Maggio 2025 è stato un mese ricco di musica, strabordante di dischi e nuove uscite. Basti pensare, ad esempio, che questo mese la media settimanale si è aggirata intorno alle 40 release. Tra questi troviamo dischi di cui parleremo in modo approfondito prossimamente come quelli di Lauryyn, DADA’, Nicolò Carnesi, Faccianuvola, Tutto Piange, Vale Lp & Lil Jolie, Napoleone, Studio Murena; oppure il disco dei Casino Royale di cui vi abbiamo parlato qui. Sono usciti anche i lavori dei Patagarri, di Golden Years (con le collaborazioni di Calcutta, Franco126 e tanti altri), ma anche il disco di Salmo e tanto altro.
È più che naturale perdersi qualcosa, soprattutto se si tratta di lavori di artisti emergenti. Per questo con “Nascosti in piena vista” cerchiamo di segnalarvi dei dischi che secondo noi dovreste ascoltare e che forse non avreste avuto occasione di scoprire.
“Ortensie Comete” di Merli Armisa

Se oggi è lecito parlare di una rinascita dello shoegaze nella scena underground italiana, è anche, e soprattutto, merito di dischi come Ortensie Comete. Il secondo album in studio di Merli Armisa, al secolo Michele Boscacci, e il primo pubblicato con Dischi Sotterranei, raccoglie tredici brani onirici, nostalgici e distesi in un tempo che non esiste. A partire dalla title track, prologo strumentale, le intenzioni del cantautore lombardo sono chiare. Un album che trae ispirazione dall’Asia e dal Giappone, con riferimenti impliciti ma anche espliciti – i tre intermezzi del disco si chiamano koto, proprio come lo strumento a corde nipponico.
Nel disco sono presenti dolci ninne nanne per adulti (“Koto“, “Al cader della giornata (versione semplice)“, “Ti ho sognata… appena prima dell’alba“), che si muovono tra l’ambient e il lo-fi, tanto nel sound quanto nella tecnica di registrazione domestica e volutamente imperfetta – parte dell’album è stato registrato proprio a casa dell’artista. Accanto, brani di impronta shoegaze, con le chitarre nel ruolo di protagoniste (“Il cielo è così terso“, “Sei qui con me“, in duetto con Arianna Pasini).
In coda, “Astro del cielo“, con un lungo outro ipnotico su cui dondolare, tra parole che non si discernono e molti strumenti che si sovrappongono fino a sfumare nel silenzio. “Ortensie comete” è un disco prezioso, composto e registrato con cura. Un antidoto al reggaeton che imperversa nelle radio da giugno, e un rifugio verso luoghi da inventare.
Filippo Colombo
“Forse un giorno” di Gioia Lucia

Nelle opere prime si mette tutto quel che si ha. In uno spazio ristretto si tende a condensare una vita intera. Spesso gli esordi contengono versioni diverse dello stesso artista, frammenti di molti anni precedenti che briciola dopo briciola ricostruiscono un percorso, un tratto di vita. Non è facile trovare un focus, una direzione: condensare le proprio influenze, decidere cosa vale la pena inserire e cosa no. “Forse un giorno” di Gioia Lucia, è uno di quei dischi d’esordio con una quadra ben precisa, nonostante l’eterogeneità dei suoni e generi che sovrappone e fonde.
È un lavoro piacevole all’ascolto: i racconti di Gioia Lucia incedono ora adagio ora frenetici su campi variopinti che spaziano tra l’R&B, il Soul, il Funk. È uno di quei dischi che metti in auto quando hai molta strada davanti e sei sul sedile passeggero. L’occhio e i pensieri corrono lungo il guardrail e ti sembra che questo disco sia l’unica colonna sonora possibile in quel momento.
La traccia che ho inserito nella mia playlist personale è “Morte d’amore“. Il brano, scritto insieme a Masamasa, è una ricarica di good vibes ed energia nonostante parli di quando tutto ti crolla addosso e l’unica cosa a salvarti è prenderla con ironia.
“Grande, non ancora” di Ugo Crepa

Il nuovo disco di Ugo Crepa, “Grande, non ancora” è un lavoro che parte dal rap e dall’hip hop e si allarga a macchia d’olio verso sonorità R&B e talvolta funk. È un lavoro contaminato fino al midollo in cui l’artista supera i confini del rap, nonostante le rime siamo puntuali e intelligenti, per arrivare a una dimensione che potremmo dire, per certi versi, “cantautorale”. Il lessico di Ugo Crepa è ricco, le scelte linguistiche mai banali supportano riflessioni che partono sì da esperienze personali ma che toccano temi universali.
Ugo Crepa riflette sul tempo, in bilico tra un futuro quanto mai incerto e un passato in cui si finisce troppo spesso arenati. Il tempo, certo, ma anche “i tempi”, questi in cui viviamo e che l’artista ha urgenza di raccontare per districarsi, per trovare un senso e un equilibrio, avendo tra le mani come uniche armi le proprie parole e una disincantata ironia.
Nel disco funzionano egregiamente anche le collaborazioni con Willie Peyote e gli Eugenio in via di Gioia. “Grande, non ancora” merita tutta la vostra attenzione.
“Diario di scavo” di Livrea

Livrea ha talento, è evidente. Un talento che rischiava di restare troppo imbrigliato in produzioni troppo levigate e incardinate. Se non che con “Diario di scavo“, il suo nuovo lavoro, ha deciso bene di smarcarsi e lavorare a un disco che le desse spazio, ossigeno e soprattutto occasione di sbagliare ma sperimentando.
Se da un lato in questo disco Livrea dà prova delle sue qualità canore, dall’altro l’eterogeneità dei suoni che spaziano tra l’R&B, nu soul, con richiami jazz ed echi psichedelici, rendono questo lavoro sfaccettato e stratificato. È un album complesso, sebbene riesca a prenderti anche al primo ascolto. Ogni suono è lavorato, sporcato, modellato come terra. Lo scavo a cui si fa riferimento nel titolo mette in chiaro tutto il processo creativo, fatto di meticolosa ricerca non solo musicale ma anche interiore. Come dicevo, però, non si pensi che sia un disco ostico all’ascolto, anzi. È un disco godibile fin da subito, che con più ascolti ci permette una fruizione sempre più immersiva e profonda.
“Biesina” di Warco

Con il nuovo lavoro di Warco, “Bièsina“, torniamo a delle sonorità più indie-pop, Lo-fi, cantautorali rispetto ai dischi citati fin ad ora. Tendenzialmente non mi piace parlare di dischi come “viaggi”, ma in questo caso i paesaggi evocati sono più di una cornice. Tra le colline arse di una provincia sospesa, intrisa di un misticismo mediterraneo e prossima al mare, si dispiega una Sicilia interiore, immaginifica e un po’ surreale. Infatti, “Bièsina” è il nome della contrada in cui il nonno di Warco, da giovane, portava le pecore al pascolo. Un luogo dell’anima prima ancora che geografico.
Le folate di scirocco e la malinconia delle domeniche d’estate cullano Warco sin dall’infanzia. Il cantautore cresce tra chitarre, partite a briscola, viaggi in treno tra Palermo e Marsala, sogni calcistici e un romanticismo fuori tempo massimo. “Biesina” è un ep che ha dentro tutto questo, come anche tutta l’urgenza e la fame degli esordi, che portano con sé una certa immaturità e incoscienza che molto spesso certi sogni li fa avverare.
“Volume Uno” di Acqua Distillata, Ribaltavapori

L’ultimo ma non meno importante disco che forse ti sei perso a Maggio 2025 è “Volume Uno” di Acqua Distillata e Ribaltavapori.
Guardati intorno, tutto affoga nel rumore, il frastuono non ci lascia pensare, una violenza quotidiana che produce solo stress cronico e cecità; i nostri corpi non reggono il ritmo, non siamo fatti per questo. Cerchiamo disperatamente un antidoto. Eccolo qui: Acqua Distillata e Ribaltavapori sono dei chimici, con le loro misture ci portano in salvo da tutto questo.
Questa prima parte del progetto, oltre a sottolineare come anche nel cuore del più caotico inferno si possa trovare un luogo sicuro, con parole d’amore e di speranza, non si risparmia toccando tematiche importanti. Infatti si configura come un concept che esplora tematiche di attualità come l’inquinamento, lo spreco e il surriscaldamento globale. In attesa del Volume Due ci lasceremo cullare e ci faremo bastare queste prime quattro tracce.
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