C’è un’energia che attraversa Pixel fin dalle prime note, una tensione che non cerca consenso né si lascia addomesticare. Ogni battito, ogni sospensione, ogni parola è pensata per incidere, per esistere dentro un presente che corre e misura tutto in superficie. L’esordio di Ele A racconta un’identità che cresce per frammenti – pixel dopo pixel – senza paura di mostrarsi discontinua, fragile eppure feroce. Non è la narrazione di un passato da ordinare, ma la presa di spazio di chi vive il proprio tempo con lucidità e istinto, tra il respiro della città e il bisogno di lasciare indietro chi rallenta, chi complica. In Pixel non c’è esitazione: c’è la forza di chi si è costruita da sé e rivendica la propria voce, il proprio passo, la propria visione.
I beat sospesi respirano tra radici rap e tensioni contemporanee, aprendo spazi in cui la voce di Ele A si muove come un corpo: dichiarazione e confessione, urlo e sussurro, rabbia e consapevolezza.
L’album rifiuta la comodità del pop da playlist e si impone come racconto coerente di una vita urbana, dove la vulnerabilità convive con la lucidità, dove la frenesia dei giorni filtra nei pensieri e nel linguaggio. Non è un disco da ascolto distratto: la sua forza sta nella capacità di rendere visibile il peso delle relazioni, l’impatto della città sui gesti, la complessità di crescere mantenendo la rotta.
I testi, concentrati in nuclei tematici essenziali, disegnano un mondo riconoscibile e personale. L’autonomia come principio, l’amicizia come rifugio, la parola come strumento d’affermazione: “Non dirmi quello che devo fare” diventa un mantra che attraversa tutto il disco. C’è la fiducia nella costanza, nella costruzione lenta, nell’idea che dal basso si possa arrivare ovunque. E insieme la consapevolezza che la pressione dell’ambiente, le aspettative, la paura di perdersi siano ferite necessarie per definire sé stessi. L’equilibrio fra forza e fragilità si traduce in una scrittura diretta ma non semplificata.

Le collaborazioni con Guè, Promessa, Sayf, Gaia, NeS e Colapesce non sono scelte d’esibizione ma dialogo
I featuring del disco ampliano il racconto senza disperderlo, aggiungono sfumature emotive e sonore. Dente di Leone concentra l’idea di affermarsi senza compromessi, Mai e Ombre di città esplorano la separazione, il bisogno di proteggere la propria libertà dentro il rumore metropolitano. La tensione fra il desiderio di connessione e la necessità di restare soli attraversa l’intero lavoro, come una corrente sotterranea che tiene insieme i frammenti.
L’urbanità di Pixel non è posa ma sostanza: nasce dall’esperienza diretta, da una sensibilità che osserva e reagisce. È la colonna sonora di chi si muove tra precarietà e ambizione, di chi misura la propria forza senza smettere di guardarsi dentro. La coerenza del disco sta nella capacità di unire intensità e misura, ritmo e introspezione, senza cercare scorciatoie né mediazioni.
Pixel è più di un debutto: è una dichiarazione d’intenti. Un autoritratto in movimento, costruito con la determinazione di chi non chiede permesso e la grazia di chi sa ascoltarsi. Ogni brano è un tassello di questo mosaico sonoro, dove parola, relazioni e tensione urbana diventano strumenti di affermazione e resistenza. È un racconto metropolitano di crescita e autodeterminazione, un manifesto personale che vibra di autenticità e lascia addosso la sensazione precisa di una voce nuova, nitida, necessaria.

Il tour europeo di Ele A
- 07 Novembre – ZURICH (CH) – Exil
- 11 Novembre – LONDON (UK) – 93 Feet East
- 12 Novembre – BARCELONA (ES) – Laut
- 13 Novembre – PARIS (FR) – FGO Barbara
- 14 Novembre – BRUXELLES (BE) – Fifty Lab Festival
- 20 Novembre – BERLIN (DE) – Kantine am Berghain
- 28 Novembre – BERN (CH) Dachstock05 Dicembre – MONTHEY (CH) – Pont Rouge
Il “Pixel Tour 2026”
- 02 Marzo – MILANO – ALCATRAZ
- 06 Marzo – BOLOGNA – ESTRAGON
- 07 Marzo – RONCADE (TV) – NEW AGE
- 11 Marzo – ROMA – LARGO VENUE
- 12 Marzo – FIRENZE – VIPER THEATRE
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