In un panorama con un mind-set che spesso rincorre il nuovo a ogni costo, c’è anche chi sceglie di riportare alla luce ciò che potremmo ancora essere, restituendo in musica una sorta di restauro emotivo. Se poi quel restauro è il risultato di una trasformazione interiore, nata dal ricompattamento di frammenti personali nel caos, allora sì, a quel punto, forse, si risorge ritrovandosi in un “maledettissimo posto migliore“. Non a caso, Elisa Pucci (in arte Mille nel suo progetto da solista – l’avevamo già conosciuta a X-Factor con i Moseek) ha scelto la parola Risorgimento come titolo per il suo secondo disco uscito a Settembre. Una metafora qui, di un cambiamento personale, profondo, vissuto appieno e tradotto in un album.
Dieci tracce che suonano di rosso vivo, di Storia in Artiglieria Pesante, romantiche in gli Amanti, rivoluzionarie e garibaldine, come si deduce dalla copertina, tenute insieme da una voce dal timbro magnetico, che si interseca a strumenti mai sullo sfondo. Chitarre nitide, batterie che tengono il ritmo del cuore come in C’est Fantastique, creano un suono analogico e autentico che sa di vinile. C’è anche il rock, sì, ma filtrato da uno sguardo elegante e mai urlato.
Mille ha la capacità di creare un’atmosfera molto vintage, che pulsa, però, di presente. Iconico nel suo genere, questo disco sembra la colonna sonora perfetta di quei film in bianco e nero, ma girati oggi e che trattano di storie attualissime.
Ne abbiamo parlato proprio con lei.

Ciao Elisa, come stai? Ti va di raccontarci a modo tuo l’album e com’è stato il tuo release?
Sto molto bene, anche se il periodo del “release” è sempre una specie di montagna russa emotiva. Risorgimento è un disco che ho scritto in un momento molto intenso, in cui avevo bisogno di mettere ordine dentro di me. È un album che racconta la voglia di ripartire, di cambiare pelle, ma senza perdere ironia e leggerezza. È pieno di contrasti, come lo sono anch’io, c’è dentro la rabbia, ma anche l’amore, la malinconia e la voglia di ricominciare da zero, con onestà.
Risorgimento è una parola che racchiude più un punto di arrivo dal passato o più speranza verso il futuro?
Direi entrambe le cose. È un titolo che guarda al passato per trovare la forza di proiettarsi nel futuro. Risorgere non è solo ricominciare, è proprio un atto di consapevolezza: capire cosa ti ha ferito, accettarlo, e poi farne benzina. Nel mio caso, Risorgimento è stato il modo di dirmi che non serve diventare un’altra persona, ma tornare a essere quella che eri davvero.
Era proprio il Risorgimento il periodo in cui tu avresti voluto vivere, direi..
Mah, non lo so se avrei proprio voluto viverci! Però sicuramente era un’epoca piena di ideali, di passioni forti, di persone che credevano di poter cambiare il mondo con le proprie idee. Quella parte mi affascina tantissimo. Oggi a volte ci dimentichiamo quanto sia rivoluzionario anche solo credere in qualcosa.
Un disco glamour, che vuole essere anche un manifesto della forza femminile. Quali sono state nella storia e nella vita le tue figure femminili d’ispirazione?
Ne ho tantissime. Mi ispirano le donne che non si scusano per essere come sono. Da quelle della mia famiglia alle artiste che ho amato, come Raffaella Carrà, ma anche Iris Apfel, una donna che ha sempre fatto del suo stile e della sua libertà la sua voce, dimostrando che l’età non limita la creatività ma la amplifica. E poi, agganciandomi al disco, penso ad Anita Garibaldi, che nel Risorgimento è stata una figura centrale: indipendente, coraggiosa, libera, ha combattuto al fianco di suo marito ma anche per se stessa, incarnando una forza femminile che ancora oggi è d’ispirazione. Tutte diverse, ma con in comune quella libertà di stare sul palco e nella vita senza chiedere permesso a nessuno.

Risorgimento è diverso rispetto all’EP precedente, che era più ironico. Qui anche gli strumenti sono molto più in primo piano. Pensi quindi di aver inquadrato definitivamente il tuo stile?
Rispetto a Quanti me ne dai, qui ci tenevo che fosse tutto suonato, con strumenti veri, persone vere. Durante l’EP eravamo in piena pandemia e non avevo potuto lavorare in studio come avrei voluto, quindi quel progetto è risultato inevitabilmente più “digitale”. Con Risorgimento volevo che si sentisse il respiro del suono, non un disco patinato ma qualcosa che vibra, che ti arriva addosso. Sullo stile credo di essere ancora in viaggio. Però questo è sicuramente il punto in cui mi sono sentita più autentica finora.
Sono curiosa di che musica c’era nel tuo Ipod e oggi nelle tue playlist…
Vengo da ascolti molto diversi: dal cantautorato italiano più classico – Battiato, Lucio Dalla, Ivan Graziani, Battisti, Venditti – fino all’elettronica anni ’80. Poi ho un amore incondizionato per la melodia italiana e per la scrittura che racconta, che ti lascia addosso un’immagine. Cerco sempre di mescolare tutto questo in qualcosa che suoni mio.
Cosa speri che traggano gli ascoltatori da queste tracce?
Vorrei che chi le ascolta si sentisse un po’ meno solo. Risorgimento non è un disco che dà risposte, ma che fa compagnia. È un “ti capisco” detto con una chitarra e un sorriso amaro.
C’è un brano che senti particolarmente rappresentativo?
Direi Il tempo, le febbri, la sete. È una canzone che racchiude il senso di tutto il disco: la tensione tra il desiderio di resistere e la paura di cedere. Dentro c’è il bisogno di sentirsi vivi, di ballare anche quando tutto intorno sembra finito. È una specie di preghiera laica, dove convivono la fragilità e la forza. L’ho scritta pensando a quel momento in cui ti rendi conto che per rinascere devi anche accettare di stare male, di attraversare la febbre prima di guarire.
E il feat. con Rachele Bastreghi? Pensi ci possa essere un progetto di cantautorato femminile anche più lungo?
Il feat con Rachele Bastreghi si intitola Tour Eiffel e chiude il disco. Quando l’ho scritta ho subito pensato che sarebbe stato bellissimo se in quel brano ci fosse stata anche la sua voce. L’ho detto a Unbertoprimo, mio produttore e braccio destro e all’occorrenza fratello, che mi ha incoraggiata a contattarla. Lei è venuta in studio, ha ascoltato la canzone e ha detto subito di sì. È stato un regalo bellissimo, perché Rachele ha quella capacità rara di abitare le parole, di farle vivere davvero. E poi credo che oggi ci siano tantissime artiste donne che stanno affermando la propria voce con forza e autenticità — non è un momento o qualcosa da confinare in un progetto, è una presenza costante e potente.
Mi sembra di poter dire che le tue canzoni siano un proseguimento di un passato vintage, più che un eco del passato. Pare che con la tua musica tu, piuttosto che far rivivere certe atmosfere, le voglia proprio continuare…
Mi ritrovo molto in quello che dici. Non voglio imitare il passato, ma proseguirlo. Il mio gusto è vintage, ma il mio sguardo è molto contemporaneo. È come se avessi preso la stoffa di quegli anni — le melodie, la teatralità — e l’avessi cucita su un vestito nuovo.
Mille sarà in tour da Novembre. L’abbracceremo qui:
- 7 novembre 2025 – Druso, Ranica (BG)
- 11 novembre 2025 – Santeria Toscana 31, Milano
- 12 novembre 2025 – Monk, Roma
- 14 novembre 2025 – Barezzi Festival, Parma
- 15 novembre 2025 – SPAZIO 211, Torino
- 28 novembre 2025 – Teatro Bolivar, Napoli
- 29 novembre 2025 – Eremo, Molfetta (BA)
- 17 gennaio 2026 – Locomotiv, Bologna

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