Nuova Era Oscura Vol. 1 dei C+C=Maxigross è un rito sonoro collettivo che scruta nell’abisso dove la barbarie si fa sempre più spazio, purtroppo, per provare ad attraversarla ed andare oltre. Eppure, anche se niente lascia presagire che in quell’oltre ci sia qualcosa di meglio, in quanto esseri umani, dobbiamo tendere in quella direzione.
Il collettivo veronese tira fuori queste dodici tracce nel suo nono lavoro, a due anni di distanza da “Cosmic Res” in una formazione arricchita da nuovi ingressi.
La band ci ha sempre abituati a unire le arti, a farle vivere insieme e anche questa volta ci riesce con una copertina per certi versi sorprendente per la storia che contiene. E allora anche raccontare queste cupe fiabe postmoderne richiama suggestioni provenienti da altri mondi artistici, come per esempio la letteratura, che in quanto a produzioni apocalittiche o distopiche, soprattutto dopo la cicatrice mai rimarginata della Seconda Guerra Mondiale, ne ha prodotta moltissima: e dunque non sembri strano ritrovare gli echi letterari di Agota Kristof e della sua “Trilogia della Città di K”, con la perdita della coscienza, collettiva soprattutto e dell’empatia tra le persone.
Ed è per questo che musicalmente Nuova Era Oscura Vol. 1 diventa una sorta di colonna sonora nell’esplorazione di una notte cupa nel cuore di un bosco che raccoglie barlumi e istantanee di una realtà in disfacimento.
Per comporre una colonna sonora di tale entità è necessario seguire l’istinto e una traccia, un sentiero che si muova borderline tra i generi musicali più diversi. C’è sicuramente la psichedelia, intesa letteralmente come dilatazione, che sfocia in suggestioni noise o tribal a volte, e poi ancora il jazz, quello che si reinventa nel presente sperimentando, sfiorando il prog e l’opera rock; c’è infine del folk, a fare da giaciglio per testi che raccontano le pieghe evidenti e nascoste dell’era oscura, dalla Madre che tutto genera, al Diavolo Nero, a Fuoco Pancia.
Verso la fine della tracklist ci imbattiamo in Adattamento, (l’altra faccia dell’iniziale Festa) una sorta di danza-battaglia per superare gli ultimi ostacoli prima di intravedere uno squarcio di speranza nell’attesa dell’alba con Ultima Canzone, ma presumibilmente ancor di più con il Volume 2, di questo esperimento musical/distopico pienamente riuscito da parte della band veronese.
Ma ne vogliamo sapere di più e perciò abbiamo chiesto a Tobia di raccontarci anche qualcosa in più

“Nuova Era Oscura Vol. 1” è composta da dodici tracce dall’animo multiforme, canzoni che prendono strade diverse nel bosco in cui consigliate di ascoltarle ma poi la sensazione è che si ritrovano tutte intorno allo stesso falò. E alla fine dell’ascolto sono forse proprio quelle fiamme nel buio che rilanciano un orizzonte più luminoso.
Raccontaci l’idea di questo lavoro che somiglia a un concept
In realtà non è un vero e proprio concept, ma una suggestione iniziale che ci siamo sentiti di dare a chi l’avrebbe ascoltato, una specie di prologo a cui seguirà una storia che ogni persona creerà individualmente. Non spieghiamo mai cosa per noi significa nel dettaglio una canzone che abbiamo scritto. Già queste parole che hai speso raccontano qualcosa che noi non avevamo pensato: bellissima l’immagine delle canzoni che si perdono nel bosco e per ritrovarsi davanti allo stesso falò!
A queste favole post-moderne, a questi mondi onirici e un po’ sfuggenti avete deciso di affiancare un’immagine, molto bella, e avete scelto l’opera di un artista veronese di qualche anno fa, Carlo Zinelli. Conoscendovi so che giustamente conferite all’arte un ruolo salvifico.
A che punto del lavoro avete pensato che quella doveva essere la copertina e perché?
È stato assolutamente “naturale”, nel senso che dopo un po’ che raccoglievamo il materiale prodotto, e le canzoni delineavano un’atmosfera “oscura”, figlia di questi tempi. Abbiamo pensato subito alle opere e alla vita di Carlo Zinelli, artista che amiamo e che conosciamo da tempo.
La sua storia è esemplare: Carlo Zinelli (1916 – 1974), è un artista veronese che dopo aver partecipato brevemente alla Guerra Spagnola nel 1936 tornò a casa manifestando dei disturbi mentali, per cui venne rinchiuso in manicomio e subì dei trattamenti electro shock, in seguito a cui perse per sempre l’uso della parola. Solo anni dopo, degli illuminati psichiatri (come Vittorino Andreoli) notarono che si esprimeva tracciando dei segni sulle pareti, e quindi incoraggiandolo a esprimersi visivamente cominciò a dipingere (letteralmente a riempire) centinaia di fogli fronte e retro per decenni (tutte opere senza nome). Perse la parola per sempre, vittima della follia della guerra, ma riuscì a trovare comunque la sua voce in questo Mondo.
Soffermiamoci un attimo sulle sonorità del disco. C’è ovviamente il vostro suono riconoscibile ma anche una spinta verso la sperimentazione, lo sbirciare in avanti come ogni disco magari ti porta a fare. Io ci ho trovato tante cose belle, dal folk un po’ psichedelico britannico di fine anni Sessanta, a consistenti sprazzi di prog, magari quello un po’ jazzato, fino ad alcune cose della Pfm o dei miei amati Mariposa per restare in Italia, ne ho beccata qualcuna?
Hai beccato degli spunti interessantissimi, assolutamente! Anche sulle citazioni musicali, come per il significato delle canzoni di cui dicevo sopra, negli anni siamo sempre più restii a dire cosa abbiamo ascoltato nel dettaglio, proprio perché è bello che ogni persona ci senta e ci trovi qualcosa attraverso le sue esperienze. Non credo che nessuno di noi abbia mai ascoltato la PFM per esempio!
I Mariposa invece per noi rappresentano senz’altro un progetto imprescindibile (e mai troppo celebrato) della cultura musicale italiana, che ha aperto le strade al mondo di Trovarobato (come anche i percorsi di Enrico Gabrielli & Alessandro Fiori): Iosonouncane & Daniela Pes per dire i progetti più conosciuti. Molta gente magari non conosce i Mariposa, ma ascolta tantissima musica che senza di loro non esisterebbe nella sua forma attuale!

Il disco è prodotto artisticamente “in casa” (Cru e Tobia). Come produttori lavorate o avete lavorato anche per altri progetti, come è stato invece lavorare sulle vostre cose e capire il momento in cui il lavoro è finito e dite “ok, ci siamo”? È venuto fuori il disco che volevate?
Io (Tobia) e Cru suoniamo assieme in questo progetto dal 2013, abbiamo sperimentato assieme e individualmente veramente tante formule. Abbiamo fatto collaborazioni con moltə altrə musicistə e cambiato spesso orizzonti (come siamo cambiati noi) ma ogni volta che ci mettiamo al lavoro la missione principale è rimasta quella di non ripeterci. Non è una frase fatta: è davvero la nostra missione. Appena prendiamo una strada che ci sembra già battuta cambiamo immediatamente direzione. Questo ci permette di mantenere l’entusiasmo e la tensione verso l’ignoto. Non c’è niente di meglio di non sapere dove andare per scoprire qualcosa di nuovo e stupirsi ancora una volta. Quindi anche per Nuova Era Oscura Vol. 1 semplicemente abbiamo cercato di creare qualcosa di inedito con gli “ingredienti” che avevamo in quel momento.
Produrre altri progetti credo sia assolutamente più semplice per il distacco oggettivo che si crea nel solo atto di ascoltare del materiale altrui e di cercare di carpire i desideri consci e inconsci di chi ti chiede di produrlo. Quando applichi questo processo su te stesso, in solitudine, personalmente lo ritengo molto più difficile e impegnativo. Ma basta essere in due, e di nuovo torna facile. In un certo senso io e Cru ci aiutiamo a essere lo specchio dell’altro, per capire (credo abbastanza velocemente) cosa funziona e cosa no. Quindi per rispondere alla tua domanda: è sicuramente venuto fuori il disco che non sapevamo di volere! Che è la cosa più importante, direi.
La formazione si è allargata, nel pieno spirito di “collettivo” che voi vivete da sempre. Parlateci dei nuovi “acquisti” Anna Bassy e Luca Sguera. In cosa hanno arricchito il vostro suono?
Mentre stavamo chiudendo il disco “Cosmic Res” (uscito nel 2023), scritto da me e Cru, e prodotto da noi due assieme a Duck Chagall, sono entrati nel progetto Sirio Bernardi alla batteria e Zeno Merlini al Sax & Clarinetto. La loro sensibilità e le loro sonorità hanno aperto nuove strade che gradualmente, durante il tour di “Cosmic Res”, ci hanno fatto sentire che da quartetto potevamo diventare qualcosa di più, e l’espansione sonora poteva essere la direzione.
Luca e Anna li conosciamo da tempo essendo nella nostra stessa città, e anche lì la scelta è stata molto naturale! Luca viene dal jazz sperimentale e Anna dal soul contemporaneo e dal jazz più cosmico, perciò si sono inseriti perfettamente proprio perché abbiamo percorsi differenti ma la stessa propensione all’ascolto profondo e all’improvvisazione al di fuori dei generi.
Non suonavamo in sestetto dal 2017 con Miles Cooper Seaton, ed è una sensazione potentissima e liberatoria. Dal punto di vista di chi suona essere in tante persone sul palco ti permette di suonare molto meno, nonostante a chi ti ascolta arrivi molto più suono!

Nel brano “Partiti Soli” mi ha colpito molto la frase “L’ansia di restare soli si fa sempre più evidente”. Nel brano magari è riferita alla crescita, al ricordo che si ha degli anni passati, ma contestualizzandola nell’intero disco mi veniva naturale pensarla anche in un senso più ampio, allargando l’accezione al sociale, alla carenza crescente di relazioni reali a favore delle connessioni, termine comunque più leggero e meno impegnativo.
Assolutamente, concordiamo appieno (al di fuori del significato specifico della canzone). La Musica come esperienza comunitaria e rituale è senz’altro qualcosa che ha mantenuto un potenziale infinito e incontrollabile, che va oltre la ragione e quindi ogni sovrastruttura. Sta a noi creare queste situazioni, cercarle e valorizzarle, al di fuori del “Sistema economico della Musica” che non ha naturalmente questo come obiettivo principale. Poi certamente può capitare anche ai concerti negli stadi che a volte si crei quella “Magia”. Ma spesso non è la priorità!
Siete attivi dal 2008, avete portato la vostra musica anche all’estero, in importanti festival, ma soprattutto avete vissuto in lungo e in largo il panorama indipendente di questi anni, tra live, etichette, booking ecc. Quali sono i cambiamenti più grossi che riscontrate in questi anni rispetto agli inizi, se ce ne sono ovviamente dal vostro punto di vista?
Che domandona! Ormai credo siano uscite tesi su questa tematica! Dal 2008 naturalmente è cambiato tutto e continuerà a cambiare. L’unica cosa che ti posso dire è che più passa il tempo più ci interessa meno ciò che riguarda le dinamiche del “sistema economico della musica” di cui ti dicevo prima. Non vuole essere snobismo. Una cosa è la Musica (o l’Arte in generale, nel nostro caso la Musica è l’Arte che abbiamo scelto per esprimerci… O ci ha scelto lei!), un’altra cosa completamente differente, proprio su un altro piano, è il “sistema economico e strutturale” che ne regola le dinamiche di vendita e diffusione.
Faccio un’analogia, spero utile, con i Social: vent’anni fa c’era Myspace, poi è arrivato Facebook e Twitter (per dire i più famosi naturalmente!), ora da un po’ di anni Instagram ha preso il sopravvento assieme a TikTok etc etc… Domani prevarrà un altro social e tra dieci chissà cosa useremo per comunicare tra noi. Se si parla di Musica, intesa come suono, esperienza, composizione, chiamiamola come vogliamo, ma il principio originario (non la modalità con cui è fatta) è lo stesso dall’alba dei tempi.
Dentro la Musica ricerchiamo qualcosa di misterioso che dona tanto a noi in primis che ci perdiamo nel suono, e poi pure a chi ci viene a sentire ai concerti e compra i nostri dischi. Non sono tantissimi, ma il patto è sincero, e credo che dopo oltre quindici anni chi ci segue lo sa: siamo qui solo per quello, la Musica. Cambieranno le etichette discografiche, i booking, i servizi di streaming, scompariranno i cd e torneranno vinili e musicassette. Sarà peggio di prima, come adesso, o migliorerà? Chi lo sa. Ma se manteniamo il focus sul motivo principale per cui siamo qui come Musicistə sono certo che ne gioveremo, anche in un senso più ampio.

“Un gruppo di bambini fuggiti dalla città in fiamme si ritrova a passare una notte nel bosco, raccontandosi storie attorno al falò per rimanere svegli”. Queste sono le parole che introducono al disco. Considerando che a guardarlo bene gran parte del pianeta già somiglia a un panorama distopico più di quanto film e libri del passato hanno provato a immaginare, dove consigliereste l’ascolto del vostro disco (oltre che intorno al falò in un bosco lontano dal mondo)?
Allora forse in una grotta, al fresco! Così poi la sera si esce a vedere le stelle.
In “Ultima Canzone”, brano che chiude la tracklist, c’è uno sguardo alla Battiato nel cercare l’alba dentro l’imbrunire. Auspicherà uno schiarirsi della Nuova Era Oscura? È da qui che prenderà il via il volume 2?
Al di fuori del VOL. 2 che ascolterete presto (semi spoiler: esce in autunno!) credo che l’ottimismo tossico non serva a niente. Vi scrivo sudando da Verona nella settimana più calda che abbia mai fatto, mentre c’è un genocidio in corso da anni in Palestina (da parte del governo di Israele per evitare fraintendimenti, se ce ne possono essere) sotto gli occhi di chiunque. E sono solo alcune delle tantissime tragedie lampanti che viviamo e vediamo ogni giorno. Eppure, nonostante queste mostruosità opprimenti, credo che bisogni reagire, agire, pensare, creare, vivere anche quando tutto attorno a te dice di mollare. Ovviamente non ignorando il Male, ma affrontandolo per come possiamo, anche solo elaborandolo.
L’Arte naturalmente è forse il mezzo più potente che abbiamo. Sia per cambiare noi stessi, e poi la realtà in cui viviamo.
Non credo sia un caso che chi ha preso le posizioni più nette pro Palestina e contro Israele siano personalità del mondo dell’Arte e della Cultura. La politica che purtroppo sta governando la maggior parte del mondo di oggi non ha intenzione di salvarci, questo è chiaro sempre di più ogni giorno che passa. Ma se ripenso a Zinelli che, quando era rinchiuso dentro a un manicomio dopo chissà quanti electro shock, ha cominciato dal nulla a fare dei dipinti meravigliosi, che ancora oggi girano per mostre, finiscono su copertine di libri e dischi raccontando, anche la sua storia terribile di guerra e dolore, penso che dentro a quel semplice ed enorme gesto artistico si racchiuda qualcosa che può cambiare il Mondo.

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