Il Mago del Gelato, un’esperienza di musica live da gustare in buona compagnia
Una stracciatella di funk, afrobeat e jazz, capace di trasportarci a morsi e cucchiaiate dentro un’oceano di atmosfere anni Ottanta, Settanta e forse persino nel decennio precedente, dentro il cuore di quella Bergamo dove Enrico Panattoni inventò, proprio nel 1960, questo gusto di gelato. E magari è proprio a Panattoni che fa riferimento l’Enrico menzionato nell’ultima traccia del nuovo album regalatoci esattamente due mesi fa da Il Mago del Gelato, band milanese così croccante e fresca da sembrare stracciatella.
Come stracciatella, la musica di Giovanni Doneda (basso), Ferruccio Perrone (chitarra), Pietro Gregori (batteria) e Alessandro Paolone (tastiere) serba in sé un che di nonsense: quale significato potremo mai dare infatti a dei pezzi di cioccolato buttati dentro al fiordilatte? E quale a quei decisi tamburi sincopati gettati senza riguardo, ma con precisione, nel velluto di fiati perfetti? Impossibile definirla ed impensabile farne senza.
Dopo aver rubato il nome ad un bar di via Padova ed essersi esibiti agli eventi più underground di Milano, senza nemmeno aver pubblicato un singolo, i quattro componenti de Il Mago del Gelato vengono inseriti nella Classe 2023 di Rolling Stone, l’elenco delle promesse dell’anno secondo quella prestigiosa redazione. A maggio, galvanizzati da questo traguardo, si esibiscono al MI AMI, in concomitanza con l’uscita – tanto attesa – dei loro primi due singoli. Sempre nel 2023, ma in ottobre, esce anche il loro primo EP, Maledetta quella notte.
Oggi, ad un anno e mezzo dalla prima catena di successi, Il Mago del Gelato torna a sorprenderci.
Lo fa con un nuovo lavoro che porta nel titolo una domanda, un enigma, forse un invito: Chi è Nicola Felperi? Ci sono un nome e un cognome, i quali, senza pretesa di identità, si aggirano guardinghi fra le tracce fumose di un album al contempo così chiaro da trasformare il caos suggestivo che lo caratterizza in una delle esecuzioni jazz più appaganti che possiate ascoltare registrate. Perlomeno nella discografia italiana degli ultimi anni.
Spingersi oltre negli elogi e nelle recensioni sarebbe anacronistico, più utile e divertente far parlare direttamente gli esecutori materiali del disco, con cui abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere.

Chi è Nicola Felperi? E chi Il Mago del Gelato?
Nicola – Il Felpieri – è il protagonista inconsapevole che lega in nostro album ad una trama costruita dall’immaginazione di chi lo ascolta. Il titolo si pone volutamente con un interrogativo e non dà, altrettanto volutamente, una risposta. Ascoltando la nostra musica, ognuno di noi può impostare una narrazione ed immaginare il proprio “film” attraverso gli indizi e le suggestioni sparse nei vari brani. Per noi il legame tra musica ed immagine è molto importante e ci siamo posti l’obiettivo di incoraggiare l’immaginazione dei nostri ascoltatori. Il Mago del Gelato è allo stesso modo un’esperienza di musica live, da gustare in buona compagnia.
A proposito di compagnia, come sono nati i tre feat che arricchiscono il disco?
La volontà di collaborare con Le Feste Antonacci e Venerus è nata durante il tour estivo dello scorso anno. Ci siamo incontrati sui palchi, ci siamo ascoltati e stimati a vicenda. Dopo essere tornati dallo studio, in autunno, abbiamo individuato i brani su cui lavorare. Molto spontaneamente con Le Feste abbiamo scelto In Punta Di Piedi, brano dalle caratteristiche un po’ “disco funk”. È stato un lavoro a distanza, ma lo hanno interpretato con gusto e bravura, hanno scritto un testo che si incastra perfettamente con il ritornello e dà forza e ritmo a tutta la composizione.
Controtempo nasce, invece, da alcune sessioni in studio insieme a Venerus, nel periodo invernale. Il brano c’era già in una versione strumentale, ma il testo è nato di getto durante un pomeriggio di scrittura, ci ha convinti subito. Insieme abbiamo poi lavorato per inserirlo nel modo giusto all’interno del brano.
Il caso di TIC TAC è diverso, perché era nostra volontà scrivere un brano appositamente per Melanie (Chedeville, ndr), per la sua voce. Durante la fase di scrittura del disco, avevamo ascoltato ed apprezzato tantissimo il suo lavoro con Tony Allen e ci piaceva l’idea di inserire una voce femminile su un brano dal groove lento e dalle atmosfere oniriche. Siamo riusciti a contattarla ed è stato anche in questo caso un lavoro a distanza. Ci ha stupito come, nonostante non ci fossimo mai visti ne parlati prima, il suo intervento fosse esattamente quello che cercavamo, sembrava l’avessimo scritto insieme!
C’è qualcosa di sfuggente e comunque identitario nel vostro lavoro. Per parafrasare il verso di un vostro pezzo, quante volte avete “cambiato identità”, musicalmente parlando?
Da quando è nato questo progetto non sentiamo di aver mai realmente cambiato identità. Ci piace pensare alla nostra musica come ad un percorso, il nostro sound è in perenne evoluzione e non vogliamo precluderci di esplorare in nessuna direzione.

Allo stesso modo però il vostro sound può essere considerato, sempre citandovi, una sorta di “depistaggio” rispetto all’odierna discografia.
La discografia contemporanea è eterogenea e ha molte sfaccettature interessanti, noi cerchiamo di proporre della musica che rappresenti al meglio noi e quello che ci piace. Attingiamo dal passato ma allo stesso tempo cerchiamo di fare una musica che parli al presente.
E forse anche al futuro, a cui sembrate tesi ma con rilassatezza. In tutte le canzoni dell’album si respira questa sorta di sottile tensione rilassata. È intenzionale?
Non è intenzionale, credo che la sensazione a cui ti riferisci è un po’ quello che noi viviamo producendo e componendo musica a Milano. Noi siamo parte integrante della città e ne siamo implicitamente ispiranti nel profondo, a partire dai suoi ritmi ossessivi e dalla sua varietà. È Milano l’ossimoro stesso, la nostra musica ne è solamente una proiezione.
Infine, ma non da ultimo, chi è Enrico? E c’è qualcosa che durante in questi anni di attività avete imparato “a lasciar perdere”?
Enrico è un sognatore, tutti gli dicono di lasciar perdere, di non credere nei suoi sogni o ideali, ma lui non molla, anzi resta proprio dov’è e continua imperterrito a crederci e a fare ciò che lo rende felice. Il messaggio è quello di non mollare mai. Se hai un sogno, emozionati e seguilo.
Noi intanto possiamo emozionarci insieme a Il Mago del Gelato durante il tour estivo appena annunciato, che inizia dalla Milano ossimorica del MI AMI questo fine settimana, portando la band su è giù per lo stivale ad un ritmo frenetico come la loro musica.
- 24/05 – Milano – Mi Ami Festival
- 01/06 – Palermo – I Candelai
- 02/06 – Giarre (CT) – Radicepura
- 05/06 – Vicenza – Festival Lavoro e Cittadinanza
- 07/06 – Montecassiano (AN) – Svicolando Festival
- 08/06 – Recale (CE) – La Musica Può Fare
- 13/06 – Arsita (TE) – DlenDlen Festival
- 22/06 – Fiorenzuola d’Arda (PC) – VUSA! Fest
- 28/06 – Marina Romea (RA) – Ghe Pensi Mar
- 29/06 – Lido di Camaiore (LU) – La Prima Estate
- 5/07 – Piana di Vigezzo (VB) – Meraviglia Festival
- 13/07 – Treviso – Suoni di Marca
- 17/07 – Cesena – acieloaperto
- 20/07 – Villa di Serio (BG) – Rock Sul Serio
- 25/07 – Corigliano d’Otranto (LE) – SEI Festival
- 26/07 – Lentella (CH) – Totem Festival
- 27/07 – Modena – Giardini Ducali
- 03/08 – Napoli – Maschio Angioino
- 08/08 – Piazza Armerina (EN) – Mosaico Festival
- 13/08 – Locorotondo (BA) – Locus Festival
- 30/08 – Mendrisio – Cavea Festival
Monica Malfatti
Beatlemaniac di nascita e deandreiana d'adozione, osservo le cose e amo le parole: scritte, dette, cantate. Laureata in Filosofia e linguaggi della modernità a Trento, scrivo a tempo pieno (ma anche a tempo perso).