’artista una forma di libertà ancestrale, contaminandone la visione anche da un punto di vista della produzione.
Infatti, l’elemento di maggiore interesse dell’Ep è probabilmente il modo in cui si incontrano una musica elettronica e sintetica con una musica suonata, organica fatta di strumenti come il violoncello e il sax. D’altronde l’attenzione per la sperimentazione musicale in Le Nora è sempre andata di pari passo con il songwriting, costituendo il tutt’uno armonioso di un processo creativo sempre vivo e reattivo.
Una scoperta interessante, un’artista particolare che ha sicuramente bisogno di maggiore attenzione.
“Calma 22” dei 43.Nove

Il nuovo disco dei 43.Nove, “Calma 22“, è un lavoro ricco di sfaccettature ma che principalmente ha due facce: la prima riguarda le produzioni che oscillando tra un indie-pop molto contaminato e increspature folk ci restituiscono inevitabilmente delle good vibes, tali da farci portare il tempo con i piedi, muovere la testa e fluttuare un po’ sulle onde di queste chitarre a tratti sognanti; la seconda faccia, un po’ l’altro lato della medaglia, riguarda l’universo testuale del disco.
Ogni traccia dischiude un microcosmo quotidiano fatto fragilità, slanci di creatività e modi di reagire a ciò che ci accade addosso e intorno tendendo verso un agognato equilibrio. I 43.Nove sembrano aver trovato un momento di stabilità, porto da cui possono parlarci di come hanno passato gli ultimi anni, ciò che hanno vissuto, ciò che hanno sperato.
Qui puoi trovare una bella versione unplugged del loro singolo “Sassy New Island“.
“Forevermore segreti” dei Garda1990

Il nuovo disco dei Garda1990 è proprio un bel disco emocore coi fiocchi. E anche in questo caso la musica si fa veicolo perfetto per gridare al mondo, in un urlo liberatorio, tutto ciò che spesso non siamo in grado neanche di ammettere a noi stessi.
Ma la musica, e in particolare un genere come quello che praticano i Garda1990, oltre a dare la possibilità di liberare sé stessi, è sempre l’occasione per mettersi in connessione con gli altri, creare comunità: è così che un disco come “Forevermore segreti” diventa l’occasione giusta per una catarsi collettiva, un modo per avvicinarci e attraverso la condivisione della propria condizione reagire e ritrovare le forze.
Il disco di cui avevi un disperato bisogno.
“Il rito delle ombre” di Alessandro Ragazzo

L’album di esordio del cantautore veneziano Alessandro Ragazzo è elegante e ipnotico, proprio come lui quando sta sul palco con una chitarra a suonare i suoi pezzi. Sì, perché Tutte le nostre città chiude un capitolo iniziato nel 2023 con il primo singolo, Piove. In questi due anni, Alessandro Ragazzo ha suonato molto, maturando l’esperienza sul palco necessaria per arrivare a chiudere il primo disco. Partiamo da un presupposto forse banale, ma troppo spesso sottovalutato.
Alessandro Ragazzo ha una voce bellissima. Pulita, intonata, che si districa tra note alte e note basse con la stessa tranquillità. Questo, il più delle volte, aiuta (il successo così trasversale tra le generazioni di Lucio Corsi a Sanremo è dovuto anche al fatto che il cantautore maremmano ha un’intonazione precisissima). Non è solo una questione di voce, Il rito delle ombre. È un disco arrangiato molto bene, con la chitarra a fare da scheletro a quasi tutti i pezzi e molti strumenti a supporto.
Nell’album, ci sono ballate molto eleganti, come Sogni, un crescendo classico che sfiora il jazz, o Ultimo gin a Parigi, dove la voce dell’artista veneto si muove elastica e colora il brano. Ci sono canzoni dalle atmosfere retrò, che richiamano Andrea Laszlo De Simone, come Non saremo felici mai, pezzi ipnotici che rimangono in testa come la title track, e tracce con il riverbero a creare atmosfere soffuse e leggere. Quando si chiude un disco la cui genesi è stata lunga, di solito la cosa da fare è solo una: suonarlo su più palchi possibili. E per Il rito delle ombre, è arrivato il momento.
Filippo Colombo
“Questo amore mortale Più” di Dada Sutra

Dada Sutra pubblica la versione extended del suo disco “Questo amore mortale ” (la cui release era datata ottobre 2024). Disco multistrato, ricorda molto una collezione di monete di paesi lontani: noi le abbiamo collezionate e ognuno racconta la sua personale storia. 40 minuti di narrazione musicale spiazzante nella sua intima egocentrica universalità, fatta di influenze e sperimentazioni che conducono ad una ricerca di un filo conduttore umano-centrico in un panorama esterno emotivamente instabile, inquinato, trasandato.
Caterina Dolci si muove all’interno di questo turpe scenario a metà tra una guerriera senza tempo ed una ingegnera alla ricerca del meccanismo di sblocco. Si muove a disagio, fotografa la realtà per sbattercela in faccia e abbeverarci. L’ascolto è indubbiamente complesso: le tracce spesso richiedono un secondo ripasso per riapprezzarne citazioni ed ambientazioni. Musicalmente, le tracce si muovono tra emotività post punk, anarchia elettronica, rabbia hardcore, sperimentazione futuristica. La metabolizzazione, quindi, risulta ancora più lenta: le tracce si legano alle nostre esperienze e alla nostra visione degli eventi. Un disco in divenire: sarà interessante riascoltarlo tra qualche anno e vedere a quale fiume rivoluzionario sarà approdato.
Francesco Pastore
La Redazione
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